La ricorrenza

A cent'anni dalla morte di Gustave Eiffel, Parigi celebra l'«odiosa torre»

Criticata sia durante i lavori sia dopo, al punto che lo scrittore Guy de Maupassant era solito pranzare in uno dei suoi ristoranti poiché era uno dei pochi posti da cui non l'avrebbe vista, con il passare degli anni la Tour Eiffel è diventata un simbolo della città e della grandeur francese
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Marcello Pelizzari
24.12.2023 09:30

Nel febbraio del 1887, mentre dal nulla cominciava a prendere forma la Tour Eiffel, un gruppo di artisti e architetti lanciò una petizione. Per denunciare, anzi denunziare volendo rimanere ancorati allo spirito dell'epoca, l'«odiosa colonna di lamiera imbullonata». No, l'idea di associare un'opera simile a una città come Parigi non piaceva. Di più, la costruzione stessa andava combattuta. Con ogni mezzo. «Immaginate per un momento una torre vertiginosa e ridicola che domina Parigi come una gigantesca ciminiera nera, schiacciando sotto la sua barbara mole Notre Dame, la Tour Saint-Jacques, il Louvre, la Cupola degli Invalidi, l'Arco di Trionfo» scrissero, compatti, pittori, scultori e architetti. «Tutti i nostri monumenti, umiliati, scompariranno in questo sogno orrendo». La storia, evidentemente, avrebbe dato torto a chi – con forza – criticò la Tour Eiffel. Anche perché i parigini, nel senso dei cittadini, abbracciarono subito quella torre così avveniristica e ambiziosa. Contribuendo a farla diventare una delle attrazioni turistiche più popolari al mondo, capace di attirare quasi sette milioni di visitatori all'anno.

Martedì, come riferisce il Times, la cosiddetta Dame de fer conquisterà, una volta di più, la luce dei riflettori. Le autorità, infatti, hanno pensato a una vera e propria festa. Con ospiti d'eccezione e giochi di luce spettacolari. Il motivo? Il centenario della morte di Gustave Eiffel, l'uomo che legò indissolubilmente il suo nome alla costruzione della torre. E che, di riflesso, contribuì a pubblicizzare nel mondo la cosiddetta grandeur francese. Per l'occasione, il monumento sfoggerà una nuova verniciatura – completata questo autunno da una squadra di cordisti, come vengono chiamati gli addetti della torre – avvicinandosi al colore giallo-marrone scelto originariamente da Eiffel nel 1907 e durato per quasi mezzo secolo. 

Alla figura di Eiffel, nel centenario della sua morte, sono stati dedicati documentari e libri. Con un obiettivo paradossale, sulle prime, ma corretto: dissociare l'uomo e l'ingegnere dalla sua opera più famosa o, meglio, fare in modo che di Eiffel si conoscessero anche le altre imprese. «La Torre Eiffel è l'albero che nasconde la foresta delle sue conquiste e di tutto ciò che ha intrapreso» ha dichiarato non a caso Philippe Couperie-Eiffel, pronipote e autore di un nuovo libro su Eiffel. «Costruì ponti, fari e stazioni ferroviarie. È stato l'inventore delle moderne previsioni meteorologiche, perché credeva che il tempo potesse essere previsto. È stato un pioniere dell'aviazione che ha lavorato sull'aerodinamica. Perfezionò i test nella galleria del vento. La prima legge sulla resistenza dell'aria era una legge di Eiffel. Si occupò anche di telegrafia senza fili». Una vita straordinaria, insomma, nonostante Couperie-Eiffel ritenga che il suo illustre antenato sia stato troppo spesso e troppo a lungo sottovalutato dai francesi. «Non è stato dimenticato, ma merita di più» ha dichiarato al quotidiano Ouest-France. «Dovrebbe esserci un museo di Gustave Eiffel».

Il primo lavoro di Eiffel di cui si hanno notizie è un ponte ferroviario sulla Garonna, non molto lontano da Bordeaux, poco dopo essere uscito da una delle migliori scuole di ingegneria francesi. Quindi, fondò la sua società – la Eiffel et Cie – e fu responsabile di oltre sei dozzine di progetti in tutto il mondo. Dal ponte sul Douro al viadotto Garabit nel sud della Francia, passando per l'armatura della Statua della Libertà. Sì, proprio quella. All'apice della sua carriera, quando aveva cinquant'anni, fu incaricato di creare una struttura che facesse da ingresso all'Exposition Universelle, in programma nel centenario della Rivoluzione francese. Lo stesso Eiffel, sulle prime, non era entusiasta della cosa. Più che altro, però, perché nelle intenzioni iniziali degli organizzatori la struttura sarebbe stata smantellata dopo vent'anni. Nonostante ciò, l'ingegnere affrontò il progetto con entusiasmo e soprattutto testa. Fino ad arrivare alla forma che tutti conosciamo della torre.

Certo, all'inizio dei lavori Eiffel si trovò sotto il fuoco incrociato delle critiche. Ma seppe difendere il suo operato. In un'intervista pubblicata lo stesso giorno della petizione anti-torre, l'ingegnere paragonò il progetto alle piramidi egiziane. «La mia torre sarà l'edificio più alto mai eretto dall'uomo» disse, a proposito di grandeur francese. «Non sarà anch'essa grandiosa a suo modo? E perché una cosa ammirevole in Egitto dovrebbe diventare orrenda e ridicola a Parigi?». La torre venne completata nel maggio del 1889, dopo due anni e due mesi dall'apertura del cantiere. Il pubblico, incuriosito, accorse in massa per ammirare l'opera. Sei mesi più tardi, quando l'esposizione si concluse, i visitatori totali vennero stimati in 1,9 milioni. Nei primi giorni, circa 30 mila persone furono costrette a salire i 1.710 gradini fino alla cima poiché gli ascensori non erano ancora funzionanti. Secondo i dati del sito ufficiale, nei 134 anni successivi la torre è stata visitata da circa 300 milioni di persone. Una marea.

Quanto all'edificio più alto del mondo, Eiffel aveva ragione: con i suoi 312,28 metri, per quattro decenni la torre ha dominato il pianeta. A rubarle lo scettro fu il Chrysler Building di New York. Detto dell'altezza, e del successo «commerciale» praticamente immediato, le critiche dell'élite – se così vogliamo chiamarla – continuarono anche a opera conclusa. Lo scrittore Guy de Maupassant derise la torre, etichettandola come una «piramide alta e magra di scale di ferro che si assottiglia in una ridicola forma sottile come una ciminiera di fabbrica». Curiosità: lo stesso Guy de Maupassant, con fare tipicamente francese verrebbe da dire, era solito pranzare in uno dei ristoranti della torre. Non perché amasse le pietanze che vi cucinavano, ma perché era uno dei pochi posti di Parigi da cui non poteva vedere la torre che disprezzava così tanto.

Eiffel, dal canto suo, fu protagonista di uno scandalo finanziario provocato dalla società incaricata di costruire il Canale di Panama. Canale di cui stava progettando e costruendo le chiuse. La sua carriera si interruppe, di colpo, nel 1893. Condannato a due anni di carcere, venne assolto in appello. Si dimise comunque dalla società e dedicò il resto della sua vita ai suoi altri, e innumerevoli, interessi. La torre, in ogni caso, è ancora lì. A testimonianza della bontà del suo lavoro.

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