L'uragano Ian ha toccato terra in Florida
Ian, classificato ancora come uragano di categoria 4 su 5, ha impattato nel sudovest della Florida vicino a Cayo Costa, con venti vicino a 150 miglia orarie (240 km/h). Lo rende noto il servizio meteo USA.
L'uragano ha spazzato con una forza brutale e danni catastrofici la Florida sudoccidentale, una zona turistica altamente popolata, soprattutto da pensionati e 'snow birds', gli americani che svernano nel Sunshine State. Oltre 2,5 milioni finora le persone evacuate.
Dopo essersi abbattuto su Cuba lasciando l'isola caraibica al buio, l'uragano si è caricato di energia nella calde acque del golfo del Messico prima di abbattersi sulla Florida con venti a 155 miglia orarie (250 km orari), appena 2 miglia sotto la categoria 5, quella più alta della scala Saffir-Simpson. Solo due uragani di questa categoria hanno colpito gli USA negli ultimi 30 anni, entrambi in questo Stato. Questo significa un vero disastro: tetti che volano, muri che crollano, blackout che possono durare settimane o mesi, come l'inabitabilità di gran parte delle aree travolte. Con piogge torrenziali, venti da formula uno, allagamenti e innalzamento del livello del mare sino a 4-5 metri.
Scene da apocalisse che sui grandi network americani dureranno giorni, almeno sino a fine settimana, quando Ian toccherà anche la Georgia e il South Carolina, si spera con minor violenza. Le prime immagini sono arrivate dal lunghissimo ponte scosso dalle potenti raffiche di vento sull'arcipelago di Key West, il punto più a sud degli Stati Uniti, dove aveva casa anche Ernest Hemingway. Ma poi l'occhio dell'uragano si è diretto verso nord, puntando verso Naples, Bonita Springs e Fort Myers. Risparmiata per ora la baia di Tampa, mentre tutti gli aeroporti e i resort Disney hanno chiuso. Per l'arrivo di Ian è stata posticipata nella lontana Washington anche l'udienza pubblica della commissione parlamentare che indaga sull'assalto al Capitol.
L'emergenza sarà un banco di prova sia per Joe Biden che per il governatore repubblicano Ron DeSantis, in uno dei più cruciali swing state alla vigilia delle elezioni di Midterm. Tutti si ricordano la lezione di Katrina, l'uragano che nel 2005 inghiottì parte della Louisiana seminando morte e distruzione: nessuno vuole replicare l'effetto disastroso di quell'immagine passata alla storia, con l'allora presidente George W. Bush in elicottero a sorvolare inerme il disastro. DeSantis, che si gioca non solo la rielezione ma anche le sue ambizioni presidenziali, deve dimostrare ora le sue capacità di gestire al meglio una calamità del genere, limitando al massimo vittime e danni. «Ora è troppo tardi per evacuare in modo sicuro, è il momento di restare al riparo e prepararsi alla tempesta», ha ammonito poche ore prima dell'impatto di Ian.
Ma anche Biden deve evitare il peggio, per non compromettere la rimonta dem nel voto di novembre e per non macchiare la sua immagine nel caso di un'eventuale ricandidatura. Per questo ha approvato subito la dichiarazione di emergenza, ha mobilitato la protezione civile (Fema) e garantito ogni possibile aiuto telefonando ai governatori dei tre Stati interessati e ai sindaci delle città più a rischio della Florida.