Commercio

L'universo Tupperware sta veramente per finire?

L'azienda, con 77 anni alle spalle, è ora sull'orlo del baratro a causa dell'aumento dei debiti e del calo delle vendite
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Red. Online
13.04.2023 12:30

«Gli avanzi del pranzo? Mettili nel Tupperware». Il marchio, 77 anni di esperienza, è da sempre sinonimo di conservazione di alimenti. Tanto che il nome viene utilizzato quotidianamente per riferirsi a qualunque contenitore di plastica. Quasi come fossero immortali, anche grazie alla loro sigillatura ermetica e impermeabile (una svolta, ai tempi). Ma qualcosa potrebbe cambiare.

Entro pochi anni dal suo lancio negli Stati Uniti, nel 1976, sulle mensole del 76% delle case americane c'era almeno un contenitore Tupperware, ha dichiarato il professor Alison J Clarke, dell'Università di Vienna, al Telegraph. Dagli anni '50 agli anni '70, una festa Tupperware si teneva ogni tre secondi da qualche parte nel mondo.

Ma Tupperware, è notizia di due giorni fa, nel 2023 è in crisi di liquidità. Lunedì, il titolo a Wall Street ha perso quasi il 50%. Bloomberg parla di un debito di quasi 700 milioni di dollari. L'azienda, nonostante i tentativi di rinnovare i suoi prodotti negli ultimi anni e di rivolgersi a un pubblico più giovane, non sarebbe riuscita a riposizionarsi. Il modello di business – che prevede venditori «rappresentanti» che organizzano eventi «in casa» – è passato di moda, tanto da essere completamente ritirato nel Regno Unito già nel 2003.

I dirigenti dell'azienda hanno (parzialmente) ammesso che, senza nuovi finanziamenti, potrebbe scomparire dal mercato. In un documento normativo, il produttore ha fatto sapere che ci sono «dubbi sostanziali sulla capacità dell'azienda di continuare a operare come un'impresa in attività». Il CEO, Miguel Fernandez, ha assicurato che Tupperware «ha intrapreso un percorso» e «sta facendo tutto ciò che è in suo potere per attenuare gli impatti dei recenti eventi e stiamo prendendo provvedimenti immediati per cercare finanziamenti aggiuntivi e affrontare la nostra posizione finanziaria». Ma questo non significa che non ci saranno tagli.

Il punto è che sul mercato sono arrivati tanti, tantissimi concorrenti. Con alternative valide e, soprattutto, più economiche. Non è un mistero che i prodotti Tupperware abbiano il loro costo. Già nel 2020 l'azienda aveva accusato gravi difficoltà, rivelando quanto ormai quel sistema di business non fosse più al passo con i tempi. Ma la pandemia, con la gente chiusa in casa a cucinare ogni tipo di pietanza e a «fare scorte», la situazione era un po' rientrata. Un rialzo che si è rivelato temporaneo. Le vendite sono tornate a calare. E, stando agli analisti, la colpa è proprio del modello di business: l'azienda non è stata «sufficientemente innovativa» per tenere il passo dei concorrenti.

Il volto storico: Brownie Wise

L'inventore è un uomo: Earl Tupper. Ma lo storico volto pubblico era una donna: Brownie Wise. Il «Tupper» utilizzava nuove materie plastiche per mantenere i cibi freschi più a lungo. In un'epoca in cui frigoriferi erano costosi. Brownie Wise organizzava eventi con le donne nelle loro case, unendo gli affari alle occasioni di socializzazione. Un successo. Che le venne riconosciuto: Tupper la promosse dandole addirittura un ruolo a livello esecutivo.

© Wikipedia
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Earl Tupper incontrò Brownie Wise nel 1951. Era una casalinga della Florida che come dealer indipendente vendeva due camion di prodotti alla settimana, utilizzando il metodo delle riunioni a casa delle clienti, tutte casalinghe (Home Parties). Lei gli spiegò che l’unico modo di vendere quei prodotti era mediante una dimostrazione del loro utilizzo. Tupper la assunse per poi nominarla, come detto, General Sales Manager. Da allora sono trascorsi 70 anni. E, le riunioni in casa sembrano non funzionare più.