Lugano pronta a blindarsi per la conferenza sull'Ucraina
Le date da segnare sul calendario sono quelle del 4 e 5 luglio prossimi, quando Lugano ospiterà la quinta Conferenza sulla riforma ucraina (URC2022). La conferma è arrivata pochi giorni fa, durante il Forum economico mondiale di Davos, dove si è a lungo discusso del vertice. Facciamo il punto sui preparativi in corso per ospitare l’evento.
1. Partiamo dai partecipanti, chi dovrebbe presenziare al vertice?
Non si sa ancora con certezza chi arriverà nella città sul Ceresio. Il DFAE ha chiarito che la partecipazione del presidente Zelensky e del primo ministro Shmyhal è confermata, e avverrà in forma fisica o virtuale, «a dipendenza dell’evoluzione della situazione». Stando a quanto abbiamo potuto apprendere, gli inviti ai capi di Stato sono partiti lunedì scorso, e il 3 giugno è fissato quale termine per le iscrizioni. Una lista definitiva delle personalità che giungeranno a Lugano si avrà al più tardi due settimane prima dell’evento. A metà giugno, quindi, si potrà avere un’idea più chiara di chi arriverà, e di conseguenza sarà possibile dettagliare maggiormente il dispositivo di sicurezza. L’obiettivo è riuscire a portare in Ticino il maggior numero possibile di politici di alto livello tra i circa 40 Stati e le 18 organizzazioni internazionali invitati. «Secondo la nostra esperienza, se arriva un capo di Stato poi arrivano tutti», commenta al CdT un esperto di sicurezza. Il premier britannico Boris Johnson, ad esempio, ha già fatto sapere che vorrebbe esserci. Ma non saranno solo le delegazioni internazionali a partecipare. Oltre ai rappresentanti degli Stati, sono invitate importanti organizzazioni come il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, la NATO, l’OCSE, e il Consiglio d’Europa.
2. Come si organizza il dispositivo di sicurezza di un evento simile?
Tutto dipende dalla caratura degli invitati. In base alle personalità che arriveranno, verrà adeguato tutto il dispositivo. «È chiaro, però, che se dovessero arrivare i pesi massimi della politica, soprattutto i ministri ucraini, se non addirittura Zelensky, dovremo blindare la città», confermano le autorità. Il coordinamento dell’intera operazione spetta alla fedpol, che si interfaccia con l’intelligence degli altri Paesi. «La fedpol, successivamente, dà il quadro di riferimento alla Polizia cantonale», ci viene spiegato. Dal punto di vista operativo, in prima linea saranno quindi gli agenti della Cantonale, a cui è affidata la protezione delle personalità invitate. A supporto, come avviene per il WEF di Davos, arriveranno anche i colleghi degli altri Cantoni, oltre agli agenti delle Comunali. E poi ci sarà l’esercito, «che però avrà un ruolo sussidiario, e sarà chiamato a intervenire solo in casi eccezionali».
3. Dove potrebbero atterrare gli ospiti internazionali? Potrebbe essere istituita una no-fly zone?
L’indiziato principale è l’aeroporto di Kloten, dove spesso atterrano le delegazioni internazionali ospiti del Forum economico mondiale di Davos. Da lì, poi, l’arrivo in Ticino usando gli elicotteri. «Allo scalo di Agno, oppure, direttamente a Lugano, dove ci sono alcuni spazi idonei, già usati durante diverse esercitazioni, per l’atterraggio degli elicotteri», ci viene spiegato. Invece, per quanto riguarda l’ipotesi di istituire una no-fly zone, ancora una volta dipenderà da chi risponderà all’invito. «Se dovesse arrivare qualche personalità ucraina di spicco potrebbe essere un’opzione, altrimenti non credo sarà il caso».
4. E per quanto riguarda la chiusura delle strade?
Esattamente come avvenuto nel 2019 per l’arrivo a Bellinzona dell’allora segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo, le strade verranno chiuse, almeno temporaneamente. Ma al momento non si hanno maggiori dettagli, che verranno comunicati prossimamente. «La chiusura delle strade è inevitabile. Ma sarà comunque a tempo determinato». Di solito, anche in questo caso, la fedpol si occupa di coordinarsi con i Paesi stranieri per definire gli spostamenti. «Ad esempio - prosegue il nostro interlocutore - gli USA normalmente forniscono una propria auto e un proprio autista. I convogli possono essere molteplici, e alcuni vengono fatti viaggiare senza alcun passeggero, per questioni di sicurezza».
5. Potrebbero essere impiegati anche i tiratori scelti?
È un’opzione, ma ancora tutta da valutare. «I tiratori scelti vengono impiegati raramente. Tutto, però, dipende dal grado di minaccia. Quello che si fa di solito, semmai, è occupare i tetti o gli spazi sensibili attorno al luogo dell’incontro. In questo modo, si sorveglia e si presidia la zona e si evita la presenza di eventuali cecchini».
6. Dove potrebbe tenersi la conferenza?
Probabilmente il vertice sarà ospitato al Palazzo dei Congressi, ma manca ancora una conferma ufficiale. «Attenzione, però, non è neppure escluso che gli incontri possano svolgersi in due località diverse. Una parte, relativa alle discussioni istituzionali, in un luogo della città. Mentre il faccia a faccia tra i presidenti in un altro posto». A Lugano, tra i dispositivi di sicurezza al vaglio delle autorità ci sarebbe anche l’impiego di reparti della contraerea, che avrebbero già indicato luoghi specifici in cui posizionarsi. Al momento, si sta valutando il perimetro dell’area da blindare: l’intera zona dalla foce al quartiere Maghetti potrebbe essere off-limits.
7. Ma Lugano è pronta per gestire un evento di questa portata?
«Non è il luogo ideale, dal profilo della sicurezza. Ma del resto neppure Ginevra lo è», prosegue il nostro interlocutore. In questo senso, «è poco probabile che i capi di Stato si fermino davvero per due giorni. Anche perché sarebbe estremamente difficile gestire la sicurezza di troppe personalità di spicco, tutte insieme, per due giorni di fila». In tutti i casi, «non è possibile garantire la sicurezza totale, anche se partiamo dal presupposto che il maggior rischio non sia legato tanto a eventuali atti terroristici, quanto piuttosto a singole persone. Si lavora insomma nell’ottica di evitare che le proteste di piccoli gruppi sfocino in atti violenza».
8. Di che cosa si parlerà in occasione del vertice di Lugano?
L’obiettivo del vertice, che si tiene annualmente, «è permettere all’Ucraina di presentare i suoi progressi, ai partner internazionali di esprimere il loro sostegno e a tutte le parti interessate di considerare le prossime tappe delle riforme», sostiene il DFAE. Dopo lo scoppio della guerra, però, è evidente che l’incontro assume ora un’importanza del tutto diversa. A Lugano si parlerà prevalentemente di come ricostruire l’Ucraina. Lo stesso presidente Zelensky, intervenendo al WEF, ha detto di sperare che in tale occasione le grandi aziende e i Paesi partner trovino il modo e facciano proposte per la ricostruzione dell’Ucraina: «C’è molto da fare, la distruzione è enorme». Un auspicio condiviso anche dal presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, che ha chiarito che potrebbero volerci anni, prima che venga messo in atto un piano di investimenti internazionale. «Non dobbiamo farci illusioni. Le sfide sono enormi», ha dichiarato martedì in una conferenza stampa congiunta con il primo ministro ucraino Shmyhal, in collegamento video da Kiev. «Se la distruzione continua, dobbiamo già iniziare a prevedere la ricostruzione».
«Qualche disagio per la popolazione sarà inevitabile»
Lugano si appresta ad avere gli occhi del mondo addosso. «Abbiamo ponderato i due aspetti», dice il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «Da un lato, è positivo il fatto che Lugano possa ospitare un evento di carattere internazionale. D’altro canto, però, lo scoppio del conflitto rende necessario un apparato di sicurezza rafforzato. E, di riflesso, impone maggiori limitazioni ai cittadini». Il centro cittadino sarà particolarmente sotto pressione: «Abbiamo discusso con la Città di Lugano per capire come ovviare agli inevitabili disagi che si porranno. Il centro e il lungolago saranno chiusi al traffico. L’invito alla popolazione, quindi, è di evitare di frequentare il centro nelle due giornate della conferenza».
Il dispositivo di sicurezza, come detto, dipenderà dalle personalità che arriveranno: «Cercheremo di impattare il meno possibile nella quotidianità della popolazione, ma alcune strade - a dipendenza dell’aeroporto scelto dagli ospiti - dovranno essere chiuse». Del resto, evidenzia Gobbi, non è l’autorità cantonale che fissa le misure i protezione. «Inoltre, ogni Paese estero mette i propri paletti. Ad esempio, quanto Mike Pompeo arrivò in Ticino, lo spostamento venne effettuato in auto, come voluto dagli USA. Con le conseguenze che ben conosciamo».