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Meloni in copertina sull'Economist: «L'Europa deve preoccuparsi?»

Una vittoria di FdI, agli occhi della testata britannica, andrebbe catalogata in qualche modo nel segno di una continuità considerata inquietante
© The Economist
Ats
22.09.2022 21:42

«A meno che i sondaggi non sbaglino clamorosamente, il 25 settembre gli italiani eleggeranno il governo più di destra della storia post bellica del loro Paese». Inizia con queste parole l'analisi che l'Economist - storico settimanale liberal britannico il cui azionista principale è Exor, holding controllata dalla famiglia Agnelli-Elkann - dedica alle imminenti elezioni politiche italiane: riservando una copertina a tutta pagina, su sfondo tricolore, al profilo di Giorgia Meloni.

«L'Europa deve preoccuparsi?», è il titolo che accompagna l'immagine della leader di Fratelli d'Italia (FdI). Con un punto di domanda più dubitativo rispetto alla sentenza di ieri dello Stern, magazine tedesco orientato decisamente a sinistra, il quale non aveva esitato a definire Meloni «La donna più pericolosa d'Europa».

L'interrogativo dell'Economist ha d'altronde una prima risposta già nel sottotitolo, stando al quale un ipotetico governo FdI-Lega-Forza Italia sarà costretto a destreggiarsi entro i limiti imposti dalla politica europea, «dal mercato e dai soldi».

Resta comunque il fatto, nell'interpretazione del settimanale d'oltre Manica, che «i liberal tremano» di fronte alla prospettiva di una leader che «martella contro i migranti illegali e contro 'l'ideologia woke'». Una leader che, rivolgendosi quest'anno a una platea di «conservatori americani, ha denunciato come 'la nostra intera identità sia in pericolo'; che ha accusato l'Unione Europea di essere complice di una politica di 'sostituzione etnica'»; e che «difende e ammira Viktor Orban, primo ministro populista dell'Ungheria».

L'analisi di matrice londinese non manca d'altra parte di far balenare qua e là il beneficio del dubbio. Tanto più che la ferma posizione filo Nato e anti Russia manifestata negli ultimi mesi da Giorgia Meloni, in relazione alla guerra in Ucraina, è in sintonia con quella difesa a spada tratta dallo stesso Economist.

Una vittoria di FdI, agli occhi della testata britannica, va comunque catalogata in qualche modo nel segno di una continuità considerata inquietante con «il successo conquistato la settimana scorsa» della destra in Svezia o con «il 41% di voti ottenuti in Francia ad aprile da Marine Le Pen nella sua corsa contro Emmanuel Macron».

Poiché sarebbe l'ulteriore segnale «di una poderosa svolta dell'equilibrio politico europeo verso l'estrema destra nazionalista». Un processo che il settimanale britannico spiega del resto con gli umori di una fetta crescente di «elettori esasperati dai fallimenti dei partiti di establishment». E pronti perciò a «lanciarsi verso alternative non sperimentate e non collaudate».