I numeri

Ma quali MAGA? L'85% dei groenlandesi non vuole avere niente a che fare con Trump e gli USA

Un nuovo sondaggio condotto fra gli abitanti della grande isola artica mostra come la popolazione sia tutt'altro che entusiasta dei progetti di annessione recentemente evocati a Washington – Il premier Múte Egede: «Non vogliamo essere danesi né americani, ma naturalmente vogliamo essere groenlandesi»
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Red. Online
29.01.2025 16:30

No, la popolazione della Groenlandia non è fan sfegatata di Trump, né vuole che l'isola – sempre più importante da un punto di vista strategico – passi sotto il controllo degli Stati Uniti. Che la grande accoglienza riservata a Donald Trump Jr. nel giorno della sua visita a Nuuk fosse, in realtà, una messinscena costruita ad arte, era già stato detto. Lo staff del rampollo MAGA, secondo quanto ricostruito dai media danesi, aveva offerto a senzatetto e anziani in condizioni d'indigenza un pasto nel più rinomato ristorante locale in cambio di qualche foto e sorriso. Ma, notizia delle ultime ore, stando a un sondaggio commissionato dal quotidiano danese Berlingske e dal groenlandese Sermistiaq all'agenzia di ricerca britannica Verian, ben l'85% della popolazione del territorio artico autogovernato non ha alcuna intenzione di entrare a far parte degli Stati Uniti.

I numeri pubblicati sui due giornali, e ripresi dai media internazionali, parlano chiaro. La popolazione della Groenlandia è a stragrande maggioranza contraria a lasciare il regno danese a favore degli Stati Uniti. Solo il 6% dei groenlandesi ha dichiarato di essere pronto ad abbracciare Washington, mentre il 9% si è detto indeciso.

Condotto fra il 22 ei l 26 gennaio, il sondaggio di Verian conta 497 interviste a cittadini groenlandesi di età pari o superiore ai 18 anni (la popolazione groenlandese è di circa 57 mila abitanti).

Voglia d'indipendenza

Quando, a qualche settimana dall'inizio del suo secondo mandato, Donald Trump aveva evocato l'idea di acquisire la Groenlandia, il premier groenlandese Múte Egede aveva sottolineato la volontà di continuare a collaborare, come sempre fatto, con Washington, ma «alle condizioni della Groenlandia». Un'uscita che non era piaciuta al tycoon, che nel mese seguente ha più volte insistito sulla tematica, rifiutandosi di escludere l'uso della forza per rendere la Groenlandia un territorio americano.

«Gli abitanti della Groenlandia non sono contenti della Danimarca. Sapete, credo che siano contenti con noi», aveva affermato Trump all'indomani del suo insediamento. Be', i numeri dimostrano che non è così. I due Paesi, ne abbiamo parlato qui, sono abituati a trattare e già in passato Copenaghen aveva venduto a Washington alcuni suoi territori. Ma con la Groenlandia il discorso è diverso. A Nuuk, infatti, il partito di maggioranza è l'Inuit Ataqatigiit (IA), di sinistra e, soprattutto, indipendentista. Fondato nel 1976, è cresciuto enormemente nell'ultimo ventennio e ha al momento nel già citato Egede la sua figura di spicco. Egede non ha mai fatto mistero delle sue ambizioni di rendere la Groenlandia un Paese indipendente. Un'ambizione evidentemente affine a quella della popolazione groenlandese, che in parlamento vede ben 26 seggi su 31 occupati da membri di partiti indipendentisti, i quali certo non hanno fretta di lasciare la Danimarca solo per unirsi agli Stati Uniti.

Chiare le parole espresse giorni fa, ancora, dallo stesso Egede: «Non vogliamo essere danesi né americani, ma naturalmente vogliamo essere groenlandesi».

«Un chiaro segnale»

Commentando il sondaggio, il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha affermato che si tratta di un «chiaro segnale» di ciò che i groenlandesi non vogliono. «Questi numeri sono in linea con l'impressione che ho avuto dalle conversazioni con i colleghi e gli amici groenlandesi», ha detto Rasmussen in una dichiarazione a Bloomberg. «La decisione sul futuro della Groenlandia deve essere presa dal popolo groenlandese». La maggioranza dei danesi, si legge in un articolo dell'agenzia americana, vuole mantenere la Groenlandia nell'Unione, anche se in generale ritiene opportuno che il territorio sottoponga la propria indipendenza a un referendum entro i prossimi cinque anni, secondo un altro sondaggio condotto recentemente in Danimarca.

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