L'ultima borsa di Mike Tyson
Il ritorno di Mike Tyson sul ring, a 58 anni di età, fa venire i brividi in molti sensi. Non certo per il valore di Jake Paul, lo youtuber diventato pugile che lo sfiderà venerdì 15 novembre davanti a 100.000 persone dell’AT&T Stadium di Arlington, Texas, e alle molte di più collegate su Netflix che trasmetterà in diretta il match (verso le due della notte fra venerdì e sabato in Svizzera) entrando così pesantemente nel mondo dello sport, sia pure sport con l’asterisco. Ma davvero Tyson è messo così male a livello finanziario da mettersi a combattere contro uno che potrebbe essere suo figlio?
Carriera
Nella sua carriera pugilistica propriamente detta, 58 incontri dal 1985 al 2005 (50 vinti, 6 persi, 2 terminati con un no contest), Tyson ha guadagnato circa 320 milioni di dollari, stando soltanto all’ufficialità. Di quei soldi non gli è rimasto un centesimo fra tasse, avvocati, magheggi di Don King e altri manager, risarcimenti, truffe, alimenti a ex mogli e soprattutto sperpero puro da ex povero che non ha paura di tornare povero. Nell’ultimo decennio ha avuto però l’umiltà di fare Tyson, in televisione e anche in teatro, con varie operazioni nostalgia, e pur vivendo sempre come un re è riuscito anche un po’ a risollevare il patrimonio, attualmente stimato in una decina di milioni. Patrimonio che il match con Paul come minimo triplicherà fra borsa, percentuali e indotto. In ogni caso il suo improbabile avversario affrontando Tyson supererà quota 100 e vista la sua vena imprenditoriale difficilmente li butterà via. In sintesi, è vero che Tyson torna sul ring per soldi ma del resto quasi tutti combattono per soldi. Non è invece vero che fosse alla fame, anzi proprio il suo buon periodo psicofisico lo ha convinto a dire sì senza paura di rovinare la propria immagine.
Paul
Fra le tante cose notevoli di questo match c’è che Paul allo stato attuale è ricco almeno 10 volte Tyson, grazie al suo essere personaggio, attore, musicista, investitore in startup, influencer. E genericamente un atleta, passato dalla white collar boxe (in pratica la boxe tradizionale ma praticata da persone comuni, senza una formazione pugilistica) al mondo MMA, cioè le arti marziali miste, facendo poi i soldi veri con la cara vecchia boxe. Finora 11 incontri con 10 vittorie e una sconfitta contro Tommy Fury, fratello minore del più famoso Tyson (l’ex campione mondiale dei massimi si chiama così proprio in onore di Mike Tyson), come lui un peso massimo leggero, in inglese cruiserweight, la categoria fra i medio-massimi e i massimi: significa che il limite di peso è 90,7 chili. La sfida a Tyson sarà anche l’occasione per cambiare categoria, passando ai massimi e a tutto ciò che questo comporta in termini di guadagni e di rischi. I danni, in ogni direzione, dovrebbero essere limitati dai guanti più pesanti e dalle 8 riprese di 2 minuti.
Wrestling
Essendo certificato che Tyson è un ex campione, si può dire che Paul sia almeno un pugile? I suoi avversari sul ring sono stati finora altri youtuber, atleti MMA, addirittura un ex giocatore NBA come Nate Robinson, battuto per KO al secondo round. L’unico con una parvenza di serietà è proprio Fury, che però di fatto è un attore e a sua volta in carriera ha incontrato soltanto mezze figure. Discorsi che scompaiono di fronte ai 200 milioni di dollari di incassi da pay-per-view finora generati dai match di Paul e ai prezzi dei biglietti per Tyson-Paul, con i posti migliori a 50.000 dollari l’uno e una suite venduta a quasi 2 milioni. Certo finora tutto ha la credibilità del wrestling e questo match non entrerà in ogni caso nel record di Tyson come non ci è entrato quello del luglio 2020 contro un’altra leggenda come Roy Jones: una mezza farsa anche per i canoni di un’esibizione, finita ovviamente con un pareggio, con uno dei sotto-clou che era il citato Paul-Robinson. Quel Tyson di 54 anni aveva quasi lo stesso fisico dei bei tempi e di sicuro lo stesso peso, fra i 98 e i 100 chili. E anche adesso, nella miniserie in 3 puntate che Netflix sta proponendo (Jake Paul vs. Mike Tyson: conto alla rovescia) per mostrare la sua preparazione, sembra in discreta forma. Certo con i riflessi di un quasi sessantenne, anche se la potenza è l’ultima qualità di un pugile ad andarsene e quindi anche nel 2024 essere centrati da Tyson non deve essere simpatico.
Trump
Impossibile sfuggire al Trump sì-Trump no che ossessiona e ossessionerà i media non soltanto americani per i prossimi 4 anni. Non occorrono sondaggisti per prevedere che allo stadio, per un match di boxe, in uno stato in cui Trump ha vinto con il 56,3 contro il 42,4 di Kamala Harris, la maggioranza del pubblico sarà trumpiana. Come trumpiani osservanti sono i due avversari. Tyson ha un rapporto diretto con il presidente eletto fin dagli anni Ottanta, quando combatteva nei suoi casinò di Atlantic City e Las Vegas, lo ha sostenuto con forza nel 2016 e in maniera più sfumata a questo giro. Nella direzione opposta Trump è stato uno dei pochi personaggi famosi, forse l’unico, a spendere pubblicamente una parola pro Tyson nelle sue infinite vicende giudiziarie, dallo stupro di Desiree Washington alle altre. Quasi tutte avvenute quando il ventisettenne Paul non era ancora nato… Paul che con Trump non ha legami personali, pur ammirandolo: tanti i messaggi in favore della sua candidatura, letti dai 21 milioni di follower, fino all’endorsement del 31 ottobre con un messaggio su YouTube. Se fosse un match vero scommetteremo su un’entrata in scena del Trump originale, ma anche così non si può escludere la sua presenza. Di certo la scena sarà tutta per Mike Tyson, icona capace di sopravvivere anche al proprio mito e di farci tornare nel cuore degli anni Ottanta. Che in realtà non se ne sono mai andati.