Migliaia di pesci morti sulle spiagge del Giappone, cosa succede?
Da alcuni giorni le impressionanti immagini di migliaia di pesci morti sulle coste giapponesi stanno facendo il giro del web e non è ancora chiaro cosa abbia provocato una simile strage ittica. Le autorità giapponesi hanno ammesso di brancolare nel buio, nonostante ci siano alcune ipotesi.
Lo scorso 7 dicembre circa 1.200 tonnellate di sardine (Sardinops sagax) e sgombri giapponesi (Scomber japonicus) sono state rinvenute galleggianti nelle acque costiere e sulla spiaggia di Hakodate, località dell’isola settentrionale di Hokkaido: una coltre argentata sull’acqua che si estendeva per più di un chilometro. Le autorità locali hanno chiesto alla popolazione di non recuperare i pesci, per venderli o mangiarli.
Ma non è tutto: ieri, una settimana dopo la strage di Hakodate, altre circa 40 tonnellate di sardine sono state osservate al largo di Nakiri, città costiera occidentale, a migliaia di chilometri a sud di Hokkaido. I pescatori locali - spiega il Guardian - hanno recuperato i pesci morti, temendo che le loro carcasse, decomponendosi, potessero abbassare il contenuto di ossigeno dell’acqua e danneggiare l’ecosistema marino circostante. Uno dei pescatori, attivo nell’area da 25 anni, ha spiegato di non aver mai visto nulla del genere, anche perché quel tipo di pesce, chiamato sappa, non è tipico della zona. La sua presenza, secondo il pescatore, potrebbe essere un indizio di come l'ambiente marittimo del Giappone stia cambiando.
Possibili cause
Al momento gli esperti ipotizzano che sardine e sgombri, esausti a causa della mancanza di ossigeno, perché si muovevano in un banco densamente affollato, potrebbero essere stati trascinati dalle onde dopo essere stati inseguiti fino allo sfinimento da altri pesci predatori. Ma un evento del genere può essere legato anche a un improvviso calo della temperatura dell’acqua, che può causare uno shock termico nei pesci. Sardine e sgombri sono soliti compiere migrazioni stagionali e potrebbero aver incontrato una zona dell'oceano in cui la temperatura si è fatta troppo rigida.
Finora, come detto, nessuno è stato in grado di fare chiarezza. I funzionari della pesca giapponesi hanno fatto sapere che sono stati raccolti campioni di acqua di mare che verranno esaminati per scoprire la causa delle stragi.
L'ipotesi Fukushima è credibile?
Sui social hanno iniziato a circolare teorie complottiste e, anche su alcuni siti di informazione, sono stati fatti collegamenti tra l’ecatombe di pesci e lo sversamento delle acque trattate dalla centrale nucleare di Fukushima. Queste ipotesi sono state fortemente criticate dai funzionari del governo di Tokyo, che hanno fatto notare come i pesci siano morti quasi quattro mesi dopo che l’impianto ha iniziato a scaricare acqua contaminata nell’Oceano Pacifico. Un piano, questo, approvato dall’Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), secondo cui lo sversamento avrebbe avuto «un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull'ambiente». Inoltre, l'agenzia per la pesca giapponese ha fatto sapere che non sono state riscontrate anomalie nei risultati delle indagini di monitoraggio dell'acqua dall'impianto di Fukushima.
La Cina, fin da subito, si era opposta al rilascio dell’acqua trattata, imponendo un divieto sui prodotti ittici giapponesi. Il Paese del Dragone era però stato accusato di ipocrisia poiché i suoi stessi impianti nucleari pompano abitualmente acque reflue con livelli di trizio più elevati di quelli riscontrati negli scarichi di Fukushima.