Mattinata horror a Lugano Sud, e anche le soluzioni sono in coda
Stamattina metà della nostra redazione di cronaca sottocenerina era bloccata in coda a Lugano Sud. «Una buona occasione per fare un reportage» penserà qualche lettore. Ci possiamo anche scherzare su, ma fra il pian Scairolo e il lungolago, come cantava Celentano, «la situazione non è buona». Non lo è da tempo, e all’orizzonte non sembrano esserci soluzioni per alleviarla. Una delle zone più dense d’imprecazioni automobilistiche è quella della rotonda di Pambio, per la quale una soluzione era anche stata studiata. Anzi, due. La prima in ordine di tempo, prevista nel Piano regolatore intercomunale, consiste nella realizzazione di una piccola rotonda vicino al McDonald’s da cui partirebbe una nuova strada che, scendendo parallela allo svincolo attuale e compiendo un breve tratto in galleria per passare sotto una collinetta coperta da un vigneto, arriverebbe fino al sottopassaggio attuale di via Senago. Da là, poi, il traffico potrebbe raggiungere la cantonale al centro del pian Scairolo. Poco più sopra, troverebbe spazio una nuova rampa per accedere all’autostrada in direzione Sud, così da sgravare ancora di più le rotonde a Nord e fluidificare in generale la circolazione. Proceduralmente eravamo a livello di progetto di massima, ma l’Ufficio federale delle strade, come scrivevamo lo scorso luglio, aveva scritto ai Comuni toccati dicendo in sostanza «fermi tutti, aspettate sei mesi, che stiamo valutando una seconda soluzione», cioè rinunciare alla nuova bretella e ampliare la già citata rotonda di Pambio per rendere più scorrevole il traffico.
I sei mesi a occhio e croce sono passati, ma di decisioni fra l’uno e l’altro scenario non ne sono state prese. Pesa, in questo senso, il recente no del popolo svizzero ai crediti per il potenziamento delle autostrade. «Sulla base del risultato della votazione del 24 novembre – ci scrive l’USTRA a nostra precisa domanda sulle misure per il pian Scairolo, dove il nuovo tram-treno, lo ricordiamo, non arriverà – abbiamo deciso di prenderci il tempo necessario per capire le ragioni del no, analizzare il risultato nel dettaglio e definire come proseguire. Fintanto che non ci saranno i necessari chiarimenti politici, risulta inopportuno e intempestivo addentrarsi in dettagli tecnici così particolari». Resta sospesa anche l’idea di realizzare un nuovo semisvincolo autostradale a servizio della zona commerciale e artigianale di Grancia, che dovrebbe togliere un po’ di pressione alla parte nord del comparto e migliorare, in generale, i flussi di traffico.
Tutto fermo, come stamattina. Ci voleva quasi un’ora per andare dall’uscita di Lugano Sud fino al lungolago. A proposito: non hanno aiutato, sul lungolago, i rallentamenti dovuti ad alcuni lavori di potatura degli alberi di fronte a Palazzo civico. «Parliamo di una corsia chiusa per pochissimi minuti» spiega la municipale responsabile degli spazi urbani Karin Valenzano Rossi. «Il problema è ormai strutturale» commenta, specificando di parlare a titolo personale. «Vengono messi solo dei cerottini: così la situazione non migliorerà mai». «Cosa farei se dipendesse da me? Se fosse legalmente possibile, cercherei il modo – risponde Valenzano Rossi – per limitare l’accesso veicolare dei pendolari alla città introducendo una sorta di Area C, come a Milano. Almeno, con il relativo introito, potremmo finanziare altre opere varie e il trasporto pubblico. Mi rendo conto che non è facile ottenere il necessario consenso politico. Inoltre, servirebbero delle misure accompagnatorie per non penalizzare il commercio cittadino e in generale l’attrattività di Lugano». «In alcuni Paesi nordici – prosegue la municipale – è stata adottata una ‘tassa di coda’ che stabilisce un pagamento in base all’orario d’entrata in centro per decongestionare il traffico. Chi accede negli orari di punta, paga di più. Qualcosa bisogna fare per liberare i luganesi ‘stritolati’ da questo traffico». Allargando lo sguardo, Valenzano Rossi sarebbe favorevole anche ad aumentare il costo della vignetta autostradale e ad introdurre un pedaggio per chi transita nel tunnel del San Gottardo, «trovando poi un correttivo per i residenti». «Servono – conclude – delle decisioni incisive e coraggiose».