Meno burocrazia, più agricoltura: dal malessere alle prime soluzioni

«Giovani che vogliono fare i contadini ci sono, ma a quali condizioni? Il reddito ristagna e le prospettive non sono incoraggianti». A inizio anno il presidente dell’Unione contadini ticinesi (UCT), Omar Pedrini, commentava con queste parole l’incontro che gli agricoltori svizzeri avevano organizzato nel canton Berna per denunciare le preoccupazioni di tutta la categoria: salari bassi, pressione sui prodotti alimentari, aumento dei costi di produzione e, soprattutto, la crescente «burocrazia»: una parola che nel corso del 2024 è diventata il simbolo della protesta che ha unito i contadini di mezza Europa, esasperati da una lunga serie di imposizioni introdotte da Bruxelles come corollario del Green Deal. A suo modo (e con molti distinguo) quella protesta è poi arrivata anche in Svizzera. Qualcuno ricorderà il cartello di Airolo rovesciato all’ingresso del paese con appesi gli stivali.
«Cambiare si può»
Oggi le acque si sono calmate. Qualche passo avanti sul tema «burocrazia» è stato compiuto, almeno in Ticino, dove la Sezione dell’agricoltura della Divisione dell’economia ha elaborato alcune misure a sostegno del settore agricolo. «Dopo aver incontrato gli agricoltori e ascoltato le loro richieste, abbiamo elaborato dodici misure per sostenerli ulteriormente», spiega da noi contattato il capo sezione Daniele Fumagalli. «Alcune richieste sono state formulate direttamente durante la Camera agraria e le assemblee delle diverse associazioni agricole, mentre altre sono frutto dell’iniziativa interna del Dipartimento, in risposta al dibattito pubblico sul tema», aggiunge Fumagalli. «Alcune misure sono già effettive mentre altre sono in fase di implementazione, come ad esempio quelle che necessitano di una modifica del regolamento cantonale di applicazione della Legge sull’agricoltura». Nel concreto, le novità riguardano la possibilità, per esempio in ambito di pagamenti diretti, «di non dover stampare e inviare anche per posta ordinaria i moduli già inoltrati online; oppure la riduzione di alcune formalità, accettando anche semplici scambi di corrispondenza cartacea o elettronica come prova della gestione dei terreni».
«Controlli eccessivi»
«Qualcosa è stato fatto. Certamente è positivo che il Cantone si sia mosso: le 12 misure rappresentano un primo passo. Adesso, però, sarebbe necessario aggiungerne altre 30», chiosa da noi raggiunto Pedrini. Senza troppi giri di parole (ma senza voler sminuire il lavoro svolto) il presidente dei contadini ticinesi aggiunge: «Non abbiamo risolto i problemi dell’agricoltura, anche perché le imposizioni maggiori arrivano da Berna». Pedrini indica il progetto Digiflux come il vero punto dolente che andrebbe bloccato a livello nazionale. A seguito del no popolare all’iniziativa sui pesticidi, il Parlamento ha infatti deciso di sottoporre a dichiarazione obbligatoria l’uso di prodotti fitosanitari, foraggi e mangimi. «Saremo controllati in tutto e per tutto: dalle calze che indossiamo allo shampoo». Iperbole a parte, secondo Pedrini, il progetto rappresenta un ottimo esempio di come l’attività agricola sia sottoposta a un numero crescente di regole, controlli, marchi, timbri e certificazioni. «È chiaro che tutto questo apparato amministrativo rappresenta un onere aggiuntivo, in termini di tempo e di costi di gestione, che alla fine riduce la resa economica di un’azienda e, quindi, anche il reddito».
Oneri e differenze
E qui torniamo al tema iniziale, rivendicato anche dall’Unione contadini a livello svizzero: «La soluzione è semplice: occorre vendere i prodotti a prezzi migliori, oppure ridurre i costi di produzione che sono legati, in parte, alla burocrazia». Pedrini spiega: «La burocrazia che contestiamo è quella che ci obbliga a riempire formulari su formulari. Sono le regole che cambiano in continuazione». In questo senso - precisa ancora Pedrini - «c’è una bella differenza tra la burocrazia contestata dagli agricoltori in Europa e quella criticata in Svizzera. In Europa i contadini contestano l’introduzione di norme ecologiche, vincolate al versamento degli aiuti, che in realtà la Svizzera ha introdotto da oltre vent’anni». A livello federale, i contributi vengono infatti versati prendendo in esame aspetti come i metodi di lavorazione delle superfici, il promovimento della biodiversità (quasi il 20% delle superfici agricole) e il benessere degli animali. «Il 70% dei pagamenti diretti è legato a questi aspetti» che fanno della Svizzera un Paese all’avanguardia a livello di norme ecologiche. «La monocoltura del mais, per esempio, in Svizzera è proibita da 30 anni». Pedrini riconosce che la rotazione delle colture ha avuto effetti positivi, avendo contribuito a ridurre la diffusione di parassiti e malattie. «Anche le superfici dedicate alla biodiversità hanno avuto un impatto favorevole - spiega Pedrini -. Tuttavia se si spinge troppo su questi aspetti ambientali, si rischia di compromettere la produttività delle aziende agricole: serve quindi buon senso per coniugare sostenibilità e redditività».
Progetto sentinella
Tra le misure messe a punto dalla Sezione dell’agricoltura c’è anche il progetto sentinelle. «L’idea è di creare una rete di agricoltori volontari con una formazione minima per riconoscere i segnali di disagio psicologico, stress prolungato o situazioni critiche tra i colleghi e contribuire così a indirizzarli verso un supporto adeguato», spiega Alice Ambrosetti, neopresidente dell’Associazione delle donne contadine ticinesi. «Quella del contadino non è una professione qualunque. Assorbe l’intera vita, e se c’è qualcosa che non va, non puoi staccare».
Senza voler ingigantire il problema, i dati a livello europeo e nazionale evidenziano una tendenza chiara. Secondo uno studio di Agroscope e della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo del 2017, gli agricoltori sono infatti colpiti da burnout (nel caso più estremo dal suicidio) con una frequenza maggiore rispetto alla media della popolazione. Determinanti, nello sviluppo di un esaurimento di questo tipo, sono la situazione finanziaria dell’azienda, lo stato generale di salute, la mancanza di tempo libero, il trovarsi spesso sotto pressione e la stretta interdipendenza tra lavoro e famiglia, con i conflitti che ne derivano. «Questo progetto è nato dalla base. Ciò significa che un certo malessere esiste». Non si tratta di sostituirsi agli psicologi, spiega ancora Ambrosetti: «Vogliamo creare una rete di aiuto reciproco in grado di intercettare i segnali di disagio». Il passo successivo, ancora in fase di definizione, riguarda le modalità di intervento: «Potrebbe avvenire attraverso i servizi psicosociali del Cantone, l’UCT o la Sezione agricoltura. Stiamo ancora valutando la soluzione più adatta».
«Ora si tenga fede»
Più in generale, sulle misure adottate dalla Sezione dell’agricoltura, Ambrosetti parla di «snellimento positivo». «Alcune di queste proposte sono molto concrete, mentre altre rappresentano una dichiarazione d’intento su cui sarà importante vigilare. Per esempio, il fatto che il Cantone ha promesso maggiore dialogo tra i vari uffici». Molto dipende dalle pratiche imposte a livello federale, rilancia Ambrosetti: «L’intervento del Cantone è sicuramente un buon segnale: l’auspicio è che si prosegua tenendo fede ai propositi». Tra l’altro, conclude Ambrosetti, «il carico amministrativo è uno dei fattori di rischio di burnout per la categoria».
La lista delle 12 misure
1. Snellire le procedure: in situazioni urgenti, come danni da alluvione, autorizzare subito i lavori senza richieste individuali.
2. Eliminare le doppie formalità: evitare di dover inviare anche in formato cartaceo i documenti già trasmessi online.
3. Accettare anche scambi scritti informali (lettere o email) come prova per la gestione dei terreni.
4. Accelerare i processi: migliorare la comunicazione tra agricoltori e uffici per ottenere le informazioni chiave.
5. Favorire il dialogo: permettere di chiedere una rivalutazione delle decisioni all’autorità che le ha prese, senza dover fare ricorso formale.
6. Più tempo per reagire: estendere da 15 a 20 giorni il termine per presentare un reclamo.
7. Non ripetere le stesse informazioni: migliorare lo scambio interno di dati.
8. Progetto sentinelle (vedi articolo a lato).
9. Sensibilizzare i cittadini: aiutare gli agricoltori a comunicare il valore della loro attività.
10. Raccogliere idee e suggerimenti in modo sistematico durante gli incontri.
11. Prevenire il sovraindebitamento: consentire la compensazione tra i pagamenti diretti e i debiti agricoli con BancaStato.
12. Collaborare con le associazioni: rafforzare il confronto con le organizzazioni agricole.