Lugano

Molino, crolla anche il decreto d’abbandono

La Corte ha accolto il reclamo: i fatti che hanno portato alla demolizione dell'ex Macello devono essere ulteriormente chiariti – L’avvocato dell’Associazione ALBA Costantino Castelli: «L'inchiesta è stata carente» – Foletti: «Non è possibile metterci un anno e mezzo»
© CdT/ Chiara Zocchetti

La demolizione dell'ex Macello torna a far parlare di sé. La Corte dei reclami penali (CRP) ha infatti accolto il reclamo – rinviando gli atti al Ministero Pubblico – contro il decreto di abbandono emesso dal procuratore generale Andrea Pagani.

Con riferimento al procedimento penale che ruota intorno allo sgombero degli spazi già occupati da Addio Lugano Bella Associazione C.S.O.A Il Molino e alla demolizione, a fine maggio 2021, di uno stabile facente parte del complesso edilizio dell'ex Macello di Lugano, si ricorda che lo scorso 9 dicembre 2021 il Procuratore generale Andrea Pagani aveva intimato alle parti un decreto di abbandono in relazione alle ipotesi di reato di abuso di autorità (art. 312 CP), di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell'arte edilizia (art. 229 CP), di infrazione alla Legge federale sulla protezione dell'ambiente (art. 60 LPAmb) e di danneggiamento (art. 144 cpv. 1 CP).

Contro la decisione, il rappresentante dell'accusatrice privata aveva inoltrato reclamo alla Corte dei reclami penali (CRP). Reclamo che è stato accolto rinviando gli atti al Ministero Pubblico, affinché chiarisca ulteriormente i fatti che hanno avuto come conseguenza la suddetta demolizione immobiliare. 

Gli approfondimenti probatori verranno esperiti dal Ministero Pubblico secondo le indicazioni dell'Istanza superiore che impongono l'allestimento di un piano istruttorio da definire per garantire il diritto al contradittorio delle parti.

«L'inchiesta è stata carente»

Da noi contattato l’avvocato dell’Associazione ALBA Costantino Castelli ha espresso soddisfazione per la decisione della Corte dei reclami penali, ma «avendo ricevuto io stesso poco fa le 93 pagine della sentenza» non ha ancora logicamente avuto il tempo per studiarla nel dettaglio. A caldo afferma che «l’esito del ricorso conferma che l’inchiesta è stata carente e non ha accertato le responsabilità di quella demolizione. Come abbiamo fatto notare, mancano accertamenti su determinate circostanze che ora devono essere fatti al fine di chiarirle».

«Ci hanno messo un anno e mezzo per arrivare a questa conclusione»

Premettendo di non aver ancora ricevuto la decisione, il sindaco Michele Foletti preferisce non commentarla in modo specifico. «Dobbiamo capire su quale aspetto in particolare andranno effettuati dei nuovi accertamenti». Una considerazione però vuole farla. «Quello che mi disturba, come cittadino più che come politico, è che ci hanno messo un anno e mezzo per arrivare a questa conclusione. Non si fa. Abbiamo le macerie ancora sotto sequestro, che quindi non possiamo spostare, e un progetto di riqualificazione di tutto il comparto dell’ex Macello che è pronto, ma non può partire, nonostante la variante di Piano regolatore sia stata approvata dal Governo. Un progetto per i giovani».

Ora, con tutta probabilità, il tema tornerà a dominare il dibattito. «Di sicuro, e poi prevedo manifestazioni… In più, tutto il lavoro fatto nei mesi scorsi per imbastire un discorso sulla cultura "dal basso" e la necessità di nuovi spazi, rischia di andare sprecato».

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