Luino, l'imminente rilancio passa dal legame con il Ticino

Che cosa sarebbe stata Luino, oggi, se - 150 anni fa - la Svizzera e le FFS non avessero fatto «carte false» per sviluppare gran parte del traffico dall’Italia e per l’Italia sull’asse Como-Chiasso-Bellinzona? L’iconica stazione internazionale ora si prepara a un restyling, è pronta a trasformarsi grazie a un masterplan ambizioso. Un piano di riqualificazione per rilanciare l’intero scalo. D’altronde, anche lo stesso CEO delle FFS, Vincent Ducrot, parlava (vedi CdT del 9 dicembre) dell’asse per Luino come di quello più problematico. Il discorso, insomma, ci riguarda direttamente. Rilanciare lo scalo, e quindi la cittadina. Luino vanta oltre 14.000 abitanti, in buona parte frontalieri, ed è ancora oggi, anche se forse non come ieri, meta amata dai ticinesi. Insomma, realtà in perenne transito.
Il frontalierato che cambia
Il sindaco è Enrico Bianchi. È entrato in carica nel 2020, riportando - dopo 24 anni - nella più alta carica del Municipio il centrosinistra. Da noi contattato, ammette che «i tempi sono mutati». Luino non vive più un’epoca d’oro. È cambiata. Come è cambiato il frontalierato. «Fino a pochi anni fa, il frontalierato era composto da una manodopera meno qualificata rispetto a oggi. Ottimi muratori, capomastro, carpentieri, idraulici: tutti molto ben formati, e ce ne sono ancora, e molto richiesti. Ma oggi si cerca, in Italia, personale qualificato anche in altri settori, in particolare quello sanitario e quello legato alle alte tecnologie. Un valore aggiunto rilevante, per la Svizzera». Con il nuovo accordo, noi iniziamo a raccontare di un cambiamento in atto, per alcuni nuovi potenziali frontalieri. «Certo, le nuove coordinate potrebbero spingere i giovani verso diverse valutazioni, magari verso Milano piuttosto che il Ticino. D’altronde, le richieste di personale altamente qualificato non mancano, in Italia, e sono altrettanto interessanti, anche in termini di prospettive e di sviluppo professionale. C’è una percezione che qualcosa stia cambiando, ma non ci sono ancora dati oggettivi. E non sarei drastico sulle conseguenze».
Un’area mal frequentata
A Luino, ai tempi, c’era la cosiddetta casa degli svizzeri, dove vivevano i dipendenti svizzeri delle FFS, «e anche la scuola», come ricorda lo stesso Bianchi. Luino, in qualche modo, era anche un po’ svizzera. Un po’ per gli scambi di merci sul confine, un po’ per le abitudini da questa e quell’altra parte della frontiera, le passeggiate in riva al lago, il mercato del mercoledì. «Ma ora c’è poco. La stazione è, in gran parte, automatizzata, e quindi anche meno presidiata di un tempo». E qui casca l’asino. Il sindaco infatti spiega: «Questo, con la conseguente diminuzione della sorveglianza nell’area, ha ovviamente spiacevoli ripercussioni. È una zona che non può essere presidiata da decine di poliziotti e carabinieri, e che quindi soffre questa situazione anche in termini di sicurezza. Quest’area ferroviaria, che una volta era un importante scalo merci, ormai non viene più utilizzata. Ma essendo centrale, è fondamentale rivederla ben frequentata. Vogliamo che sia fruita, e allora vogliamo insediare qui le scuole superiori», spostandole dalla congestionata via Lugano, «perché l’area diventi un polo scolastico, in pieno centro, con la possibilità di usufruire comodamente dei servizi di trasporto pubblico». Ma a che punto siamo? Bianchi: «Il masterplan è molto interessante, lo abbiamo portato in discussione in Provincia. Presto incontreremo i funzionari della Regione per arrivare alla definizione di un accordo di programma. L’obiettivo è dare una nuova identità a un’area che oggi rischia un pericoloso abbandono». Sui siti e sui quotidiani d’oltre frontiera, leggiamo di episodi di criminalità di varia gravità. «Ma è chiaro che un’area simile, se non frequentata per attività quotidiane, può facilmente finire per essere territorio di sbandati e di situazioni poco chiare».
Il progetto Città dei Laghi
Lo sviluppo della cittadina e il tema della sicurezza, in questo momento, procedono a braccetto. Nel mezzo, una stazione che, anche dal punto di vista architettonico, è il fiore all’occhiello di Luino. Lo è stata. «Oggi stiamo restaurando il tetto. Spero che si trovi il modo di ridare una fruibilità a tutta la stazione», spiega il sindaco. L’idea è di mettere a disposizione i vari spazi alle attività associative, sociali e culturali del Comune, riportando presenze «normali», per dirla con Bianchi, nell’area. I passeggeri vanno e vengono, non vivono la cittadina. D’altronde «è una linea pensata in particolare per le merci. L’internazionalità della nostra stazione è data dal traffico merci. Ma queste sono scelte del passato, e noi non possiamo che prenderne atto e mitigare le conseguenze sul presente e sul futuro». In città si preme per recuperare l’identità del passato, anche in termini turistici, se non industriali. «Non abbiamo più le grandi industrie del passato, ma alcune realtà comunque interessanti, anche dal punto di vista tecnologico. Sì, i tempi sono cambiati. Le ferrovie poi portavano in città centinaia di lavoratori, con il relativo indotto su commerci e regione. C’era tutto un mondo, attorno alla ferrovia, che oggi non c’è più. Ora Luino è una città commerciale, di supermercati, di attività di vendita. E l’aspetto turistico è un po’ dormiente. In questo senso, credo molto nel progetto Città dei Laghi. Occorre una visione più ampia, infatti. Non possiamo fermarci a pensare a Luino come a una realtà solitaria: fa parte di un territorio più vasto, con il quale la città deve ragionare e collaborare, anche in termini di sviluppo. Questo per non rimanere chiusi in un limbo. Solo così può avere un futuro interessante per le sue giovani generazioni».