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L'OMS e l'ONU lanciano l'allarme: «Combattimenti sempre più intensi, nessun posto è sicuro» - Uccisi altri 19 operatori dell'UNRWA - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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14:37
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«Ecco la violenza di Hamas sulle donne»
I corpi delle donne uccise da Hamas il 7 ottobre sono arrivati alla base Shura delle forze di difesa israeliane per essere ricomposti prima della sepoltura: «La nostra unità ha visto cadaveri decapitati, gli arti mutilati. Una giovane donna è arrivata senza gambe, a un'altra era stata mozzata la testa con un grosso coltello da cucina, ancora conficcato nel collo. Le soldatesse erano state colpite, alla vagina o al seno. Sembrava una mutilazione genitale sistematica». E' quanto ha raccontato la riservista dell'esercito Shari Mendes all'evento presso le Nazioni Unite a New York «Hear Our Voices: Sexual and Gender-Based Violence in the 7 October Hamas terror attack».
Shari ha fatto parte delle unità che hanno lavorato alla ricomposizione dei corpi, almeno quelli che non erano stati completamente ridotti in cenere. «Queste donne sono arrivate con gli occhi aperti, la bocca aperta in una smorfia di agonia, i pugni stretti», ha riferito. «Ricordo una ragazza con il braccio e una gamba rotti in così tanti punti che è stato difficile deporla nel sudario. L'intero lato sinistro del corpo era maciullato». La riservista ha spiegato che tutti i cadaveri erano coperti con vestiti diventati stracci intrisi di sangue: «Tra i corpi che non erano bruciati, le teste erano gravemente sfigurate, gli occhi, il viso e il cranio colpiti più e più volte: la mutilazione dei volti sembrava un obiettivo dei terroristi», ha detto Mendes, aggiungendo che nella maggior parte dei casi è stato impossibile mostrare i cadaveri alle famiglie per le condizioni in cui erano ridotti.
Le squadre femminili dell'Idf che hanno preparato i corpi per la sepoltura sono state spesso le ultime a vedere le vittime: «Era importante per noi e per le nostre squadre mostrare a queste donne uccise amore profondo e gentilezza. Le abbiamo tenute nel nostro cuore anche solo per un momento, come se fossero le nostre figlie, le abbiamo amate davvero», ha detto Mendes.
13:44
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«La situazione a Gaza peggiora di ora in ora»
La situazione nella Striscia di Gaza sta peggiorando di ora in ora, con i bombardamenti israeliani che si intensificano nel sud dell'enclave palestinese intorno alle città di Khan Younis e Rafah: lo ha detto ai giornalisti via collegamento video Richard Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a Gaza. Lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito.
«La situazione sta peggiorando di ora in ora», ha affermato Peeperkorn: «I bombardamenti sono intensificati ovunque, anche qui nelle aree meridionali, a Khan Younis e persino a Rafah», ha aggiunto, sottolineando che gli aiuti umanitari che raggiungono Gaza sono «troppo pochi» e che l'Oms è profondamente preoccupata per la vulnerabilità del sistema sanitario nell'enclave densamente popolata mentre sempre più persone si spostano più a sud per sfuggire agli attacchi.
«Saremo testimoni dello stesso schema di ciò che è accaduto nel nord», ha osservato, riferendosi a un'area del nord di Gaza che è stata pesantemente bombardata e quasi tagliata fuori dalle forniture umanitarie.
13:43
13:43
«Uccisi altri 19 operatori dell'UNRWA»
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha reso noto che altri suoi 19 operatori sono stati uccisi in attacchi nella guerra tra Hamas e Israele, sottolineando che dall'inizio delle ostilità il 7 ottobre scorso 130 «colleghi dell'Unrwa» hanno perso la vita (dato aggiornato al 3 dicembre).
Sempre al 3/12, gli sfollati interni erano quasi 1,9 milioni - pari a oltre l'85% della popolazione della Striscia di Gaza - e quasi 1,2 milioni di loro si trovavano in 156 strutture dell'agenzia sparse nei 5 governatorati della Striscia, inclusi il nord e Gaza City.
Secondo la Coordinatrice umanitaria dell'Onu, Lynn Hastings, «Dalla ripresa delle ostilità a Gaza l'1 dicembre, sarebbero stati uccisi 700 palestinesi oltre ai 15.500 già uccisi».
12:47
12:47
ONU: «A Gaza si profila uno scenario ancora più infernale»
«Le condizioni necessarie per portare aiuti alla popolazione di Gaza non esistono. Se possibile, sta per aprirsi uno scenario ancora più infernale, in cui le operazioni umanitarie potrebbero non essere in grado di rispondere»: lo afferma la Coordinatrice umanitaria dell'Onu, Lynn Hastings, in una dichiarazione pubblicata sul sito dell'organizzazione.
«Ciò che vediamo oggi sono rifugi senza capacità, un sistema sanitario in ginocchio, mancanza di acqua potabile, assenza di servizi igienico-sanitari adeguati e cattiva alimentazione per persone già mentalmente e fisicamente esauste: una formula da manuale per le epidemie e un disastro per la salute pubblica», prosegue Hastings, sottolineando che «le quantità di aiuti umanitari e di carburante consentite sono del tutto insufficienti».
«Nonostante gli enormi sforzi delle Società della Mezzaluna Rossa egiziana e palestinese, delle agenzie delle Nazioni Unite e di altri partner, l'uso del solo valico di Rafah - destinato ai pedoni - per far passare i camion carichi di merci non funziona», aggiunge l'alta funzionaria dell'Onu. E poi: «Le operazioni umanitarie non possono essere mantenute con una flebo di carburante. È il fondamento dei servizi sociali e delle nostre operazioni; compresi ospedali, impianti di desalinizzazione, acqua potabile pulita e servizi igienico-sanitari».
Hastings osserva poi che «lo spazio consentito per la risposta umanitaria all'interno di Gaza si riduce costantemente. Le due strade più importanti, la strada costiera e la strada Salahaddin, sono ora tagliate fuori dalle nostre squadre e dai nostri camion, ostacolando la nostra capacità di aiutare le persone ovunque si trovino».
La Coordinatrice umanitaria dell'Onu sottolinea inoltre che «le Nazioni Unite e le Ong da sole non possono sostenere una popolazione di 2,2 milioni di persone. Ai settori commerciale e pubblico deve essere consentito di portare forniture a Gaza per rifornire i mercati. Ciò deve includere carburante in modo da garantire la sicurezza di Israele».
«Gli annunci di creazione di cosiddette zone sicure e tendopoli senza la garanzia che le persone possano muoversi liberamente e che l'assistenza possa essere fornita dove ce n'è bisogno sono allarmanti. Queste zone non possono essere sicure né umanitarie se dichiarate unilateralmente - conclude l'alta funzionaria -. Le Nazioni Unite sono pronte a collaborare con tutte le parti per espandere il numero di rifugi sicuri gestiti dalle Nazioni Unite e per fornire assistenza laddove necessario».
12:41
12:41
Il Gabinetto di guerra israeliano vedrà oggi le famiglie degli ostaggi
Il Gabinetto di guerra israeliano, presieduto da Benyamin Netanyahu, incontrerà nel pomeriggio le famiglie degli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza. Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier stesso.
Ieri le famiglie hanno sollecitato il Gabinetto a riprendere «subito» le trattative con Hamas, «senza ritardi e ad ogni costo».
12:36
12:36
Erdogan: «La guerra non si allarghi coinvolgendo la Siria»
«Non dobbiamo permettere che le atrocità a Gaza si inaspriscano trasformandosi in una guerra regionale che coinvolga la Siria». Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan parlando al vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo in corso a Doha, in Qatar.
Ribadendo che la «priorità» per Ankara è un «cessate il fuoco permanente» e un «invio ininterrotto di aiuti umanitari», il presidente turco è tornato ad accusare l'amministrazione israeliana di «crimini di guerra» e contro l'umanità.
«Non dovrebbe essere permesso ad Israele di farla franca con questi crimini. L'amministrazione di (Benjamin) Netanyahu sta mettendo a repentaglio la sicurezza e il futuro dell'intera regione per prolungare la sua vita politica», ha affermato Erdogan, come riporta la presidenza della Repubblica di Ankara.
12:22
12:22
ONU: «Impossibile realizzare aree sicure a Gaza»
Secondo l'Onu è «impossibile» mettere in atto le zone sicure designate da Israele affinché i civili della Striscia di Gaza possano rifugiarsi per sfuggire ai combattimenti.
«Queste zone non possono essere né sicure né umanitarie quando vengono dichiarate unilateralmente», ha dichiarato James Elder, portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef), dopo alcuni giorni in territorio palestinese. E ha aggiunto che queste zone «non sono scientifiche, non sono razionali, non sono possibili».
12:17
12:17
Ripetuti bombardamenti di Israele sul sud del Libano
L'aviazione e l'artiglieria israeliane hanno effettuato insistiti bombardamenti sul sud del Libano, contro le località a ridosso della linea di demarcazione tra i due Paesi.
I raid di Israele si sono concentrati su quasi tutte le aree della linea del fronte con Hezbollah, da Naqura sulla costa mediterranea fino alle Colline di Kfar Shuba vicino al confine con la Siria.
09:54
09:54
La Francia congela i beni del capo di Hamas a Gaza
La Francia ha disposto il congelamento per 6 mesi dei beni del capo del movimento palestinese Hamas a Gaza, Yahya Sinouar, considerato la mente degli attacchi del 7 ottobre contro Israele. Il decreto è stato pubblicato sul Journal Officiel, la Gazzetta ufficiale francese.
«I fondi e le risorse economiche appartenenti, possedute, detenute o controllate da Yahya Sinouar - si legge nel decreto - sono oggetto di un amisura di congelamento». Il decreto entra in vigore oggi. Bercy, il ministero dell'Economia, non ha voluto precisare finora l'ammontare di questi beni.
09:15
09:15
«Tutti gli svizzeri hanno lasciato Gaza»
Tutti i cittadini svizzeri presenti a Gaza, di cui il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva conoscenza, hanno potuto partire. Gli ultimi sono una famiglia di quattro persone, che sono uscite dal valico di Rafah, tra la Striscia e l'Egitto. Sono state accolte e assistite dal personale dell'ambasciata elvetica al Cairo, ha reso noto ieri sera lo stesso DFAE.
Il 2 e il 16 novembre complessivamente otto persone con passaporto rossocrociato avevano già potuto lasciare l'enclave.
08:23
08:23
«A Gaza la situazione è apocalittica»
La situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra è «apocalittica»: i civili sono costretti a fare «una scelta impossibile dopo l'altra» in un territorio dove «nessuno luogo è sicuro» e «nessuno è al sicuro».
Lo scrive su X il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari umanitari, Martin Griffiths.
«Ogni volta che pensiamo che le cose non possano diventare più apocalittiche a Gaza, lo diventano. Alle persone viene ordinato di spostarsi di nuovo, con poco con cui sopravvivere, costrette a fare una scelta impossibile dopo l'altra», si legge nel messaggio.
«Nessun luogo sicuro è sicuro a Gaza. Né gli ospedali, né i rifugi, né i campi profughi - prosegue l'alto funzionario delle Nazioni Unite -. Nessuno è al sicuro. Né i bambini, né gli operatori sanitari, né gli (operatori) umanitari».
«Tale palese disprezzo per l'umanità fondamentale deve finire - conclude Griffiths -. I combattimenti devono cessare».
06:09
06:09
IL PUNTO ALLE 6
Israele sta valutando la possibilità di allagare i tunnel sotterranei di Hamas nella Striscia di Gaza e ha assemblato a tale scopo «un sistema di grandi pompe», secondo un rapporto del Wall Street Journal che cita funzionari americani.
Il quotidiano Usa afferma che la tattica israeliana «potrebbe distruggere i tunnel e scacciare i combattenti dai loro rifugi sotterranei, ma anche minacciare l'approvvigionamento idrico di Gaza».
Secondo il rapporto, le Forze di difesa israeliane (IDF) «hanno finito di assemblare grandi pompe per l'acqua di mare a circa un miglio a nord del campo profughi di Al-Shati intorno alla metà del mese scorso. Ognuna delle almeno cinque pompe può attingere acqua dal Mar Mediterraneo e spostare migliaia di metri cubi d'acqua all'ora nei tunnel, allagandoli in poche settimane».
Il Wall Street Journal afferma inoltre che Israele ha presentato il piano agli Stati Uniti il mese scorso, avviando una discussione sulla sua fattibilità e sul suo impatto ambientale. Secondo il rapporto, i funzionari statunitensi ritengono che Israele non abbia preso la decisione definitiva di andare avanti né avrebbe escluso il progetto.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno lanciato nelle prime ore di oggi un'offensiva sulla città di Jenin, in Cisgiordania. Lo riferisce Al Jazeera.
Secondo l'emittente araba l'esercito di Israele sta utilizzando 50 mezzi militari, inclusi bulldozer corazzati pesanti. I cecchini israeliani sarebbero posizionati in varie parti della città. Tra gli obiettivi delle unità d'assalto israeliane ci sarebbero l'ospedale Governativo e un campo profughi locale. Attualmente sono in corso scontri tra palestinesi e le truppe israeliane nel centro di Jenin, afferma Al Jazeera.
Attacchi aerei sono stati sferrati anche sulla città di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo fa sapere il Jerusalem Post.
Secondo il quotidiano israeliano l'esercito ha inoltre completato «un'altra fase della manovra di terra verso Khan Yunis, con particolare attenzione alla strada principale che porta dai campi verso il centro della città».
Intanto è salito a 63 il bilancio dei reporter uccisi durante il conflitto tra Israele e Hamas, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj). L'ong con sede a New York specifica che le vittime sono 56 palestinesi, quattro israeliani e tre libanesi.