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Prima telefonata del nuovo segretario di Stato americano: «Lavoreremo duramente per affrontare le sfide comuni» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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22:26
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Israele chiede all'Unrwa di lasciare Gerusalemme entro il 30 gennaio
L'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistere i rifugiati palestinesi, «deve cessare le sue operazioni a Gerusalemme ed evacuare tutti i locali in cui opera nella città» entro il 30 gennaio. Lo ha scritto l'ambasciatore israeliano al Palazzo di vetro al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in una lettera. Il 30 gennaio entra in vigore una legge che vieta all'Unrwa di operare sul territorio israeliano e di avere contatti con le autorità israeliane.
19:06
19:06
«Hamas ha violato l'accordo, ma non salterà il piano»
Israele ha informato i mediatori che il movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, ha violato l'accordo tra il movimento stesso e lo Stato ebraico e che ciò non è accettabile, ma non farà saltare il piano, riferisce il sito di informazioni con sede in Israele Ynet.
Le famiglie degli ostaggi che saranno liberati domani sono state informate dagli ufficiali dell'esercito.
Un funzionario israeliano ha indicato che Israele si sta preparando ad accogliere i quattro rapiti secondo la lista pubblicata da Hamas, anche se ciò costituisce una violazione da parte dell'organizzazione terroristica.
17:07
17:07
Israele: «L'elenco degli ostaggi che rilascerà Hamas viola l'accordo»
Secondo fonti israeliane citate da vari media, l'elenco dei nomi degli ostaggi che il movimento islamista Hamas al potere a Gaza dovrebbe rilasciare domani viola l'accordo di cessate il fuoco. In base all'intesa, devono essere rilasciate per prime le donne civili, poi le soldatesse. Mentre Hamas ha fornito i nomi di quattro delle cinque soldatesse ancora nella Striscia.
Quindi se saranno confermati i nomi, vuol dire che le civili A. Y., prigioniera di una fazione della Jihad islamica (un altro movimento islamista palestinese) e S. B., madre dei due bambini ancora a Gaza, non saranno liberate domani.
Intanto Bbc ha pubblicato i nomi delle quattro soldatesse, tutte 20enni. Saranno liberate in cambio di 180 prigionieri palestinesi detenuti in Israele, indica l'emittente pubblica britannica.
16:35
16:35
Hamas: «Domani libereremo quattro soldatesse israeliane»
Il movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, ha reso noto i nomi degli ostaggi israeliani che saranno liberati domani, precisando che si tratta di quattro soldatesse.
L'Ufficio del primo ministro dello stato ebraico Benyamin Netanyahu riferisce che «è stata ricevuta dai mediatori una lista di ostaggi che saranno liberati, ma che la risposta ufficiale di Israele verrà fornita in seguito».
14:40
14:40
Hamas spara ad alcuni saccheggiatori a Gaza: sei giustiziati
Secondo fonti della tv israeliana Channel 12 e fonti palestinesi, ieri a Rafah, nel sud di Gaza, miliziani di Hamas hanno sparato contro bande che saccheggiano i camion con aiuti umanitari entrati nella Striscia. Sei saccheggiatori sono stati giustiziati da Hamas e altri 17 sono stati "puniti" sparando loro ai piedi.
Channel 12 inoltre riferisce che l'unità Sham di Hamas sta imponendo "con mezzi violenti il terrore nel controllo delle risorse nella Striscia". Il portavoce della polizia di Gaza ha annunciato che 6 mila agenti "sono pronti a svolgere attività di sicurezza. Coloro che causano caos e saccheggi saranno perseguiti".
14:35
14:35
«Il comandante di Hamas a Jenin si è arreso all'IDF»
Fonti palestinesi riferiscono che Qays al-Saadi, il comandante a Jenin delle Brigate Az ad-Din al-Qassam, l'ala militare di Hamas, si è consegnato all'Idf nella parte orientale della città. Lo riferisce Ynet.
Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, l'Idf sta continuando anche oggi la pesante offensiva nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, per il quarto giorno consecutivo. Fonti locali hanno riferito che droni israeliani hanno lanciato esplosivi sul campo profughi di Jenin, causando panico e distruzione significativi, oltre ad avere arrestato numerosi residenti.
Fin dalle prime ore del mattino, riferisce Wafa, le forze israeliane hanno spianato con i bulldozer tratti di strada e gli ingressi alle città di Jenin, Al-Yamoun e Silat Al-Harithiya, bloccando di fatto le vie di fuga dei residenti sfollati diretti verso i villaggi vicini.
Secondo l'Anp, 1800 residenti palestinesi sono stati evacuati dal campo profughi di Jenin attraverso i valichi predisposti dall'Idf da quando l'esercito ha iniziato le sue operazioni nella zona. Secondo le stime dell'apparato di sicurezza dell'Autorità palestinese, che ha condotto raid a Jenin poco prima dell'Idf le scorse settimane, circa 2500 persone rimangono nel campo profughi delle 7000 che ci vivono abitualmente, con una parte evacuata durante l'operazione dell'Anp.
14:28
14:28
«Serve più tempo per il ritiro dal Libano»
L'ufficio del premier Benyamin Netanyahu rende noto che il ritiro dell'Idf dal sud del Libano, che secondo l'accordo di cessate il fuoco dovrebbe avvenire entro 60 giorni, potrebbe richiedere più tempo.
«Il ritiro dipende dai tempi impiegati dall'esercito libanese per schierarsi nella parte meridionale del Libano e applicare l'accordo in modo completo ed efficace, incluso il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani. Tutto questo avverrà in stretta collaborazione con gli Usa». La nota sottolinea che Israele non metterà a rischio i suoi cittadini (nel nord) e che l'obiettivo è dare ai residenti la sicurezza per tornare a casa.
Il testo dell'accordo di cessate il fuoco in Libano afferma che il processo di ritiro dell'esercito israeliano «non dovrebbe superare i 60 giorni», quindi l'Idf avrebbe dovuto lasciare il sud del Paese il 27 di gennaio. Le truppe al momento sono dispiegate in diversi villaggi del Libano meridionale, specialmente nel settore est, mentre le forze armate libanesi durante le ultime settimane si sono dispiegate nei villaggi del settore occidentale, da dove l'Idf si è ritirato.
Hezbollah, sostenuto dall'Iran, ha avvertito ieri che non avrebbe accettato che l'Idf rimanesse nel Libano meridionale oltre il limite di 60 giorni.
11:33
11:33
L'ONU condanna i «metodi di guerra» israeliani in Cisgiordania
Le Nazioni Unite hanno condannato l'uso di «metodi di guerra» e «l'uso illegale della forza letale» da parte di Israele a Jenin, in Cisgiordania. «Le micidiali operazioni israeliane degli ultimi giorni sollevano serie preoccupazioni sull'uso non necessario o sproporzionato della forza», ha dichiarato Thameen Al-Kheetan, portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.
10:49
10:49
Ancora nessuna decisione sul ritiro dell'IDF dal Libano
Il gabinetto di sicurezza riunito fino a tarda notte, non è giunto a un accordo se il governo debba dare il via libera al ritiro delle Idf dal sud del Libano previsto per il 27 gennaio o premere per una proroga di 30 giorni.
Come ha riferito un alto funzionario israeliano a Ynet, secondo cui è probabile che Israele mantenga le sue truppe in alcune parti del Libano meridionale anche oltre la scadenza stabilita nell'accordo di cessate il fuoco firmato a novembre.
In base ai termini del cessate il fuoco, le Forze di difesa israeliane sono tenute a cedere tutte le loro posizioni nel Libano meridionale alle Forze armate libanesi entro il 26 gennaio. Tuttavia, Israele avrebbe richiesto una proroga di 30 giorni, sostenendo che l'esercito libanese si è schierato troppo lentamente nella regione, dando a Hezbollah il tempo di riorganizzarsi.
10:48
10:48
Iran alla Turchia: «Siano protette le minoranze in Siria»
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha sottolineato come sia necessario che la nuova amministrazione, insediatasi dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad, protegga i diritti elle minoranze in Siria. Durante una telefonata con l'omologo turco, Hakan Fidan, dove sono stati discussi i recenti sviluppi in Siria, il capo della Diplomazia di Teheran ha ribadito che la Repubblica islamica sostiene la sovranità della Siria e la sua integrità territoriale, lanciando un appello per la fine dei conflitti in corso tra vari gruppi.
Esprimendo preoccupazione per rapporti riguardo a misure adottate da alcuni gruppi armati contro i civili nelle regioni siriane abitate da sciiti e alawiti, Araghchi ha sottolineato la necessità di avere in Siria un governo inclusivo, composto da tutti i gruppi politici, etnici e religiosi, riferisce Mehr.
10:45
10:45
«Serviranno 10 anni e 500 milioni di dollari per rimuovere le mine a Gaza»
La rimozione a Gaza delle bombe inesplose e delle mine antiuomo dopo 15 mesi di conflitto potrebbe richiedere fino a 10 anni. È la stima che arriva dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
Secondo quest'ultimo la gestione delle macerie, il recupero dei corpi e il trattamento della contaminazione da ordigni esplosivi a Gaza rimangono essenziali per consentire movimenti sicuri della popolazione, il continuo aumento dell'assistenza umanitaria e il ripristino dei servizi essenziali.
Secondo un rapporto del Protection Cluster, che riunisce varie organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite, saranno necessari «500 milioni di dollari in 10 anni per rimuovere gli esplosivi sepolti tra le macerie di Gaza, ovvero circa 42 milioni di tonnellate di macerie che contengono anche amianto, altri contaminanti pericolosi e resti umani».
Le agenzie umanitarie continuano in una corsa incessante a fornire aiuti alla popolazione palestinese. Hanno aumentato la distribuzione di cibo, riaperto panetterie e riabilitato ospedali. Jonathan Whittall, capo dell'ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari per la Palestina, ha osservato: «sono in gioco vite umane e non c'è tempo da perdere».
06:42
06:42
Il punto alle 6.30
Telefonata ieri tra il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar e il nuovo segretario di Stato americano Marco Rubio. Saar ha espresso la speranza di un'ulteriore stretta cooperazione tra i due Paesi sotto la nuova amministrazione di Washington guidata dal presidente americano Donald Trump, ha invitato il suo omologo Usa a visitare Israele e ha accettato di incontrarlo presto. Rubio ha sottolineato da parte sua il «fermo sostegno» degli Usa allo Stato ebraico e si è congratulato per la tregua raggiunta nella Striscia di Gaza.
«Ho avuto un'importante conversazione con Rubio, un vero amico di Israele. Mi sono congratulato col segretario per aver assunto l'incarico. Ho espresso l'apprezzamento di Israele per le decisive azioni esecutive da Trump contro la Cpi, gli Houthi e la rimozione delle ingiuste sanzioni contro gli israeliani in Giudea e Samaria», scrive Saar sul suo account X aggiungendo di aver discusso con Rubio di «questioni regionali e argomenti bilaterali. Abbiamo anche parlato - spiega - delle 'istituzioni legali internazionali' politicizzate e dei passi che devono essere intrapresi a tale riguardo. Ci impegniamo a lavorare duramente e a stretto contatto con Trump e la sua amministrazione per affrontare le nostre sfide comuni ed espandere le nostre alleanze», sottolinea Saar annunciando di aver «invitato Rubio a visitare Israele» e aver «concordato di incontrarsi presto».
In un comunicato la portavoce del Dipartimento di Stato americano Tammy Bruce afferma che Rubio ha parlato ieri con Saar «per sottolineare il fermo sostegno degli Stati Uniti a Israele». Il segretario di Stato americano «si è congratulato con il ministro degli Esteri israeliano per gli ostaggi liberati di recente e per l'accordo di cessate il fuoco a Gaza. Ha promesso di lavorare instancabilmente per aiutare a liberare tutti gli ostaggi rimasti detenuti» nell'enclave palestinese «e ha accolto con favore il continuo flusso di aiuti nella Striscia di Gaza». Rubio ha inoltre elogiato Saar «per i successi di Israele contro Hamas e Hezbollah e per gli sforzi in corso per attuare la cessazione delle ostilità tra Israele e Libano, e ha trasmesso la reciproca comprensione che il perseguimento della pace nella regione richiede di affrontare le minacce poste dall'Iran».
Rubio ha parlato ieri anche con il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty, rende noto in un comunicato la portavoce del Dipartimento di Stato americano Tammy Bruce.
Rubio e Abdelatty «hanno affermato - si legge nella nota Usa - l'importanza della partnership strategica tra Stati Uniti ed Egitto per promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità regionali. Il segretario Usa ha ringraziato il ministro degli Esteri egiziano per gli sforzi di mediazione del Cairo nel garantire il rilascio degli ostaggi e sostenere le consegne di assistenza umanitaria in tutta Gaza, e ha ribadito l'importanza di ritenere Hamas responsabile». Rubio ha sottolineato anche «l'importanza di una stretta cooperazione per promuovere la pianificazione post-conflitto per la governance e la sicurezza» dell'enclave palestinese.
Bruce aggiunge che «Rubio e Abdelatty hanno discusso degli sviluppi in Siria e della necessità di impedire che venga utilizzata come base per il terrorismo o che rappresenti una minaccia per i suoi vicini».