Aviazione

Ma che ne sarà, dunque, dell'Airbus A321 di Aeroflot bloccato a Ginevra?

Mentre altri velivoli russi «prigionieri» degli scali europei, nel frattempo, sono riusciti a ripartire a Cointrin la situazione non accenna a sbloccarsi: perché?
© Keystone
Marcello Pelizzari
29.11.2024 10:45

L'aereo, un Airbus A321-200 con sigla VP-BOE, è ancora lì. Fermo. Fermissimo. In un angolo dell'aeroporto di Ginevra-Cointrin. Appartiene, ma sarebbe meglio dire apparteneva, alla compagnia di bandiera russa Aeroflot. Il velivolo, a suo modo, è una vittima della guerra in Ucraina o, meglio, delle sanzioni internazionali nei confronti di Mosca varate dopo l'invasione su larga scala. È vittima, soprattutto, di una vera e propria impasse legale. Tant'è che, come avevamo fatto lo scorso giugno, viene da chiedersi se la situazione si sbloccherà una volta per tutte.

Ma di che cosa stiamo parlando, concretamente? Riavvolgiamo il nastro: il velivolo, in provenienza da Mosca, si è posato sulla pista ginevrina il 27 febbraio del 2022 alle 15. Da allora, non ha più rivisto il suolo russo. L'Airbus sarebbe dovuto ripartire un'ora più tardi per la capitale russa. Ma i cieli di Germania, Austria, Italia e Francia, proprio in quel momento, negarono l'accesso alle compagnie russe vista la decisione dell'Unione Europea. Aeroflot compresa, va da sé. All'epoca, equipaggio e passeggeri furono costretti a prendere altri voli, via Turchia, per ritornare in Russia.

Altrove, come ad Amsterdam e Monaco di Baviera, casi simili erano stati infine risolti. CMB Leasing – lessor cinese subentrato ad Aeroflot – fra marzo e giugno era riuscito a far ripartire due Airbus A320 da Schiphol e dal Franz Josef Strauss. Da un lato, le pendenze a livello di posteggio, attorno ai 470 mila euro per Monaco, erano state regolate mentre dall'altro le autorità nederlandesi e tedesche avevano concesso il nullaosta dopo i necessari lavori di manutenzione e riattivazione degli aerei. E Ginevra? Mentre scriviamo queste righe, la situazione non si è ancora sbloccata. Possibile? Evidentemente sì. Il portavoce dello scalo, Ignace Jeannerat, da noi contattato ha spiegato: «L'Airbus con livrea Aeroflot si trova tutt'ora sul tarmac dell'aeroporto». Per facilitare le operazioni dello scalo ginevrino, ha aggiunto il nostro interlocutore, «previa autorizzazione del Dipartimento federale degli affari esteri e della responsabile della Polizia cantonale ginevrina, Monica Bonfanti, il velivolo è stato spostato a due riprese». Sempre, va da sé, all'interno dell'aeroporto. 

Al momento del suo arrivo a Ginevra, oramai quasi tre anni fa, l'Airbus apparteneva a una società di leasing russa, GTLK, secondo i dati forniti dal portale specializzato CH Aviation. Su chi, ora, detenga formalmente l'aereo nessuno vuole pronunciarsi. Tradotto: è verosimile pensare che sia intervenuto un lessor cinese, nell'ottica di versare le tasse di posteggio allo scalo, rimettere in moto il velivolo e, finalmente, lasciare Cointrin. «Non serve granché parlare di cifre, teoriche, che dovrebbero essere versate all'aeroporto di Ginevra per questo lungo stazionamento» ha ribadito Jeannerat, riferendosi alle indiscrezioni secondo cui il posto occupato dall'oramai ex Aeroflot costa 1.300 franchi al giorno. «E questo perché da quel febbraio 2022 il proprietario dell'aereo è cambiato». E quel nome, Ginevra, non vuole farlo.  

Dal canto suo, il portavoce dell'Ufficio federale dell'aviazione civile (UFAC) Antonello Laveglia ha dichiarato: «In quanto autorità competente per l’aviazione civile in Svizzera, nell'ambito delle sanzioni contro la Russia l'UFAC ha assicurato la corretta applicazione di varie restrizioni europee, regolarmente riprese dalla Svizzera. Nel caso dell'A321 a Ginevra, queste includevano e includono le restrizioni dello spazio aereo. L'UFAC ha anche fornito supporto alla SECO, l'autorità competente per altre e più ampie restrizioni, in particolare per questioni più tecniche sugli aspetti aeronautici legati alla manutenzione dell'aereo. Dal febbraio 2022, l’aereo fermo a Ginevra non ha ricevuto alcuna manutenzione e ha perso l’aeronavigabilità». Tradotto bis: non può volare, almeno non nell'immediato. «Dal punto di vista tecnico, dopo oltre due anni senza manutenzione, l’apparecchio necessita sicuramente di interventi manutentivi importanti. Difficile essere più precisi senza un’ispezione approfondita dell’aeromobile».

La SECO, cui abbiamo chiesto chi è il proprietario effettivo dell'aereo in questo preciso momento, ha dribblato la domanda spiegando di non potersi esprimere sui casi singoli. E intanto l'Airbus A321 è sempre lì. E lì rimarrà, a occhio, ancora a lungo.