Meno carburante e prezzi più alti: il peso degli attacchi ucraini contro le raffinerie russe
Kiev lo scorso anno ha più volte preso di mira il petrolio russo. Gli ucraini, infatti, hanno effettuato almeno 81 attacchi con droni contro raffinerie e depositi di carburante. I raid hanno portato all’interruzione della produzione e costretto il Cremlino a riconsiderare le modalità di protezione dei siti energetici critici.
È quanto emerge da una inchiesta della BBC News Russian, la quale ha approfondito l'impatto degli attacchi ucraini sul settore energetico russo e sui prezzi del carburante.
Stando al reportage, nel 2024 i droni ucraini hanno effettuato almeno 81 attacchi contro raffinerie di petrolio e depositi di carburante in Russia, nella Crimea e nei territori occupati. Circa il 20% di tutti gli attacchi, secondo le stime della BBC, sono avvenuti nella regione di Krasnodar, otto nella regione di Rostov, sei nella regione di Belgorod e dieci nelle regioni di Oryol e Volgograd. In almeno 64 casi sono stati provocati incendi.
Mentre inizialmente gli attacchi si concentravano contro raffinerie che rifornivano il mercato interno russo, a partire dalla primavera, Kiev ha iniziato a concentrarsi su strutture essenziali per la logistica militare. Nella seconda metà dell'anno, poi, il numero di raid è calato drasticamente. Questo perché, stando al Financial Times, i funzionari statunitensi hanno chiesto a Kiev di smettere di colpire le infrastrutture energetiche russe, temendo un aumento dei prezzi globali del petrolio, nonché ritorsioni da parte di Mosca.
Tuttavia, gli attacchi dei droni hanno causato diversi problemi al settore energetico russo: la produzione di benzina e gasolio è diminuita, mentre i prezzi del carburante sono aumentati.
Lo scorso anno è calata pure la redditività del settore: le aziende che producono benzina e gasolio stanno guadagnando meno a causa degli alti costi di riparazione delle infrastrutture danneggiate, un processo reso ancora più difficile dalle sanzioni occidentali.
Secondo la Reuters, gli attacchi ucraini e le sanzioni hanno «bloccato» 41,1 milioni di tonnellate, ovvero più del 12% della capacità produttiva totale della Russia. Di conseguenza, i volumi di raffinazione del petrolio nel 2024 sono scesi ai livelli più bassi degli ultimi 12 anni.
Nel tentativo di nascondere il danno economico, il Ministero dell'Energia russo ha smesso di pubblicare le statistiche sulla produzione di benzina, citando preoccupazioni sulla «sicurezza delle informazioni» di fronte all'ondata di attacchi di droni alle raffinerie. Tuttavia, i dati ancora disponibili mostrano che tra gennaio e maggio 2024 la produzione di benzina è scesa del 20%, mentre la produzione di gasolio è scesa dell'11%.
Nell'ultimo anno, poi, i prezzi della benzina sono aumentati del 10,85%, mentre il gasolio è aumentato dell'8,56%. Al 23 dicembre 2024, il prezzo medio della benzina in Russia era di 60,6 rubli (0,58 dollari) al litro, mentre il gasolio era di 69,9 rubli (0,66 dollari). A titolo di confronto, un anno prima, la benzina costava in media 54,6 rubli (0,52 dollari) al litro e il gasolio in media 64,4 rubli (0,61 dollari) al litro.
A fine anno, con il calo degli attacchi ucraini, i prezzi del carburante si sono stabilizzati, ma il Cremlino ha esteso il divieto di esportazione di carburante fino al 31 gennaio 2025. Per evitare ulteriori attacchi, i russi sono corsi ai ripari. Un tribunale, ad esempio, ha imposto al colosso informatico Yandex di bloccare l'accesso a immagini e mappe di una raffineria di petrolio nella regione di Ryazan, a poco più di 200 chilometri dalla capitale Mosca, nel tentativo di «nasconderla». Ma non solo. A inizio anno sono stati schierati più di 50 sistemi missilistici da difesa aerea Pantsir per proteggere le strutture russe dagli attacchi di veicoli aerei senza pilota ucraini. Alcune raffinerie sono state protette pure con reti anti-droni.