Lugano

MASI alla ricerca di un «animale raro»

Aperto il concorso per il nuovo direttore del museo, che dovrà avere qualità non facili da trovare – Sostituirà Tobia Bezzola
Le sculture di Alexander Calder al MASI. © Keystone/Pablo Gianinazzi
Giuliano Gasperi
28.06.2024 06:00

Non sarà il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra o il Guggenheim di Bilbao. Altri numeri, altri budget. Il Museo d’arte della Svizzera italiana, però, offre una sfida forse unica nel suo genere: essere una «cerniera» tra Nord e Sud Europa, riuscendo ad attirare i rispettivi pubblici con mostre che non si possono vedere a Milano, Zurigo e Basilea. La speranza, ora, è che questa sfida possa entrare nella testa e nel cuore dei migliori manager della cultura in circolazione, perché il MASI è alla ricerca di un nuovo direttore. Dovrà sostituire Tobia Bezzola, che andrà in pensione, ed entrare in servizio entro il febbraio 2026, come specificato sul bando fresco di pubblicazione. «Siamo partiti presto perché sarà un concorso di respiro internazionale che dovrà permetterci di trovare profili di alto livello» spiega Roberto Badaracco, membro del consiglio di fondazione del museo luganese. Fra i requisiti ci sono una «pluriennale esperienza ai vertici di un museo d’arte di levatura nazionale o mondiale», una «solida rete di contatti», una «comprovata esperienza nello sviluppo di progetti espositivi e culturali» e anche una «spiccata sensibilità alla sostenibilità sociale e ambientale» (concetto ormai onnipresente). Un’altra particolarità è la possibilità di candidarsi in coppia per una codirezione. «Abbiamo introdotto questa opzione vedendo cosa succede in generale nel settore culturale – spiega sempre Badaracco – dove ci sono molte figure femminili valide che non possono avere una percentuale lavorativa del cento». Retribuzione per il futuro o i futuri direttori: a partire da 170 mila franchi annui.

A metà fra due mondi

Quando sei anni fa era stato scelto Bezzola, che il MASI era riuscito a «strappare» al Folkwang Museum di Essen, uno dei più importanti musei d’arte in Germania e a livello europeo, erano arrivate circa ottanta candidature, la maggior parte delle quali dall’estero. «Si tratta di una posizione molto importante per il nostro museo, per Lugano e per tutto il Ticino – osserva il presidente della Fondazione MASI Henry Peter – perciò abbiamo bisogno di una persona di grande qualità e con doti non semplici da trovare. Deve capire la cultura e la storia dell’arte italiana, ma anche la cultura e la storia dell’arte svizzera, in particolare della Svizzera interna. Deve conoscere molto bene la lingua italiana, ma anche quella tedesca, oltre a quella inglese. Inoltre, per portare a Lugano mostre di qualità e innovative, deve avere un’ampia rete di contatti con musei, artisti e collezionisti. Parliamo quindi di un ‘animale’ abbastanza raro». Secondo Peter, è più facile trovare dei direttori per i musei che abbiamo citato in apertura. «A noi servirà del tempo, e siamo partiti in anticipo per consentire a queste persone di organizzarsi per poter venire a Lugano. Dopo un giorno di pubblicazione del bando, comunque, abbiamo già ricevuto alcune candidature. E per selezionare la migliore, metteremo in piedi una commissione di grande qualità».

E i grandi artisti?

In attesa di trovare il nuovo direttore, il MASI si gode la mostra delle sculture di Alexander Calder intitolata «Calder. Sculpting Time» (scolpire il tempo) e curata da Carmen Giménez e Ana Mingot Comenge. «È stata sviluppata in un modo mai visto prima in Svizzera – commenta Badaracco riallacciandosi alla necessità di distinguersi da quanto offrono altre realtà – ed è partita bene: sta ottenendo numeri abbastanza buoni». Tra le speranze risposte nel futuro direttore del Museo d’arte della svizzera italiana, Badaracco mette la capacità, «almeno una volta l’anno», di portare in città «un nome importante a livello d’immaginario collettivo». Nomi che facciano sognare, a Nord e a Sud.

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