Il caso

A Bucha anche stupri e violenze sessuali

«I soldati hanno detto loro che le avrebbero violentate fino al punto che non avrebbero mai più desiderato un contatto sessuale con un uomo»
Jenny Covelli
13.04.2022 12:09

Cadaveri di civili per strada. Fosse comuni, con mani e piedi che spuntavano dal terreno. Il corpo senza vita di un anziano con accanto la sua bicicletta. Il giardiniere comunale dentro la sua automobile schiacciata da un carro armato. Un’auto sulla quale era scritto “bambini”, sul tettuccio legato un nastro di stoffa bianca, crivellata di colpi. Corpi con fori di proiettile alla nuca. Sono solo parte delle orribili immagini arrivate da Bucha. «Sono stati omicidi mirati, esecuzioni contro i civili», ha raccontato al CdT Ilario Piagnerelli, inviato speciale di Rainews24. Si parla di «crimini di guerra». Ma l'orrore non ha fine. La BBC ha raccolto le testimonianze di donne ucraine che avrebbero subito stupri e violenze sessuali da parte di soldati nei giorni in cui occupavano la città a nord di Kiev. 

La prima a parlare è Anna, 50 anni. Il 7 marzo si trovava a casa quando un soldato - «giovane, magro, combattente ceceno alleato con la Russia» - ha fatto irruzione. «Sotto la minaccia delle armi, mi ha condotta in una casa vicina. Lì mi ha ordinato "togliti i vestiti o ti sparo". Poi ha iniziato a violentarmi». Sarebbero stati altri quattro soldati, forse un'unità separata di soldati russi, a portarlo via e a porre fine a quel calvario. Ma non era finita. Anna, tornata a casa, ha trovato suo marito ferito, gli avevano sparato all'addome. «Aveva tentato di corrermi dietro per salvarmi, ma è stato colpito da una scarica di proiettili». Due giorni dopo è deceduto. Alla BBC la donna ha raccontato che i soldati che l'hanno salvata sono rimasti nella sua abitazione per qualche giorno, minacciandola armi alla mano. «Si sballavano e spesso erano ubriachi». Prima di Anna lo stesso uomo avrebbe violentato e ucciso con un taglio alla gola una sua vicina di casa, 40 anni. Nella camera da letto dei vicini, che ora sembra una stanza dell'orrore. C'è sangue ovunque.

Un'altra storia proviene da un villaggio a 50 km a ovest di Kiev. «Il 9 marzo soldati dell'esercito russo sono entrati in casa di una coppia di trentenni e del loro bambino piccolo. L'uomo ha cercato di proteggere la moglie e il figlio, così gli hanno sparato», ha raccontato il capo della polizia, Andrii Nebytov. «In seguito, due soldati hanno violentato ripetutamente la donna. Se ne andavano e poi tornavano. Sono tornati tre volte. Hanno minacciato che se avesse opposto resistenza, avrebbero fatto del male al suo bambino». Quando se ne sono finalmente andati, hanno bruciato la casa e sparato ai cani della famiglia. «Quando siamo tornati lì, tra le macerie, erano ormai rimasti solo pochi segni di una precedente vita pacifica. La bicicletta di un bambino, un cavalluccio a dondolo, il guinzaglio di un cane e una scarpa invernale da uomo». Il padre di famiglia era stato seppellito nel giardino dei vicini, ma è stato riesumato. «Vogliamo portare tutti questi casi davanti ai tribunali internazionali».

La mediatrice per i diritti umani Lyudmyla Denisova sta documentando casi simili. «Almeno 25 ragazze e donne tra i 14 e i 24 anni sono state sistematicamente violentate nella cantina di una casa a Bucha, dove avevano trovato rifugio. Nove di loro sono incinte - ha raccontato -. I soldati russi hanno detto loro che le avrebbero violentate fino al punto che non avrebbero mai più desiderato un contatto sessuale con un uomo. Per evitare che nascano altri piccoli ucraini». Tante segnalazioni Denisova le riceve tramite Telegram. «Una donna di 25 anni ha chiamato per dirci che sua sorella, 16.enne, è stata violentata in strada davanti ai suoi occhi. Urlavano "questo succederà a ogni prostituta nazista"».

Per la mediatrice «è impossibile al momento» valutare l'entità dei crimini sessuali commessi durante l'occupazione dell'Ucraina, «perché non tutti sono disposti a raccontare quello che è loro successo. La maggior parte domanda solo un sostegno psicologico, e non possiamo registrarli come crimini se non disponiamo della loro testimonianza». Lo stupro di guerra, usato come un'arma, è un crimine  perpetrato per spezzare la resistenza, infliggere dolore, umiliare e sterminare. «Vorrei chiedere a Putin, perché sta accadendo tutto questo?».

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