Il caso

Marito chiuso fuori casa: colpevole anche l'avvocato della moglie

Pena pecuniaria per complicità in coazione a un professionista attivo in città: ha aiutato una cliente a cambiare i cilindri della porta all’insaputa del coniuge - Si andrà in Appello
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Federico Storni
25.10.2024 21:30

Un avvocato divorzista attivo a Lugano è stato condannato oggi in Pretura penale a una pena pecuniaria sospesa (dieci aliquote) per complicità in coazione, e con lui la sua cliente. Il professionista è stato ritenuto colpevole dalla giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti di avere contribuito al progetto della cliente di cambiare i cilindri della porta di casa all’insaputa del marito, per non permettergli più l’accesso all’abitazione coniugale nell’ambito di una procedura di divorzio. La vicenda penale non è però finita qua, in quanto è già stata annunciata l’intenzione di andare in Appello.

Le versioni dell’accusa

Il caso risale al 2020 e stando a una prima ricostruzione del procuratore pubblico Simone Barca - titolare dell’incarto e presente al dibattimento, cosa non scontata in Pretura penale - l’avvocato sarebbe stato da condannare addirittura per coazione, in quanto sarebbe stato egli stesso a consigliare alla sua cliente di agire così. Ossia in un modo che è stato ritenuto contrario alle leggi in vigore (per cambiare i cilindri della porta di casa è generalmente richiesta una decisione da parte di un’autorità superiore: non è un’iniziativa che può essere presa senza alcun avvallo da una delle parti in causa). Questa prima ricostruzione è però stata sfumata dal pp stesso negli scorsi mesi. Barca ha infatti postulato l’ipotesi alternativa della complicità, quella per cui è stato poi condannato il professionista. In questa seconda ricostruzione, l’idea del cambio dei cilindri è attribuita alla cliente, e l’avvocato l’avrebbe assecondata, aiutandola, anziché fermarla. La «pistola fumante» sarebbe un fax mandato dallo studio dell’avvocato alla legale del marito della cliente. Fax in cui comunicava l’avvenuto cambio del cilindro, effettuato dalla donna alcune ore prima. Fax mandato quando l’avvocato sapeva che la controparte non poteva esserne tempestivamente informata perché... proprio in quel momento era impegnata in una procedura con l’avvocato stesso in un’altra vicenda, non collegata a questa.

La difesa nega il nesso causale

In aula il professionista, difeso dall’avvocato Elio Brunetti, ha professato la sua innocenza. Senza negare di conoscere le intenzioni della cliente, ha sostenuto di averla resa edotta dei rischi legali e di averle sconsigliato di perseguire tale agire. Inoltre ha argomentato che non vi fosse alcun nesso causale fra il cambio dei cilindri della porta e l’invio del fax, che si limitava a comunicare alla controparte l’intenzione della moglie di procedere a una separazione. Né il professionista poteva sapere che la donna avrebbe poi impugnato di lì a poco quel fax per legittimare il suo agire agli occhi dei poliziotti intervenuti su richiesta del marito.

Questa versione non ha però convinto la Corte, che ha invece ravvisato una comunione di intenti fra il legale e la cliente, pure condannata a una pena pecuniaria sospesa per coazione. Si sta però già apparecchiando l’Appello.