Lugano: ecco il locale dove sei ciò che desideri

Nessuna barriera, non esistono discriminazioni. E neanche pregiudizi. Parità salariale. Equilibrio tra quote. Gioco di squadra. Un sogno? Un mondo utopico in cui vivere? No è la realtà del Madalena Lugano, un bar che in pochi mesi è diventato un punto di riferimento per la comunità LGBTQA+. Proprio così. È la storia di un desiderio, di una idea divenuta realtà: «Oggi abbiamo clienti che arrivano anche da Milano per assistere ai nostri eventi», racconta emozionato Mahdi El Ghomri, il bar manager e organizzatore di eventi. «Quando mi dicono - continua - , quanti km guidano per esserci penso: allora abbiamo vinto».
Tutto inizia durante la pandemia. «All’epoca mi trovavo a Torino con il mio fidanzato - racconta il bar manager-, io ho sempre lavorato nel campo degli eventi musicali come organizzatore, oltre che essere uno scultore. Ero fermo, e l’umore non era dei migliori. Ricordo che uno dei momenti che mi tirava un po’ su il morale era quando la sera ci si trovava con i vicini di casa a vedere il reality show «Drag Race Italia», non mi ero mai avvicinato al mondo delle drag queen, e ne sono rimasto affascinato». E così passa qualche mese, inizia a lavorare al Madalena, e quando gli viene chiesto di organizzare un evento non ha dubbi. «Ho invitato una drag queen che aveva partecipato alla prima edizione del programma tv. La serata ha avuto successo e da lì non ci siamo più fermati».

Dirlo nel modo giusto
«Non possiamo pensare qualcosa se prima non abbiamo le parole per esprimere il nostro pensiero - spiega Madhi - noi del Madalena abbiamo una visione ben chiara, e alla base della nostra visione c’è la gentilezza e l’inclusione. Perché? È semplice, perché non è possibile pretendere che gli altri comprendano ciò che stiamo proponendo se prima non gli abbiamo insegnato a parlare con la lingua in cui lo stiamo proponendo». Insomma, smuovere le acque non è mai semplice, provoca reazioni, positive ma anche negative, «ma se alla base di tutto c’è l’accoglienza, l’inclusività e la comunicazione con il giusto linguaggio, il messaggio passa nel modo corretto». Tant’è che il Madalena ambisce a diventare (o forse lo è già?) un punto di riferimento per chi vuole divertirsi, senza giudizi o discriminazioni. Senza pensieri, direbbe qualcuno. «In una riunione con il personale che si è tenuta qualche giorno fa ho detto: "Ok ragioniamo sul servizio, ragioniamo sull’offerta gastronomica, ma sappiate che noi non ci occupiamo di questo. Il nostro servizio è creare una situazione dove le persone stanno bene, perché è in quel momento in cui stai bene che impari delle cose"».

Ci vuol gentilezza
E qui veniamo al paradosso. Abituati a parlare di comunità LGBTQ, Madhi ci tiene ad aggiungerci quel A+ che significa «amici e sostenitori». Dunque amici e sostenitori di lesbiche, gay, bisessuali, transgener, queer. Dove queer, ci tiene a sottolineare Madhi, «non vogliamo sia letto nella sua accezione negativa: bizzarro». Questo significa che come ci sono degli amici e sostenitori, ci sono anche delle persone contro la comunità, «ed è proprio questa la sfida, eliminare la barriera, e l’unico modo in cui lo possiamo fare è con la gentilezza, aprendo la porta del nostro bar a tutti». E infatti il Madalena vuole dare l’esempio. «Il nostro team è composto da uomini e donne in egual numero, cisgender , omosessuali, ora abbiamo anche installato delle rampe perché abbiamo organizzato eventi anche per persone con disabilità, e se avessimo bisogno di allargare il nostro organico ci piacerebbe ricevere delle candidature anche dai diversamente abili».

Che etichetta vuoi mettere?
Prima di arrivare al Madalena «vivevo tra Berlino, Casablanca e Bologna, ero abituato a frequentare locali gay, era normale», spiega Madhi che quindi non ha pensato di far diventare il Madalena il bar arcobaleno del Ticino, «semplicemente è successo, e ora la cosa importante è che tutta la squadra condivide la stessa visione». Abbattere le barriere al Madalena significa anche rivoluzionare l’impostazione dell’offerta gastronomica. «Un menu inclusivo secondo noi deve proporre anche delle opzioni vegane o vegetariane non categorizzate, dunque troviamo discriminatorio aggiungere fogli appositi per menu diversi da quello considerato «normale», o per tutti». E in sé, a ben vedere, la parola stessa vegano, definisce ed etichetta, «non mi piace, penso che ogni essere umano sia molto più complesso di un’etichetta, siamo come diamanti con moltissime sfaccettature». Sicuramente, al momento della prima serata con ospiti drag queen, «ho pensato: magari a qualche cliente storico del bar non andrà bene, niente di eccessivamente scenografico o irrispettoso avevo in mente, ma accetto chi non la pensa come me, tuttavia ho scelto comunque di collegare due mondi e di far sì che il collegamento fosse meno impattante possibile».

Ci siamo sentiti protetti
«Una sera abbiamo avuto anche un grave attacco omofobo - racconta Madhi -, fortunatamente è stato l’unico. Un ragazzo ubriaco ha iniziato ad insultare chi era al bar. «Frocio» urlava arrabbiato». Così i presenti hanno deciso di chiamare la Polizia Cantonale, «che è arrivata dopo poco e ha placato gli animi. Devo dire che ci siamo sentiti molto protetti, sono dei grandi professionisti, hanno saputo usare anche il giusto linguaggio per parlare con l’aggressore. Infatti da quel momento sono diventati i nostri idoli, li omaggiamo spesso con dei video sui nostri profili social».

Il fiore è sbocciato
Ora che l’attività è avviata e i clienti non ci pensano neanche a perdersi uno degli eventi organizzati al Madalena, «abbiamo pensato ad una vera e propria programmazione. Ci sarà una sera "Sex and the city" la domenica sera, dedicata alle chiacchiere tra amiche, continueremo con la serata Drag il giovedì sera, il venerdì ci sarà un piccolo talent in cui presenteremo i talenti locali, dal ballo al canto alla recitazione, e poi il sabato musica dal vivo». Insomma il Madalena è finalmente sbocciato. Come un cerchio attorno al quale tutti si divertono e condividono una visione che tradotta in una sola parola è: inclusività. Sì. Inclusività a 360 gradi. Verso le diversità sia assolute che relative. Cosa vuol dire? Che tutti, sesso, genere, identità, potranno finalmente essere se stessi, senza dover nascondere ciò desiderano essere, nessun limite per divertirsi, rispettarsi e comprendersi a vicenda.

Spieghiamolo bene
Transgender non significa Drag queen: T nell'acronimo LGBTQA+
FtM e MtF
Riconoscimento legale