Religioni

Ma davvero Dio ci osserva nella camera da letto?

Le ultime notizie sul delicato rapporto tra ebraismo, cristianesimo e islam con la sessualità
L’occhio di Dio in un bassorilievo a Domhof, in Germania.
Carlo Silini
23.02.2019 06:00

Temi che fanno notizia ma che , pur attestando alcuni nodi che continuano ad essere dibattuti nell’ambito delle tre religioni, non saranno necessariamente al centro delle discussioni martedì prossimo. Partiamo dalla Chiesa cattolica, impantanata da anni nella spinosa questione degli abusi sui minori da parte di membri del clero. In questi giorni se ne parla in tutte le salse visto che il Vaticano sta tenendo un Sinodo dei vescovi sulla protezione dei minori (ne riferiremo anche noi, al termine dell’evento). Quella protestante, soprattutto nel mondo americano, si dibatte tra le tendenze rigoriste di certe correnti evangeliche che fanno pubblica campagna per la «purezza prematrimoniale» con iniziative come il voto di castità per i giovani fino al giorno delle nozze, e altre progressiste che auspicano una maggior libertà sessuale e il sostegno alle comunità LGBT. L’Islam continua a far notizia per un controllo serrato sui costumi delle donne. Problemi che in un qualche modo toccano anche le comunità ultraortodosse ebraiche. Non mancano, tuttavia, all’interno di ogni tradizione religiosa appelli autorevolissimi ad una comprensione più aperta e laica della sfera sessuale.

I CATTOLICI E L’OMBRA DELLO SCANDALO

Il discorso sulla pedofilia del clero, a dire la verità, non va inteso nei parametri del rigorismo e della tolleranza perché è un’aberrante deviazione morale (oltre che una violazione della legge) che nessuno, da una parte e dall’altra, oserebbe e potrebbe mai difendere. Anche per questo papa Francesco ha convocato un summit in Vaticano dal 21 al 24 febbraio con i presidenti delle circa 130 conferenze episcopali del mondo. E questo pochi giorni dopo la riduzione allo stato laicale del cardinal Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo emerito di Washington accusato di pedofilia. Dell’argomento parleranno tutti gettando un cono d’ombra non tanto sulla teologia cattolica riguardo la sessualità, quanto sull’immagine della Chiesa. Emergerà la discrepanza dei dettami morali predicati dai pulpiti e la pratica da parte di alcuni uomini di Chiesa della pedofilia, ma anche dei rapporti omosessuali con giovani adulti e degli abusi dei religiosi sulle suore, una piaga di cui ha parlato recentemente lo stesso Papa. Se i fatti contestati al clero cattolico sono documentati, va tuttavia ricordato che: primo, la Chiesa cattolica ad oggi resta l’unica grande istituzione che ha avuto il coraggio di rimettersi in discussione e di predicare la «tolleranza zero». Secondo: quest’operazione danneggia enormemente la fama e la credibilità di Roma anche se sarebbe scorretto fare di ogni erba un fascio e stabilire l’automatica corrispondenza prete= pedofilo. Terzo: in tutti gli ambienti che hanno a che fare coi minori (scuole, squadre giovanili, e – soprattutto – nel segreto delle famiglie) c’è un tasso simile se non maggiore di abusi sui minori. È di pochi giorni fa, per restare nel campo delle religioni, la notizia di uno scandalo analogo che ha toccato le chiese battiste americane.

LA VISIONE POSITIVA DEL PAPA

Il bailamme mediatico attorno agli abusi rischia di ridurre la percezione del rapporto fra sessualità e mondo cattolico alle patologie morali di alcuni – comunque troppi – suoi rappresentanti. Eppure il pensiero cattolico sulla sessualità è ricco e articolato. Resta controverso nel contesto della secolarizzazione, soprattutto su tematiche come i rapporti prematrimoniali vietati, così come l’uso di mezzi anticoncezionali artificiali (pillola e preservativo) anche in contesti di ampia diffusione dell’AIDS come l’Africa. Ma dai tempi del Concilio Vaticano II ha sviluppato una sensibilità più aperta e positiva. Ne fanno stato, tra numerose altre, le dichiarazioni di papa Francesco lo scorso 28 gennaio durante la conferenza stampa con i giornalisti sul volo da Panama a Roma: «La sessualità», ha spiegato Bergoglio, «è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà». Una posizione non certo libertina, ma ben differente dalla demonizzazione dominante dell’argomento fino a qualche decennio fa. A livello generale, la Chiesa cattolica porta avanti la battaglia per un uso della sessualità responsabile, orientato alla procreazione e all’unione della coppia (di sposi, s’intende). E alla critica di una società in cui il sesso è ridotto a prodotto di consumo. «Dimmi – spiegava di recente il Papa ai giovani della diocesi di Grenoble -: tu hai visto, per esempio, una industria della bugia? No. Ma un'industria della sessualità staccata dall'amore, l'hai vista? Sì! Tanti soldi si guadagnano con l'industria della pornografia, per esempio».

EVANGELICI: VERGINITÀ E NON

Restando fra cristiani, i «cugini» protestanti affrontano opposte tendenze. Mentre in Europa il protestantesimo rappresenta con ogni probabilità la realtà religiosa più laica e in armonia con la società secolarizzata (senza abbracciarne gli eccessi e le posizioni più lassiste, ovviamente), in America numerose denominazioni evangeliche propongono ai giovani visioni d’altri tempi. Ci sono movimenti di massa contro la masturbazione e realtà come i «balli delle vergini» creati negli scorsi decenni da Randy Wilson, dirigente del Family Research Council, predicatore e padre di 7 figli. In questo contesto si consegnavano anche i cosiddetti «anelli di purezza»: anelli che i giovani – anche in età prepuberale - si mettevano al dito o si scambiavano pubblicamente con la promessa di astenersi dal sesso fino al matrimonio, mentre i loro padri promettevano di non tradire mai e poi mai le rispettive mogli. Poco importa se i primi o i secondi riuscivano a mantenere i patti. Ma non tutti apprezzano.

È notizia del 13 febbraio scorso l’inaugurazione di una scultura – ideata dal pastore luterano Nadia Bolz-Weber – realizzata fondendo 170 anelli di purezza per trasformarli nell’effigie di una vulva. Per Bolz-Weber, fondatore a Denver di House for All Sinners and Saints, gli anelli insegnavano ai ragazzi a provare vergogna per la propria sessualità ed ora è necessario passare ad un’altra visione, veicolata anche da simboli carnali inequivocabili.

L'APPUNTAMENTO

La Goren Monti Ferrari Foundation, in collaborazione con il Corriere del Ticino e con l’Università della Svizzera italiana, organizza una conferenza pubblica nell’ambito del ciclo «Eva e le altre» martedì 26 febbraio (inizio ore 17:30) nell’aula magna dell’USI in via Giuseppe Buffi 13 a Lugano.

LE RELATRICI

Sotto il titolo «Religione e sessualità nella cultura ebraica, cristiana e islamica» interverranno la giornalista Fiona Diwan (a sinistra), l’antropologa e politica Maryan Ismail (a destra) e la studiosa e docente Daria Pezzoli-Olgiati (al centro). Il dibattito sarà moderato dal giornalista e scrittore del CdT Carlo Silini. L’entrata è libera. Dopo la conferenza sarà offerto un buffet casher/hallal.

LA TEMATICA

Le relatrici affronteranno un tema di grande attualità, che chiama in causa il complesso rapporto fra i principi di fede, i precetti dottrinari e le libertà individuali, fra le tradizioni culturali e i cambiamenti nei costumi sociali, in un’ottica di confronto tra le tre grandi religioni monoteistiche. Cosa ci racconteranno di piu tre donne, una giornalista, un'antropologa, ed una docente che queste problematiche le hanno conosciute e vissute in modo più diretto?