Francia

Macron ancora presidente

Il rappresentante di La République En Marche dovrebbe avere ottenuto il 58, 2% dei voti, mentre la la sua rivale Marine Le Pen non dovrebbe essere andata oltre il 41,8% – Tasso d'astensione ai massimi storici dal 1969
© AP Photo/Thibault Camus
Ats
24.04.2022 20:07

Emmanuel Macron è stato rieletto all'Eliseo secondo gli exit poll. Ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali con percentuali tra il 57,6 e il 58,2% dei voti, a secondo delle stime. Marine Le Pen ha ottenuto fra il 41,8 e il 42,4%.

Emmanuel Macron, 44 anni, è il primo presidente francese ad essere rieletto per un secondo mandato in 20 anni, dopo Jacques Chirac che nel 2002 aveva battuto il padre di Marine Le Pen, Jean-Marie Le Pen.

Dopo la rielezione, il rappresentate di La République En Marche ha promesso «una nuova era» in Francia che non sarà «il proseguimento dei 5 anni che si chiudono»: nessuno sarà lasciato indietro, dovremo rispondere alla rabbia del Paese», ha promesso Macron, affermando di sperare che si possa «vivere più felici in Francia». Macron ha auspicato anche «l'invenzione collettiva di un nuovo metodo per 5 anni migliori al servizio del nostro Paese, dei nostri giovani».

Le elezioni si sono svolte in un contesto di astensione record, stimata attorno al 28%, un tasso mai visto per un secondo turno dal 1969 (31,3%).

Macron nel 2017 aveva ottenuto il 66,10% dei voti, ben distanziato da Le Pen (33,90%).

Il difficile per Macron arriva ora

Nasce il quinquennio Macron 2.0 ma il difficile viene adesso: come mantenere le promesse ambiziose di riforme, a cominciare da quella delle pensioni che infiammò le piazze già tre anni fa? Soprattutto se le elezioni legislative di giugno per rinnovare il parlamento non porteranno al presidente rieletto una maggioranza affidabile.

In agguato c'è Jean-Luc Mélenchon, che ha già annunciato il suo progetto di guidare il governo riunendo la sinistra. Il presidente potrebbe rispondere, secondo le analisi di questi giorni, con la creazione del «nuovo grande movimento politico» da lui annunciato la sera della vittoria al primo turno, 15 giorni fa.

En Marche!, il movimento creato da Macron per accompagnarlo nella corsa all'Eliseo di 5 anni fa e per dar vita alla maggioranza, non sembra poter garantire la tenuta di un governo. Il presidente, nella breve campagna elettorale, ha cercato di attirare soprattutto reduci della sinistra, che a parte i radicali della France Insoumise di Mélenchon sono ormai alla deriva: socialisti, comunisti e anche Verdi, che con Yannick Jadot hanno rappresentato la delusione più cocente delle elezioni in un momento in cui i temi dell'ecologia sono dominanti.

In un paesaggio politico completamente disfatto - con i socialisti che fino a 5 anni fa esprimevano il presidente della Repubblica ridotti all'1,7% di Anne Hidalgo, e i Républicains gollisti al 4,78% di Valérie Pécresse - Macron non ha altra scelta che continuare ad attirare fuoriusciti degli ex partiti tradizionali. Con il rischio che accanto ad ex gollisti si ritrovino ex socialisti, ecologisti e centristi.

Nei prossimi giorni, come prassi e come confermato dallo stesso interessato, il premier in carica, Jean Castex, si dimetterà in attesa delle elezioni legislative del 12 e del 19 giugno. Se Mélenchon riuscirà nell'impresa di coagulare i reduci della sinistra e ottenerne l'appoggio, la prospettiva è quella di una coabitazione - presidente centrista e liberal con premier di sinistra radicale - a dir poco problematica. Se Macron darà vita al suo nuovo movimento politico ed ottenesse la maggioranza anche alle legislative, partirebbe il toto-premier: escluso un ritorno di Edouard Philippe, in pole position per il dopo-Macron nel 2027, si fa il nome dell'attuale ministro dell'Agricoltura, Julien Denormandie.

Le Pen: «Il mio risultato è una vittoria eclatante»

«Sconfitta? No, questa è una forma di speranza. L'aspirazione al cambiamento non può essere ignorata». Lo ha detto Marine Le Pen nel suo discorso dopo il voto che ha riconfermato Emmanuel Macron all'Eliseo, definendo il suo risultato elettorale come una «vittoria eclatante».

Mélenchon ad elettori, fatemi diventare premier

Il candidato della gauche Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, rivolgendosi alla nazione dopo la vittoria alle presidenziali di Emmanuel Macron, è tornato ad appellarsi ai connazionali affinché votino in massa per la France Insoumise nelle elezioni legislative di giugno. Il tribuno della gauche ha quindi ribadito la sua ambizione di diventare primo ministro di Macron, in una sorta di nuova coabitazione dopo il voto di giugno. Secondo l'uomo in cravatta rossa, Macron ha «realizzato il peggior risultato» di un presidente eletto all'Eliseo.

L'appello di Zemmour per un'unione dell'estrema destra

«Delusione e tristezza». «Stasera gli innamorati della Francia hanno perso». Lo ha detto il candidato di estrema destra, Eric Zemmour (Reconquete), esprimendo amarezza per la nuova vittoria di Emmanuel Macron all'Eliseo.

Dopo la sconfitta nel primo turno del 10 aprile, Zemmour aveva invitato i suoi elettori a votare per Le Pen. E adesso lancia un forte appello a tutto «il blocco nazionale» ad unirsi in vista delle elezioni legislative di giugno.

«La nostra responsabilità è immensa. Dobbiamo mettere da parte le nostre querelle e unire le nostre forze. Costruiamo al più presto la prima coalizione della destra e dei patrioti».

Il sollievo dell'Europa: «La Francia è ancora con noi»

Il tripudio di cinguettii con cui i vertici europei hanno salutato la rielezione di Emmanuel Macron solo pochi minuti dopo la diffusione dei primi exit poll restituisce il sollievo dell'Europa. Il voto francese rilancia il progetto di chi, a Bruxelles e non solo, vuole un'Ue più forte ed autonoma, allontana il baratro del nazionalismo e conferma che, a cominciare dalla guerra in Ucraina, l'Unione potrà ancora fare affidamento su uno dei suoi leader più influenti. «Possiamo contare sulla Francia per altri 5 anni», è il tweet con cui il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha riassunto il plauso delle istituzioni europee.

A Bruxelles in pochi si attendevano il clamoroso ribaltone di Marine Le Pen. Ma il ricordo della Brexit e dell'elezione di Donald Trump, nei giorni scorsi, invitava alla prudenza. Anche perché il prezzo da pagare con una sconfitta di Macron, per l'Ue, sarebbe stato altissimo. Basta un dato a ricordarlo: l'inquilino dell'Eliseo avrebbe dovuto lasciare proprio mentre era presidente di turno del semestre europeo. Non a caso, Macron aveva escluso il mese di aprile dal calendario delle iniziative messe in campo per la presidenza dell'Ue.

Ora il 9 maggio, all'incontro finale della Conferenza sul futuro dell'Europa, sarà lui a presentarsi a Strasburgo forte di una vittoria che rilancia anche la sua strategia europea. Una strategia che punta ad un Vecchio Continente più autonomo, anche da un punto di vista militare, e più integrato in alcuni settori chiave come quello energetico.

La vittoria del fondatore di En Marche è ancora più rilevante perché non interrompe i piani dell'Ue in uno dei momenti più delicati della sua storia, segnato dalla guerra in Ucraina e da tutte le sue conseguenze economiche e diplomatiche. «In questo periodo tormentato abbiamo bisogno di un' Europa solida e di una Francia impegnata nella maniera più assoluta per una Ue più sovrana e più strategica», ha sottolineato non a caso Michel. «Una forte leadership è essenziale in questi tempi incerti», gli ha fatto eco la presidente della Bce Christine Lagarde. Mentre dall'India, dove è in missione, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ha assicurato che con Macron «porteremo avanti la Francia e l'Europa». «Un'Ue forte ha bisogno di una Francia forte», ha esultato dal canto suo la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola, mentre per il commissario Ue all'Economia la vittoria del presidente uscente è «un colpo al sovranismo». Un plauso che ha unito anche Italia, Germania e Olanda.

Eppure, in un Europarlamento dove i fan di Macron erano in netta maggioranza, il capogruppo del Ppe Manfred Weber da un lato ha applaudito la vittoria di Macron ma dall'altro ha rimarcato come con la sua presidenza «populismi e estremismi sono diventati più forti che mai». «La sua idea politica ha fallito, questo è l'ultimo avvertimento», ha ammonito Weber.

Per il momento, tuttavia, a Bruxelles splende il sole. In un solo colpo l'Ue ha incassato la conferma di Macron e, in Slovenia, la probabile sconfitta del premier Janez Jansa, euroscettico e più di una volta ai ferri corti con i vertici Ue. A Lubiana, ora, dovrebbe toccare al liberale e progressista Robert Golob. Una vittoria, la sua, che toglie una sponda all'ungherese Viktor Orban e al gruppo Visegrad già sfilacciato dalla guerra in Ucraina.