Matteo Messina Denaro catturato grazie a un «pizzino» della sorella

Donne di mafia. Di questo si parla oggi in Italia. Perché è stata arrestata la sorella di Matteo Messina Denaro, Rosalia, Rosetta come la chiamano in famiglia. La donna, 68 anni, è stata prelevata questa mattina dai carabinieri del ROS (il Raggruppamento operativo speciale) a Castelvetrano, nella storica abitazione di famigli, con l'accusa di associazione mafiosa. Per anni Rosalia Messina Denaro ha coperto la latitanza del fratello, ha tenuto la cassa della «famiglia» dalla quale il padrino trapanese attingeva e ha gestito la rete di trasmissione dei «pizzini» che hanno consentito al capomafia di tenere i rapporti all'interno di Cosa Nostra durante la lunghissima latitanza. Un ruolo di primo piano, insomma.
Il «pizzino» che ha portato all'arresto di Matteo Messina Denaro
E con l'arresto di Rosalia Messina Denaro emerge un dettaglio importante sulla cattura del boss del Trapanese. Dall’inchiesta del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido è infatti emerso che il 6 dicembre scorso i carabinieri, eseguendo un decreto di intercettazione disposto dalla Procura, sono entrati nell'appartamento di Castelvetrano della donna per piazzarvi delle cimici per le intercettazioni. Mentre cercavano il posto giusto per nasconderle, i militari hanno scoperto un appunto nascosto nell'intercapedine di una sedia. Un «pizzino» dettagliato sulle condizioni di salute del fratello. I militari lo hanno fotografato e riposto nella gamba della sedia.
L'immagine è stata in seguito analizzata: si trattava di una sorta di «diario clinico» di un malato di cancro. «Adenocarc, 3 novembre 2020 lo so, 9 novembre ricovero, 13 operazione. Persi 11 chili». E poi ancora: «6 luglio 2021 è ritornato. Ridotto fare tre cicli. Gennaio 2022 altra tac. Se si riduce ancora abbassiamo la chemio». Sul pizzino non c'erano nomi. Ma, ovviamente, le indicazioni hanno fatto sorgere delle domande sulle condizioni di salute del boss, vista anche l'assenza di patologie simili tra gli altri parenti della 68.enne. Ecco quindi che sono scattate le ricerche su pazienti con malattie oncologiche compatibili per età con Matteo Messina Denaro. Un'analisi certosina, realizzata anche grazie alle banche dati sanitarie. È così che si è arrivati al nome di Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara e nipote del boss locale, che si era sottoposto a interventi chirurgici legati a una patologia oncologica. A nome di Bonafede è spuntata una visita oncologica prenotata alla clinica La Maddalena il 16 gennaio 2023. È il giorno in cui le tessere del puzzle sono state messe al loro posto e Matteo Messina Denaro è stato arrestato, dopo 30 anni di latitanza.
Sul «pizzino» nascosto nella sedia, il gip di Palermo nel documento con cui ha disposto la misura cautelare ha scritto: «Dimostra che la donna (Rosalia Messina Denaro, ndr.) era stata passo passo resa edotta dal latitante della scoperta della malattia e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute». Il giorno della cattura del capomafia, gli inquirenti hanno trovato il bigliettino nello stesso posto dove era stato lasciato. «È dunque certo – spiega la procura palermitana – che sia stata Rosalia ad annotare sul “pizzino” di volta in volta la progressione della malattia, le cure effettuate e le condizioni fisiche del fratello». «La scrittura è quella di altri pizzini di Matteo Messina Denaro trovati nel tempo», scrivono i sostituti procuratori Gianluca De Leo e Pierangelo Padova.
La contabilità
Dalle prove emerge pure che Rosalia Messina Denaro ha gestito i segreti della famiglia, anche quelli economici. In un altro pizzino, con la calligrafia del boss, sono annotati i rendiconti di alcune spese che poi la calligrafia della donna ha datato fra il 2014 e il 2015, con le disposizioni per le uscite successive: «Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400. Non di più. E mi fai sempre lo spekkietto finale così so quanto è la cassa». In altri bigliettini figurano spese legali sostenute dopo l’arresto di altri familiari dell’allora latitante, con uscite singole fino a 80.000 euro. Il boss metteva pure in guardia la sorella in merito alle videocamere di sorveglianza e alle telecamere, parole da cui emerge il sospetto di complicità di «appartenenti alle forze dell’ordine o di specialisti forniti di uno specifico know how». «Nel caso di Condor c'è qualcosa che non va, devi mettere questo segnale che ti allego al disegno 1. Conosci il posto. Metti a stendere uno straccio o più stracci, il colore non importa, io li ho dipinti di blu, ma può essere di qualsiasi colore. Messo in quel posto Reparto se ne accorge da lontano e non si avvicinerà ed andrà via. Naturalmente se accade ciò si perdono i contatti quindi devi essere sicuro che ci sia qualcosa che non va, non vorrei perdere i contatti per un falso allarme».
Rosalia Messina Denaro, si legge nella misura cautelare, «ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione a Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara». Errori che hanno consentito agli inquirenti di acquisire «preziosissimi elementi» e documentare «con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna nel corso di diversi anni».
La mamma dell'avvocato
Un dettaglio non insignificante: Rosalia Messina Denaro, la più grande dei cinque fratelli del boss, è sposata con Filippo Guttadauro, da sempre ritenuto uno dei postini più fidati del superlatitante (e attualmente in carcere). Una dei suoi figli è l'avvocato Lorenza Guttadauro, attualmente nominata da Matteo Messina Denaro. Il marito del legale, Luca Bellomo, è stato in carcere perché ritenuto parte del clan, scarcerato nel novembre scorso.