L'intervista

«Modello di business senza eguali, per me un’esperienza arricchente»

A tu per tu con Gabriele Gendotti, presidente uscente del Consiglio della SUVA
©Chiara Zocchetti
Roberto Giannetti
14.06.2024 23:45

Gabriele Gendotti, dopo sei anni e mezzo, lascia la presidenza del Consiglio della SUVA, l’assicurazione contro le conseguenze di malattie e infortuni professionali e non professionali. Il passaggio coincide con la pubblicazione dei dati annuali. Abbiamo colto l’occasione per porgli alcune domande.

Come valuta l’attività della SUVA nello scorso anno? Quali sono state le sfide principali nel corso del 2023?
«Nel 2023 la SUVA ha conseguito un risultato d’esercizio positivo di 309 milioni di franchi. La situazione finanziaria è solida, per questo il Consiglio della SUVA ha deciso di continuare a versare agli assicurati le eccedenze sui redditi da capitale realizzate negli anni precedenti. Ciò significa per il 2025 una nuova riduzione del 20% dei premi netti sia nell’assicurazione infortuni professionali sia nell’assicurazione infortuni non professionali, quota che equivale a un’assegnazione agli assicurati di circa 730 milioni di franchi. Inoltre, nel 2023 sono stati consolidati i processi di lavoro automatizzati nella gestione dei casi. Passi avanti anche nella riorganizzazione e armonizzazione gestionale delle cliniche di Bellikon e Sion, dal 2022 con un unico CEO, a sostegno di cure efficienti e del rientro professionale delle persone infortunate».

Lei ricopre il ruolo di presidente del Consiglio della SUVA da ormai sei anni e mezzo e quest'anno lascerà la carica. Come è cambiata la SUVA in questi anni?
«Oggi la SUVA è un’azienda moderna, finanziariamente solida e attrezzata per affrontare i necessari cambiamenti e le innovazioni. Sono sicuro quindi che il suo futuro non potrà che essere positivo».

La SUVA funziona bene e non è oggetto di grandi discussioni come il sistema delle casse malati. Vede delle caratteristiche della SUVA che potrebbero essere utilizzate anche nel sistema dell’assicurazione malattia?
«Un confronto diretto non è possibile, al di là del fatto che l’assicurazione contro gli infortuni e l’assicurazione malattia sono regolate da basi legali diverse: la LAMal per la cassa malati e la LAINF per l’assicurazione contro gli infortuni. Sarebbe auspicabile, ma purtroppo non possibile, adottare in qualche modo una specie di modello SUVA all’assicurazione malattia».

Nel corso della sua presidenza si è raggiunto un importante successo: i premi della SUVA non sono mai stati così bassi dall’introduzione della nuova LAINF nel 1984. A cosa è dovuto questo calo dei premi?
«Dal 2020 i nostri assicurati beneficiano di una riduzione dei premi. Anche l’anno prossimo raggiungeranno un nuovo minimo storico dall’introduzione della LAINF nel 1984. In un periodo in cui tutto diventa più caro, mi sembra davvero una buona notizia. A questo risultato hanno contribuito da un lato le misure nell’ambito della sicurezza sul lavoro e nel tempo libero, penso ad esempio al tasso infortunistico sul lavoro, che nell’ultimo decennio è sceso del 10%. Dall’altro, la SUVA ha potuto corrispondere ai suoi assicurati le eccedenze sui redditi da capitale sotto forma di riduzione dei premi. È un fatto positivo non solo per i nostri assicurati ma anche per la piazza produttiva svizzera, che ha potuto beneficiare di uno sgravio del 30% sui costi salariali accessori».

Quali sono esattamente i compiti del Consiglio della SUVA?
«Il Consiglio della SUVA è l’organo direttivo supremo dell’azienda e definisce essenzialmente gli obiettivi strategici e i mezzi per il loro raggiungimento. Delinea anche i principi per la determinazione dei premi e per la politica del personale. Nomina inoltre la Commissione del Consiglio della SUVA e le tre commissioni Controllo delle finanze, Immobili e Assicurazione militare. Nella Commissione del Consiglio della SUVA e nelle commissioni, le parti sociali sono rappresentate in modo paritetico accanto ai rappresentanti della Confederazione. I membri del Consiglio della SUVA vengono eletti per quattro anni. Otto di loro rappresentano la Confederazione, 16 le organizzazioni dei lavoratori e 16 le organizzazioni padronali».

Nel 2020 un’iniziativa parlamentare mirava ad abolire il monopolio parziale della SUVA per aprire il settore al libero mercato. Il Consiglio della SUVA, la Direzione e io ci siamo adoperati con decisione e abbiamo svolto molti colloqui, riuscendo nel nostro intento: il Parlamento ha respinto l’iniziativa

Come cambia il mondo del lavoro in Svizzera? Quali nuovi tipi di infortunio si stanno profilando?
«Aumenta l’automazione e la digitalizzazione nelle aziende. Sono aumentate le attività di ogni genere legate al tempo libero. Riscontriamo di conseguenza un calo degli infortuni professionali, a riprova degli effetti positivi delle campagne di prevenzione, mentre si constata un aumento degli infortuni nel tempo libero».

Vede la necessità di riformare la SUVA?
«Nel 2020 un’iniziativa parlamentare mirava ad abolire il monopolio parziale della SUVA per aprire il settore al libero mercato. Il Consiglio della SUVA, la Direzione e io ci siamo adoperati con decisione e abbiamo svolto molti colloqui, riuscendo nel nostro intento: il Parlamento ha respinto l’iniziativa, convinto della validità del modello SUVA. Non possiamo tuttavia escludere il rischio che il monopolio parziale venga rimesso in discussione. Per questo non bisogna stancarsi di convincere la politica e l’opinione pubblica che il modello SUVA è prezioso e ha solide basi. E che è necessario costituire delle riserve per essere in grado di versare tutte le prestazioni a lungo termine a favore degli assicurati».

Quali i punti di forza della SUVA?
«Il modello di business della SUVA è senza uguali, poiché si basa su una conduzione improntata al partenariato sociale. Senza questa modalità di conduzione sarebbe molto difficile e anche più dispendioso convincere le imprese ad attuare soluzioni o misure, se queste non fossero condivise dalle associazioni padronali e dei lavoratori. Le soluzioni devono essere accettate, altrimenti non sono soluzioni, bensì ordini. Da 106 anni la SUVA dimostra che un’organizzazione fondata sul partenariato sociale ha successo. Un altro vantaggio è il fatto che non persegue scopi di lucro ed è finanziariamente autonoma, pertanto non riceve sussidi che sono vincolati a condizioni o interessi di terzi. Il modello SUVA è in perfetta sintonia con una mia personale convinzione, che consiste nell’abbinare l’indipendenza finanziaria alla responsabilità sociale».

Lei giunge alla fine del suo mandato. Come giudica l’esperienza che ha vissuto alla SUVA?
«L’esperienza vissuta alla SUVA, come lo era già stata quella fatta come presidente del Fondo nazionale per la ricerca (FNS), è stata molto arricchente, mi ha permesso di conoscere da vicino e di applicare in maniera rigorosa le regole di una corporate governance virtuosa. Ho conosciuto persone interessanti, preparate, con modalità di lavoro e capacità straordinarie di conduzione e di controllo di un’impresa. Ho apprezzato l’assenza delle beghe «alla ticinese» che frenano e ritardano riforme e investimenti indispensabili per stare al passo con i tempi».