Mascherina chirurgica o FFP2? È questo il dilemma

«Le mascherine non sono un mezzo efficace contro il coronavirus». A leggerle oggi, queste parole, appaiono come una boiata. E infatti lo sono. Ma anche se sembra passato un secolo, allo scoppio dell’epidemia di COVID-19, due anni fa, qualcuno le ha pronunciate. E non un troll sui social network, ma i responsabili della Sanità. In poco tempo, la raccomandazione è cambiata: «Proteggono gli altri, non chi la indossa». Il 16 aprile 2020 il farmacista cantonale scriveva alle farmacie ticinesi: «Le mascherine chirurgiche sono destinate principalmente a proteggere da una contaminazione le persone che stanno intorno, e dunque non chi le indossa. Costituiscono comunque un sistema di barriera anche per chi le porta. Devono essere usate dagli individui infetti o potenzialmente infetti nonché dagli operatori sanitari che li assistono». Ma se c’è un’unica certezza legata alla COVID, è proprio che tutto cambia in fretta e, trattandosi di una situazione nuova, si impara man mano. L’8 maggio 2020, quindi, il Cantone rispondeva alla domanda ‘‘quando indossarla?’’. «Se si passa meno di 15 minuti ad almeno due metri da una persona, la mascherina non è raccomandata. Lo è invece se vi si passa molto tempo e non si può mantenere la distanza. Non c’è una raccomandazione, invece, se non si può rispettare solo uno dei due criteri: la mascherina può essere utile». Cinque mesi dopo le cose erano decisamente cambiate: mascherina obbligatoria in tutti gli spazi interni accessibili al pubblico. Fatto sta che se fino alla fine del 2019 le mascherine le vedevamo solo sul volto dei turisti asiatici in vacanza in Europa, in poco tempo sono diventate parte della nostra vita quotidiana. Tanto che per i bimbi più piccoli sono la normalità. Ma la grande discussione è sempre stata una: quale indossare? Chirurgica, comunitaria (in tessuto lavabile), FFP2, FFP3?
C’è stato un momento in cui erano introvabili. E quelle sul mercato hanno raggiunto prezzi da capogiro. Poi la produzione è stata incrementata, così come il rifornimento all’estero, e anche la situazione sul mercato si è stabilizzata. Ma se negli ultimi dodici mesi ci siamo abituati a indossare la mascherina chirurgica praticamente ovunque, dalle classiche «azzurrine» a quelle più colorate, con Babbi Natale e margherite, ora è il turno delle FFP2. La vicina Italia, infatti, ha reso obbligatorio l’uso di queste ultime (con prezzo calmierato a 0,75 euro l’una) sui mezzi di trasporto, agli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all’aperto nelle sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo, per gli eventi e le competizioni sportive (nei palazzetti o allo stadio), nonché per dieci giorni e ovunque per chi ha avuto un contatto con un positivo ma è vaccinato o guarito da meno di quattro mesi o ha già ricevuto il booster (poiché esentato dalla quarantena). In Svizzera, per il momento, tutto tace. Perlomeno dal fronte autorità.
Nessun obbligo in Svizzera
La scorsa settimana il Consiglio federale ha messo in consultazione dei Cantoni alcune questioni, tra cui «l’inasprimento dell’obbligo della mascherina». Ma si parlava di «riduzione a 8 anni del limite di età, divieto di consumazione nel trasporto pubblico locale, o obbligo della mascherina negli assembramenti all’aperto come alle fermate del trasporto pubblico, nei settori di attesa dei comprensori sciistici, grandi manifestazioni, ecc.». Tanto che il Consiglio di Stato ticinese, prendendo posizione sulla consultazione, ha «ravvisato la necessità di fornire indicazioni a livello federale sull’utilità o meno delle mascherine FFP2 in situazioni particolarmente esposte al contagio» sottolineando come «la questione si ponga alla luce di alcune novità recenti che suscitano dubbi al riguardo, tra cui la possibile trasmissione via aerosol della variante Omicron e la prassi adottata dai Paesi limitrofi». Il Ticino ha citato anche il rapporto della task force COVID-19 della Confederazione: «Le mascherine FFP2 utilizzate correttamente riducono il rischio di contagio da coronavirus di circa 70 volte». E, in Svizzera, il medico in capo dell’esercito ha imposto l’obbligo di indossare mascherine FFP2 ai membri delle forze armate così come ai dipendenti dell’Aggruppamento Difesa. Ma nelle decisioni di Berna, comunicate mercoledì alla popolazione, non si fa alcun riferimento alla richiesta del Governo ticinese. «Tenuto conto dei risultati della consultazione, il Consiglio federale rinuncia a ulteriori adeguamenti, per esempio a un inasprimento dell’obbligo della mascherina». Nessun accenno alle FFP2.
Le indicazioni ufficiali non cambiano
Da noi contatto, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) taglia corto: «Potete trovare le nostre informazioni attuali sulle maschere FFP2 sul nostro sito». Lì è spiegato che la mascherina igienica (così come quella di comunità se conforme e curata a dovere) protegge soprattutto altre persone dal contagio e «fornisce fino a un certo grado un effetto protettivo anche per chi la indossa». Delle mascherine respiratorie come quelle di tipo FFP2 viene invece indicato che «sono concepite per filtrare sia l’aria inspirata sia l’aria espirata proteggendo chi le indossa da particelle potenzialmente contaminate da virus. Questo effetto è ottenuto solo in misura inferiore con altri tipi di mascherine, come per esempio quelle igieniche. Le mascherine respiratorie hanno quindi una capacità filtrante superiore a quella delle altre e offrono la possibilità di proteggere ulteriormente se stessi e gli altri dagli aerosol». Ma – conclude l’UFSP - se le FFP2 sono raccomandate nella cura dei pazienti (soprattutto per i contatti stretti con pazienti COVID-19 o in caso di ventilazione insufficiente dei locali), «nella vita di tutti i giorni le mascherine chirurgiche proteggono a sufficienza». Tuttavia, «chi preferisce portare una FFP2 per avere una protezione supplementare, perché si sente più sicuro o per altri motivi, può farlo in qualsiasi momento, per esempio in occasione di un incontro con persone vulnerabili».
Fattibilità e un uso corretto
Perché, allora, non raccomandarle o prevederne l’obbligo in situazioni di rischio potenziale (sui mezzi pubblici, a scuola, sul posto di lavoro quando non è possibile il telelavoro, negli ospedali)? È anche vero che le FFP2 costano più delle mascherine igieniche e che si rischierebbe un uso errato da parte della popolazione. Tra chi (già ora) la riutilizza più volte, chi la conserva nei sacchettini trasparenti, chi vi spruzza il disinfettante la sera e la indossa il giorno dopo. Sui treni transfrontalieri si vede addirittura qualcuno che, proveniente da sud, toglie la FFP2 arrivato a Chiasso e la ripone nello zaino, indossando la chirurgica, perché le regole tra Paesi confinanti sono diverse. La ritirerà fuori la sera, nella stazione di confine. Sempre la stessa. Che fa avanti-indietro sul treno, un po’ sul viso, un po’ nello zaino. Gli studi si moltiplicano, così come le raccomandazioni.
La situazione negli ospedali
Alla Clinica Luganese Moncucco, ci spiega il direttore sanitario Christian Garzoni, il personale curante del reparto COVID, delle cure intense e del pronto soccorso utilizza le FFP2, mentre negli altri reparti sono state mantenute le mascherine chirurgiche. «È un tema controverso, i dati non sono univoci e chiari – ammette il dottor Garzoni -. La FFP2 sulla carta offre una maggiore protezione, considerato che la Omicron ha un livello di contagiosità più elevato rispetto alle varianti precedenti dove la mascherina chirurgica era largamente sufficiente, salvo alcune situazioni in ospedale. Non c’è però un’evidenza forte che l’uso generale delle FFP2 porti a una riduzione della trasmissione. È vero anche – conclude - che a contatto diretto, prolungato e ravvicinato con un ammalato che ha molta tosse in un locale poco arieggiato l’utilizzo della FFP2 ridurrebbe la possibilità di ammalarsi». Anche l’Ente ospedaliero cantonale segue le indicazioni del Centro nazionale per la prevenzione delle infezioni (Swissnoso). E attualmente la mascherina FFP2 viene utilizzata solo nei reparti COVID, in «casi sospetti» e situazioni delicate con rischio di contagio elevato.