Società

L’umanità? Non è mai stata così bene

Una voce contraria al pessimismo che sembra dilagare negli ultimi anni. È quella dello svedese Hans Rosling che nel suo libro - postumo - «Factfulness» spiega perché le cose al giorno d’oggi vanno molto meglio di quanto pensiamo
Red. Online
06.01.2019 15:59

Il pessimismo è un sentimento di cui l’uomo contemporaneo sembra nutrirsi in abbondanza. E ne ha ben donde, almeno stando ai bollettini informativi che pressoché ogni giorno ci parlano di incertezze economiche, carestie, guerre, profughi, terrorismo, emergenze ecologiche, umanitarie e mille altri eventi negativi che regalano l’immagine di un mondo che sta andando a catafascio. Ma è davvero così? Nient’affatto, si sostiene in Factfulness – Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno meglio di come pensiamo (ed. Rizzoli), libro postumo del medico ed esperto di statistica svedese Hans Rosling il quale, con la forza e la chiarezza dei numeri, spiega che le cose sono ben diverse da come le immaginiamo, che l’umanità – globalmente – non è mai stata bene come oggi e che i miglioramenti in corso sul pianeta sono costanti ed enormi. Per rendercene conto e abbandonare le nostre visioni negative è tuttavia necessario guardare ciò che accade nella giusta prospettiva, senza preconcetti e pronti a lasciarci stupire. Un’operazione – spiega Rosling – che non è così difficile da compiere: basta pensare a com’era la vita dei nostri nonni per intuire gli enormi passi avanti che l’umanità sta facendo, ovunque e in ogni campo.

Ma chi è (o meglio era, visto che è scomparso nel 2017, pochi mesi prima della pubblicazione di Factfulness) questo Hans Rosling? E a che titolo si è permesso di sfoggiare un simile ottimismo? Dall’alto di un’asettica cattedra universitaria oppure a seguito di un’esperienza maturata sul campo? Entrambe le cose: per molti anni Rosling è stato infatti un medico impegnato nei Paesi più poveri del mondo (tra l’altro ha fondato la sezione svedese di Medici senza frontiere). Ma nel contempo è stato anche un attento studioso di statistica. E proprio i suoi approfonditi studi in questo campo hanno fatto maturare in lui la convinzione che la percezione generale dell’andamento delle cose sul pianeta Terra è troppo pessimistica. E negli ultimi anni ha cercato di combattere questa percezione con un’appassionata attività divulgativa il cui scopo era il superamento dei luoghi comuni che impediscono di ragionare con chiarezza e fanno avere una visione della realtà molto più pessimistica del necessario. Una «missione» che pochi mesi dopo la sua scomparsa – avvenuta nel 2017 dopo una lunga lotta ad un tumore al pancreas – è stata riassunta in questo libro il cui titolo già sintetizza la filosofia roslinghiana. Factfulness, traducibile in italiano con «attitudine determinata da un insieme di fatti», è infatti l’invito ad una visione di varie problematiche partendo non da considerazioni o pensieri astratti, bensì da numeri nudi e crudi: statistiche raccolte dalle principali strutture internazionali (dalle Nazioni Unite e le sue varie agenzie alla Banca mondiale fino ai più importanti ed autorevoli centri studi del pianeta) con le quali sfatare molti miti contemporanei che ci inducono ad avere della Terra, dei suoi abitanti e delle loro dinamiche una visione totalmente distorta.

Alcuni dei dati «positivisti» di Hans Rosling (fonte www.gapminder.org)
Alcuni dei dati «positivisti» di Hans Rosling (fonte www.gapminder.org)

Facciamo un esempio pratico. Qual è la percentuale mondiale di bambini che nel primo anno di vita ricevono delle vaccinazioni? L’88%. Ciò significa che non è vero che i vaccini siano un miraggio in buona parte del pianeta. Oppure: quanti sono i Paesi al mondo in cui davvero sussistono condizioni di povertà assoluta? La risposta – statisticamente dimostrata – è solo sedici. Due dati che, uniti a molti altri, consentono all’autore di affermare che la maggior parte delle Nazioni, ormai, non possa essere considerata Terzo mondo: definizione questa che poteva andare bene negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ma che oggi non ha più senso. Secondo Rosling infatti «l’85 per cento dell’umanità è già nella fase che un tempo chiamavamo “mondo sviluppato” (...). I grafici che mostrano il livello di reddito, il turismo, l’accesso all’istruzione o all’elettricità raccontano tutti la stessa storia: che se il pianeta anni fa era diviso in due, ora non lo è più. Oggi quasi tutta la popolazione mondiale si trova nel mezzo. Non c’è alcun divario tra l’Occidente e il resto del mondo». E dove i divari esistono, continua Rosling, tendono a chiudersi piuttosto in fretta. Ovviamente questo non significa che non esistano gravi aree di crisi, come ad esempio quella siriana o di alcuni Paesi dell’Africa subsahariana, ma che, in generale, le prospettive di lungo periodo sono tutte al miglioramento.

La visione iperdrammatica

Ma allora perché la gente, pur essendo in possesso di dati che affermano esattamente l’opposto, tende ad avere una visione cupa e negativa di come vanno le cose? Rosling attribuisce il tutto alla cosiddetta «visione iperdrammatica del mondo» che tende ad orientarci verso l’aspetto più pessimistico di ogni problema. «Il cervello umano – spiega – è orientato a ragionare per coppie di estremi, non guardando cosa c’è nel mezzo. Le persone tendono – tutte e indistintamente – «ad ingigantire gli opposti finendo per fraintendere, pensando ad esempio, che il mondo è segnato da ricchezze estreme ed estreme povertà quando invece è la classe media a dominare». Di questo modo di considerare le cose Rosling, nel libro, racconta di essersene definitivamente reso conto quando qualche anno fa al World Economic Forum di Davos si ritrovò a parlare di fronte a un pubblico di grandi leader mondiali. A costoro pose una serie di domande sulle condizioni dell’umanità: livello di povertà, tasso di mortalità infantile, accesso all’acqua, percentuale di vaccinazione infantile, accesso alle bambine all’educazione, ecc. I risultati furono – a suo dire – «sconcertanti: solo una piccolissima percentuale degli interpellati era infatti in grado di dare una risposta esatta ai quesiti, dimostrando di non avere la minima idea su come vanno “realmente” le cose ma rimanendo ancorati a stereotipi ormai superati da tempo».

Le persone tendono ad ingigantire gli opposti finendo per fraintendere, pensando ad esempio, che il mondo è segnato da ricchezze estreme ed estreme povertà quando invece è la classe media a dominare

Come quello, cita, legato alla paura, quasi unanimemente condivisa, di un incontrollato aumento della popolazione mondiale nei prossimi decenni. Cosa non vera in quanto «già allo stato attuale, la natalità è in calo in tutto il mondo. Certo l’umanità continuerà ad aumentare di numero sino almeno al 2050. Ma lo farà essenzialmente per l’allungamento della vita della popolazione. Quindi forse è il caso di investire nel settore geriatrico, piuttosto che stracciarsi le vesti per le politiche sulla natalità. Quanto agli aiuti a chi è “rimasto indietro”... Attualmente il 60% delle persone che possiamo considerare benestanti vive in Occidente. Nel 2027 il bilancio Occidente–resto del mondo sarà già 50 e 50. Nel 2040 il 60% dei benestanti vivrà in Nazioni non occidentali. Allora, forse, bisogna immaginarsi che anche il crowfounding per i più poveri si adatterà e andrà a cercare il denaro dove ci sarà». Per veicolare ancor meglio la sua visione «positivista» delle cose, Rosling ha poi deciso di creare, assieme al figlio Ola e alla nuora Anna Rosling Rönnlund, la fondazione di ricerche statistiche Gapminder (sul cui sito –www.gapminder.org – si possono trovare molte statistiche, alcune delle quali riprodotte in queste pagine) e di condensare il frutto delle sue ricerche, appunto, in Factfulness, che Bill Gates ha definito «una guida indispensabile per riflettere con chiarezza sul mondo». E nel quale l’autore smonta in maniera chiara – e a tratti divertente – un centinaio di preconcetti di ogni tipo: sociale, economico e culturale. Evidenziando che molte delle cose che vediamo in modo negativo, con gli occhi della Factfulness, sono in grado di mostrare il loro vero volto. Che è quello di un umanità che, rispetto anche ad un recente passato, sta compiendo ovunque grossi passi avanti.

ROBERTO VACCA: «MA I VERI PERICOLI VENGONO SOTTOVALUTATI

«Non nego che molte cose sono migliorate rispetto al passato e che in generale tutti viviamo meglio. Però non va dimenticato che questa evoluzione è accompagnata da un aumento dei rischi cui siamo sottoposti e che non ci permettono di essere così ottimisti». A parlare così è Roberto Vacca, ingegnere, scrittore, saggista e matematico, tra i più noti e riconosciuti divulgatori scientifici italiani dell’ultimo mezzo secolo.
Vuole spiegarsi meglio?
«La nostra progressione tecnologica, ad esempio. Ha migliorato molte cose ma ne ha sviluppate altre temibilissime. Penso alle armi nucleari che rappresentano un pericolo enorme. Soprattutto perché il disarmo iniziato alla fine della Guerra fredda, da alcuni anni si è fermato lasciando in giro troppe testate. La loro cupa presenza è accompagnata all’altro rischio cui siamo sottoposti dovuto alla complicazione eccessiva dei grandi sistemi di controllo computerizzato, che gestiscono le nostre reti di trasporto e di comunicazione. E che sono vulnerabili sia in caso di attacco informatico, sia di blackout come quelli verificatisi recentemente un po’ ovunque (ricordo quello che circa 4-5 anni fa in India lasciò senza energia elettrica 700 milioni di persone). Ebbene, se uno di questi blackout dovesse colpire proprio il sistema di controllo delle armi nucleari, potrebbero verificarsi degli eventi molto gravi e scarsamente correggibili (distruzioni). E questo è solo uno dei tanti rischi che l’umanità sta correndo».
Pur lanciando degli allarmi, lei tuttavia non contraddice Rosling quando afferma che le cose vanno molto meglio di quanto si creda.
«No, anche se il suo approccio presenta dei difetti. Come tutte le statistiche, infatti, anche quelle su cui si basa per sostenere le sue tesi pongono l’accento sulle medie, che non rispecchiano i divari, che invece stanno crescendo molto rapidamente. Parlando di reddito, ad esempio, si allarga sempre più la forbice tra ricchi e poveri. E lo stesso vale in altri campi, come la cultura. Da un lato abbiamo scienziati e studiosi che arrivano sempre più in alto, dall’altro una cultura media che non segue questo trend e una cultura “bassa” sempre più disastrosa. Insomma Rosling non tiene conto del cosiddetto “paradosso di Ettore Petrolini” che diceva “se io mangio due polli e tu zero, statisticamente ne abbiamo mangiato uno a testa”».

«Diceva il comico Ettore Petrolini “se tu mangi due polli e io nulla, statisticamente ne abbiamo mangiato uno a testa”. Attenti dunque a leggere i dati»

Qual è invece la sua idea sulla «visione iperdrammatica» che tenderebbe a farci vedere prevalentemente il lato negativo delle cose?
«La mia idea è che nella maggior parte dei casi non siamo né ottimisti né pessimisti ma semplicemente ignoranti. Nel senso che, spesso, guardando i fatti che abbiamo davanti, positivi o negativi che siano, non siamo capaci di analizzarli e trarne i dovuti insegnamenti. Prendiamo una delle grandi problematiche degli ultimi tempi: il riscaldamento globale. Focalizziamo l’attenzione su elementi negativi in buona parte immaginati, perché stabiliscono una corrispondenza causa-effetto (in particolare riguardo la produzione di energia utilizzando fonti fossili ed il clima) solamente supposta, e non ci rendiamo conto che queste piccole variazioni della temperatura media dell’atmosfera cui stiamo assistendo scompaiono rispetto alle enormi variazioni che abbiamo avuto, tutte riconducibili a fenomeni studiati molto accuratamente già negli anni ‘30 dal serbo Milutin Milankovic e che hanno grossi riscontri nella storia (eccentricità orbitale, inclinazione assiale e precessione dell’orbita terrestre). Insomma ci danniamo attorno a cose che non possiamo governare invece di studiare attentamente la situazione, capire e decidere come agire».
Nelle sue affermazioni, comunque, sembra trasparire una visione positiva delle cose...
«La mia visione non è né positiva né negativa. Dico solo che ogni fenomeno o dato – piccolo o grande che sia – bisogna guardarlo in faccia. Cosa che, ad esempio, quelli che pensano al riscaldamento terrestre causato dall’uomo non fanno. Vedono un rischio che non c’è. Al contrario dei rischi provocati dalle armi nucleari di cui si parla molto poco... Insomma, gli elementi pi gravi vengono trascurati e quelli meno gravi ingigantiti. Il problema di fondo è la carenza di una conoscenza che ci permetta di valutare le cose davvero positive e quelle negative. Ed è solo diffondendo questa conoscenza che si può analizzare oggettivamente ogni dato e capire dove e come è necessario agire per migliorare realmente le cose».

IL PERSONAGGIO

Nato a Uppsala il 1. luglio 1948 Hans Rosling ha studiato statistica e medicina nella sua città. Ha in seguito trascorso due decenni in aree rurali remote africane a studiare il konzo (una malattia epidemica paralizzante). Si è anche dedicato ad approfondire i legami tra sviluppo economico, agricoltura, povertà e salute, diventando consulente sanitario di OMS, UNICEF e altre agenzie internazionali. Nel 1993 è stato uno dei fondatori della sezione svedese di Medici senza frontiere. Ha poi lavorato al Karolinska Institutet (l’istituzione che ogni anno assegna il Nobel per la Medicina) dove è stato a capo della Divisione di salute internazionale (IHCAR) e ha tenuto corsi di salute globale. Proprio questo incarico lo ha portato alla creazione della fondazione Gapminder, con lo scopo di «svelare la bellezza delle statistiche trasformando numeri noiosi in animazioni piacevoli che danno il senso del mondo». Autodefinitosi «edutainer» è divenuto famoso per la sua capacità di presentare i dati in pochi minuti in acclamatissimi Ted Talks. Dati attraverso i quali dimostrare come in realtà il mondo vada molto meglio di quello che crediamo. Ovviamente Rosling non ha mai negato i problemi che abbiamo di fronte, le sfide evidenziate dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU.

Hans Rosling con la nuora Anna Rosling Ronnlund ed il figlio Ola che lo hanno aiutato nella scrittura di Factfulness
Hans Rosling con la nuora Anna Rosling Ronnlund ed il figlio Ola che lo hanno aiutato nella scrittura di Factfulness

Ma per vincerle, raccomandava, bisogna partire dalla corretta analisi della situazione attuale e dei progressi fatti in questi anni. In quest’ottica si pone anche il libro Factfulness, pubblicato pochi mesi dopo la sua scomparsa il 7 febbraio 2017, per un tumore al pancreas, da lui stesso presentato come «l’ultimissima battaglia della mia incessante guerra contro l’ignoranza globale devastante, il mio ultimo tentativo di lasciare un segno nel mondo: cambiare la mentalità della gente, calmare le paure irrazionali e reindirizzare le energie verso attività costruttive».