Confine

«Minacce e intimidazioni dalla polizia svizzera», ma il caso si sgonfia

La denuncia di una donna di Fino Mornasco a La Provincia: alla base «una sportellata» in un posteggio di Chiasso – L'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini e la polizia cantonale ridimensionano quanto accaduto
© Shutterstock (foto indicativa)
Jenny Covelli
06.12.2022 19:15

«Ha dell'incredibile la vicenda che la signora Katia ha raccontato per iscritto e con dovizia di dettagli al nostro giornale». Inizia così l'articolo de La Provincia in cui una donna di Fino Mornasco (provincia di Como) denuncia quello che, a suo dire, sarebbe stato un trattamento assurdo subito dalla polizia ticinese, con tanto di «minacce e intimidazioni».

I fatti così come raccontati

La donna ha raccontato l'accaduto al giornale di confine, con copia all'ambasciata italiana a Berna e al Consolato Generale d'Italia a Lugano. Nella sua versione, i fatti sarebbero avvenuti nel posteggio dello Stadio del ghiaccio di Chiasso e coinvolgerebbero lei, la sorella e la nipote di 10 anni. Aprendo lo sportello dell'auto, quest'ultimo «si sarebbe appoggiato senza urto» alla portiera del veicolo parcheggiato accanto, con targhe ticinesi. A quel punto la proprietaria «svizzera» avrebbe dato in escandescenze, «con epiteti razzisti e offese contro gli italiani», oltre ad annotarsi la targa italiana. Le tre sarebbero quindi salite in auto per tornare a casa, ma sarebbero state fermate in dogana. «Ci hanno tradotte in caserma, tenute oltre due ore in custodia piantonate da più agenti, minacciandoci per le conseguenze penali date dal fatto di aver causato un incidente e di esserci poi date alla fuga». La storia si conclude (sempre stando al racconto) con una constatazione amichevole «compilata dalla polizia ticinese con imprecisioni varie, dichiarazioni false e dati della minore dati in copia ai cittadini svizzeri», che le donne avrebbero firmato «a fronte di possibile arresto immediato». «La sportellata», com'era prevedibile, ha macinato commenti su commenti sulla pagina Facebook de La Provincia.

Come sono andate realmente le cose?

Cosa è successo realmente quel giorno (la data non viene menzionata nell'articolo italiano)? Non essendo in contatto con le persone coinvolte, il CdT non è in grado di ricostruire quanto accaduto a Chiasso, ma ha chiesto una presa di posizione alle autorità. L'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha precisato che l’intervento si è limitato al fermo, «su segnalazione», dell’auto in uscita al valico di Chiasso e alla consegna degli occupanti alla polizia cantonale per competenza e per il proseguimento del caso.

Una pattuglia della polizia cantonale, in effetti, è intervenuta martedì 29 novembre (ecco la data, ndr.) a Chiasso per la constatazione di un incidente della circolazione stradale. L'intervento, chiarisce il Servizio comunicazione, è avvenuto in base alla segnalazione che uno dei due veicoli coinvolti si era allontanato. Dopo il fermo di quest’ultima vettura in dogana, «le parti sono confluite presso il vicino Posto di Gendarmeria dove è stata effettuata la constatazione secondo la prassi corrente». Il tutto ha richiesto «il tempo necessario per questo genere di fattispecie».

Mistero svelato, dunque, e caso ridimensionato.

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