Maltrattamenti in sala parto: “Succede anche in Ticino”

Donne umiliate verbalmente durante il travaglio ed escluse dai processi decisionali che riguardano il proprio corpo e il parto. Costrette a digiunare per giorni e notti, a esporsi nude di fronte ad una molteplicità di persone, a partorire sdraiate con le gambe sulle staffe, a separarsi dal bambino senza una ragione medica, a subire episiotomie o cesarei non necessari. Questi sono esempi di violenza ostetrica, un fenomeno diffuso nella vicina Penisola, almeno stando alla ricerca «Le donne e il parto» ideata dall'Osservatorio sulla violenza ostetrica Italia (OVOItalia), condotta dalla Doxa e finanziata dalle associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus. I dati raccolti sono inquietanti: il 21% delle mamme italiane con figli dai 0 ai 14 anni – si parla di un milione di donne circa – dichiara di aver subito maltrattamenti fisici o verbali durante la prima esperienza di maternità. E per 4 donne su 10 l'assistenza al parto è stata in un qualche modo lesiva della propria dignità e integrità psicofisica. Per il 6% delle madri il trauma è stato così importante da convincerle a non affrontare una seconda gravidanza, provocando di fatto la mancata nascita di circa 20 mila bambini ogni anno. Anche in Ticino si può parlare di violenza ostetrica? Lo chiediamo a professionisti che conoscono bene la realtà ospedaliera cantonale.
L'approfondimento completo nell'edizione di oggi del Corriere del Ticino alle pagine 2-3.