Mensa sovraffollata: la Città risponde
«Non è assolutamente nostra intenzione mettere in difficoltà le famiglie, ma richiamarle alla responsabilità». È uno dei passaggi chiave delle risposte della Città (ricevute alle 22.46 di ieri, quindi impossibili da pubblicare entro i termini per andare in stampa) alle nostre domande sul sovraffollamento della mensa scolastica di Davesco-Soragno. Per riassumere (qui l'articolo completo) il Servizio extrascolastico della Città ha lamentato «un aumento notevole» di bambini provenienti da Cadro, «tanto da arrivare al limite della capienza del pulmino», chiedendo la collaborazione di mamme e papà «per limitare la presenza in mensa dei propri figli alle strette necessità lavorative, essendo il servizio concepito essenzialmente per favorire la conciliabilità lavoro-famiglia». L’ufficio comunale ha garantito che «nessun bambino verrà escluso dal servizio», riservandosi tuttavia la possibilità, se la situazione non migliorerà, di «riesaminare le richieste d’iscrizione in base all’orario di lavoro e alle percentuali segnalate al momento della registrazione» e di effettuare «controlli puntuali per assicurare che la frequenza in mensa sia mantenuta allo stretto necessario». Uno scritto, questo, che non è stato gradito da diversi genitori (la Città, tuttavia, precisa che solo una famiglia su quaranta si è rivolta agli uffici comunali per lamentarsi della comunicazione).
La questione del trasporto
Nella sua presa di posizione, firmata dalla responsabile dei Servizi extrascolastici Eugenia Converso, l'autorità comunale premette che nonostante a inizio anno vengano spesso presi degli accorgimenti per ottimizzare i costi legati a potenziali aumenti su alcune sedi e a diminuzioni su altre, il problema non è di facile soluzione. «Mentre l'impatto sul personale educativo ed inserviente è più facile da gestire, potendo lavorare su eventuali spostamenti tra sedi, l'aumento dei bambini ha un impatto considerevole», in particolare sul trasporto. «Il numero massimo di bambini previsto sui pulmini scolastici è di 29, quindi l'aumento anche solo di un bambino giornalmente può portare a duplicare il costo del trasporto (minimo 160 franchi al giorno). Se l'aumento è costante e giustificato, apportiamo le dovute modifiche, ma se si tratta solo di uno o due allievi al giorno che, come è il caso di Cadro, non frequentano con regolarità, la questione diventa complessa da gestire. Non possiamo infatti annullare un trasporto all’ultimo minuto, e non avrebbe senso avere un pulmino vuoto che circola inutilmente». Lo stesso discorso vale per la mensa. «Se l’aumento giustifica un potenziamento di spazi, si cerca velocemente di trovare una soluzione, ma se si potenzia per poi trovarsi con una sede mezza vuota o un pulmino che circola inutilmente, a nostro avviso è uno spreco di fondi pubblici: e i cittadini non ne sarebbero soddisfatti».
Per eccesso o per difetto?
Detto della difficoltà oggettiva di quantificare la domanda e organizzare di conseguenza il servizio, chiedevamo alla Città se nell’ottica di una maggiore conciliabilità lavoro-famiglia (che è anche una delle linee direttive della Città: «Il Municipio sostiene la conciliabilità famiglia-lavoro tramite un adeguamento delle strutture extrascolastiche» e «adatta l’attività del doposcuola e della scuola dell’infanzia a orario prolungato in base alle necessità») non sia meglio sbagliare per eccesso (cioè accettando più bambini del dovuto) che per difetto. «Non si mai trattato di andare per «difetto», dal momento che nessuna famiglia che risponde ai criteri di ammissione è stata esclusa dal servizio. Per offrire ai genitori una pianificazione delle presenze estremamente flessibile e andare incontro a quelli che lavorano a turni, il sistema non prevede una limitazione dei giorni di frequenza, ma viene lasciato libero accesso in tutti i giorni della settimana indistintamente, senza limiti basati sulla percentuale lavorativa dei genitori. Questa flessibilità - prosegue la Città - si basa su un rapporto di fiducia col cittadino, che usufruisce di un servizio pubblico atto a promuovere la conciliabilità lavoro-famiglia, e sul rispetto della sfera privata, non entrando nello specifico dell'organizzazione famigliare».
Le rette non bastano
Entrando invece nello specifico del caso di Davesco, «è stata richiesta la collaborazione dei genitori per cercare di capire se l'aumento dei bambini era dettato da un’esigenza lavorativa da considerare come stabile, prima di attuare un potenziamento del trasporto: non è assolutamente nostra intenzione mettere in difficoltà le famiglie, ma richiamarle alla responsabilità, coscienti che il servizio viene pagato per buona parte dall'amministrazione pubblica - le rette, pagate in funzione del reddito, non coprono le spese - e che deve rispondere realmente alle esigenze di conciliabilità. Non è nemmeno nostra intenzione fare controlli mirati, poiché minerebbe il rapporto di fiducia che teniamo a mantenere con la cittadinanza».
Più di mille iscritti
La Città tiene ad aggiungere che i suoi servizi extrascolastici «sono gli unici in tutto il Cantone a garantire una piena flessibilità nell’iscrizione giornaliera: tutte le altre realtà sono molto più rigide, con l'iscrizione che va effettuata con largo anticipo per permettere di dimensionare il servizio in base alle necessità dichiarate dalle famiglie ed è vincolante per tutta la durata dell’anno scolastico». Allo scorso 28 agosto gli scritti a Lugano erano 1.042, mentre lo scorso anno scolastico si era chiuso con 1.104 iscritti. «Sono numeri importanti che mostrano una tendenza all’aumento e che non ci permettono di svolgere dei colloqui con ogni famiglia. Abbiamo tuttavia un centralino aperto tutte le mattine e rispondiamo con celerità alle e-mail dei genitori. Oltre a questo, in ogni sede, chiediamo al personale educativo di mantenere un legame con le famiglie, organizzando diversi momenti di aggregazione come le porte aperte, una panettonata, ecc. Vengono anche proposti dei colloqui quando le famiglie lo richiedono, oppure quando il personale ritiene che sia necessario approfondire alcune tematiche nell’ottica del benessere dei bambini».
E i bambini?
Rimane aperta una domanda, quella che riguarda i bambini: se alcuni venissero esclusi, come prenderebbero il fatto di non potersi più aggregare ai loro compagni?