Luca Zaia contro i negazionisti del cambiamento climatico: «Mi fanno paura»
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, ieri era stato chiaro. Anzi, chiarissimo: «Non si dica che si tratta di fenomeni estivi, da mettere in conto» aveva detto, commentando a caldo i danni causati dal maltempo nella notte su martedì. «Ho numerose testimonianze di pezzi di ghiaccio grandi come mele, pesanti oltre 150 grammi, con una potenza distruttiva estrema. Siamo di fronte, per violenza e frequenza del maltempo, a qualcosa di fuori dal comune».
Il leghista, ora, ha annunciato una vera e propria lotta senza quartiere ai negazionisti del cambiamento climatico. In un'intervista a Repubblica, Zaia ha ribadito che tanto il Veneto quanto l'Italia sono di fronte a una vera e propria emergenza: «Per vincere questa sfida serve un movimento ampio» ha detto. «Che vada oltre gli steccati politici. Non possiamo lasciare soli i ragazzi che combattono l’ambiente». L’estate di eventi estremi, nel solo Veneto, ha già provocato almeno un centinaio di milioni di euro di danni. «E qualche domanda dobbiamo pur farcela» ha aggiunto.
E ancora: «Qualche anno fa eravamo tutti in allerta per le bombe d’acqua, adesso c’è la grandine che provoca addirittura traumi e situazioni di stress. Io credo che il cambiamento climatico sia nell’ordine delle cose. Non esiste l’immobilità nel clima: i dinosauri scomparsi, i fossili marini in montagna, l’innalzamento della crosta terrestre. Non sono uno scienziato ma questi sono dati oggettivi. E l’uomo preme sull’acceleratore. Diceva Freud che l’uomo è l’unico animale che lascia segni tangibili del suo paesaggio. Anche in negativo». Per dirla con il governatore, «i modelli produttivi seguiti e l’antropizzazione del territorio pesano moltissimo. Abbiamo costruito, interrato i canali, piombato gli argini. Senza contare ovviamente l’inquinamento».
Di qui la rabbia verso i negazionisti: «Io non sono un estremista in senso contrario, non do tutte le colpe ai cambiamenti climatici. E sono prudente, anche perché mi capita di leggere – solo per fare un esempio – che nel 1908 c’è stata un’estate più calda dell’attuale. Però il negazionismo mi fa paura». E questo perché «così si rischia di generare alibi. Se diciamo che possiamo lasciare tranquillamente il motore dell’auto acceso per tutta la notte, finisce che tutti lo fanno. Insomma, non possiamo far finta di nulla. Al di là dello scontro ideologico, servono soluzioni: affrontiamo il problema per quello che è».
Secondo Zaia, concludendo, «serve un investimento culturale, anzitutto». Ovvero: «Puntare ancora più forte sulla transizione energetica, quando purtroppo ci sono alcuni Paesi come la Cina che inquinano senza regole. Io credo che non dobbiamo lasciare ai ragazzi la battaglia sul clima, dobbiamo farlo insieme questo percorso. Altrimenti creiamo pure un conflitto generazionale che non aiuta». Un'apertura, verrebbe da dire, verso la generazione Thunberg: «Greta non è condivisibile per il suo approccio. Ma sui cambiamenti climatici dobbiamo creare una no fly zone, un posto dove non scontrarsi, dove si possa collaborare senza posizioni precostituite. Anche perché questo problema tocca da vicino il nostro modello sociale ed economico. Se cadono grandinate come quelle di questi giorni, se ti va bene ti rovinano una macchina, ma se ti va peggio ti compromettono un’attività economica. Oppure finisci in ospedale. È una sassaiola, cento persone sono finite al pronto soccorso. Per favore, non dividiamoci su questa emergenza».