Lukashenko: credete nella Bielorussia

ROMA - Alla luce del complesso quadro politico che si è delineato nell'Est europeo, in particolare per le forti tensioni esistenti tra Ucraina e Russia, ci si sarebbe potuti attendere una visita di Stato vera e propria, con tutti i crismi dell'ufficialità, e quindi con il consueto cerimoniale e côté ministeriale delle grandi occasioni, da parte di chi si è messo in gioco per cercare di calmierare le parti sotto i riflettori internazionali. Invece, per ragioni che nessuno, né al Quirinale né alla Santa Sede ha saputo spiegare alla stampa, quella del presidente della Bielorussia Aleksander Lukashenko, ieri – nel primo di due giorni a Roma – ha avuto le sembianze di una semplice visita «di cortesia», decisamente sotto tono.
Ma al di là delle etichette o delle apparenze (per i giornalisti, in effetti, non è stato previsto alcun momento informativo), resta un fatto che il leader bielorusso al potere ininterrottamente da ventidue anni per quella che è stata criticata in tutto l'Occidente come la presidenza di un despota, è tornato nella capitale italiana – dove era stato l'ultima volta nel 2009, ai tempi del Governo Berlusconi e del papato di Joseph Ratzinger – per incontrare il capo dello Stato Sergio Mattarella, e quest'oggi, quasi per dar seguito alla continuità, anche papa Francesco, di cui si è dichiarato più volte grande ammiratore.
Lukashenko, che sul piano internazionale viene, appunto, definito «l'ultimo dittatore d'Europa», è giunto a Roma per una due giorni «molto intensa», come ha lasciato sapere a Minsk il suo stesso ufficio stampa. In un momento politico, si diceva, molto delicato. Il primo giugno, proprio nella capitale della Bielorussia, siederanno nuovamente al tavolo per fare il punto sulla crisi nel Donbass, i leader orientali ed occidentali più direttamente coinvolti nell'ottica di una soluzione di pace. Il ruolo di Lukashenko sarà ancora una volta quello di mediatore neutrale, con tutto l'interesse a mettersi nei panni dell'arbitro imparziale agli occhi dell'UE, dati per scontati i suoi lusinghieri rapporti di vicinato sia con Mosca che con Kiev. E da quando su «batka» (il piccolo padre) della Bielorussia e sul suo Stato socialista di poco meno di dieci milioni di abitanti, lo scorso febbraio, è stato quasi del tutto sollevato l'embargo dell'UE imposto al regime per la sanguinosa soppressione delle proteste post-rielezione nel 2010 e per i conseguenti arresti che ne scaturirono, Lukashenko è tornato a viaggiare in Europa, partendo proprio dall'Italia. Paese, quest'ultimo, che più ha spinto per annullare le sanzioni, alla luce di un rapporto privilegiato che dura ormai anni. Un viaggio, ha fatto sapere lo stesso Lukashenko, che per Minsk costituisce un'occasione per rilanciare gli scambi economici e commerciali, mirando, in particolare, alla creazione di una nuova base legale di reciproco interesse. La stretta degli aiuti di Mosca dovuti alla crisi interna e il crollo del prezzo del petrolio, hanno indebolito l'economia bielorussa, che almeno per il settanta per cento è ancora nelle mani dello Stato e ha un debito pubblico molto elevato. La visita a Mattarella, in quest'ottica, ha però anche un valore altamente simbolico. Lukashenko pare essere soprattutto in cerca di un rilancio del suo Paese, economico, certo, ma anche politico. L'ambizione è quella di voler convincere i partner dell'UE che la Bielorussia, in virtù della sua stabilità, comunismo o non comunismo, è una nazione affidabile, che può fare da cuscinetto con la Russia e gli altri Stati della CSI per le grandi questioni internazionali. Con la visita odierna a papa Francesco, Lukashenko, inoltre, ha un'occasione in più di rifarsi un'immagine davanti a Bruxelles (pur in un Paese dove il credo è a maggioranza ortodosso), mentre per la Chiesa, è scontato, è prioritaria la questione del rispetto dei diritti umani. Il dialogo nuovamente avviato con il presidente italiano e con il capo della Chiesa può spalancargli nuove porte e contribuire a sdoganare un'immagine su cui, a Ovest, ci sono ancora molte diffidenze, nonostante una serie di aperture.