Ambiente

A New York il cielo giallo, ma com'è la situazione in Canada?

Secondo gli ultimi dati, i roghi attivi sul territorio canadese nelle scorse ore sono diventati più di quattrocento – La testimonianza di una studentessa: «A Toronto, fortunatamente, è arrivata la pioggia e l'aria si è un po' ripulita»
© Ontario Ministry of Natural Resources and Forestry/The Canadian Press via AP
Federica Serrao
09.06.2023 15:30

«Non si era mai visto nulla di simile». «Ci sentiamo come se fossimo intrappolati». «Abbiamo paura che questa sia la nuova normalità». Sono solo alcune delle preoccupazioni espresse ai media internazionali dai cittadini canadesi nelle scorse ore. Nonostante negli scorsi giorni i riflettori fossero puntati prevalentemente su New York e sui suoi cieli gialli, il Canada non ha ancora smesso di soffrire. Gli incendi che hanno devastato il Paese non sembrano voler lasciare tregua alla popolazione e all'ambiente. Secondo gli ultimi dati, i roghi attivi sul territorio nelle scorse ore sono diventati più di quattrocento. E di questi, circa duecentocinquanta sono ritenuti «fuori controllo». Ma perché sta succedendo tutto questo?

Una delle peggiori stagioni di incendi

Che il Canada bruci, purtroppo, non è una novità. Le province occidentali, in particolare, sono spesso colpite da modesti incendi. Tuttavia, ciò che è insolito in questo caso, è che le fiamme stentano a fermarsi. E soprattutto, rispetto al passato, la vittima principale quest'anno è stata l'Est del Paese. Il Quebec, in particolare. Dove al momento, nella sola regione, si contano più di 150 incendi attivi. Uno scenario che sta però interessando anche la vicina Nuova Scozia. 

Nel giro di poche settimane, nel Paese sono bruciati circa 33 mila chilometri quadrati di terreni. Un risultato 13 volte più alto rispetto alla media degli ultimi dieci anni, secondo quanto comunicato dalla Reuters già nel corso della giornata di domenica. Divampate già ad aprile nella British Columbia e nell'Alberta, a occidente, le fiamme hanno ben presto raggiunto le province orientali nel mese di maggio, portando gli esperti a classificare il disastro come una delle peggiori stagioni di incendi della storia canadese. 

Ancora colpa del cambiamento climatico

Una domanda sorge spontanea. Da cosa sono stati causati questi roghi? Tipicamente, le fiamme nel Paese divampano a causa dell'attività e dei fulmini. Ma, come si può ben immaginare, in questo caso sembrerebbe che ad aver contribuito nella proliferazione di nuovi incendi sia stato, neanche a dirlo, il cambiamento climatico. Una storia sentita e risentita, insomma. L'aumento delle temperature e l'assenza di precipitazioni avrebbero reso il terreno più secco e soggetto alle fiamme. Portando, di conseguenza, al disastro ambientale a cui tutto il mondo sta assistendo. 

Un sole fucsia nel cielo giallo

Al momento, le persone evacuate sono state circa 26.000. «Questo è un momento di paura per molte persone. Quando si perde la propria casa non si perdono solo un tetto e i beni personali: si perde anche un luogo speciale dove la gente ha visto i proprio figli crescere, dove ha costruito una vita intera», ha dichiarato in conferenza stampa qualche giorno fa il primo ministro canadese Trudeau. 

I cittadini stessi, interpellati dal Guardian, hanno descritto lo scenario in cui stanno vivendo ormai da giorni. Tutti hanno ricominciato a indossare una mascherina all'esterno, nonostante per alcuni non sia sufficiente per evitare di respirare il fumo presente nell'aria. Qualcuno ha portato l'attenzione sul silenzio improvviso della natura: ormai da alcuni giorni, in Canada gli uccelli non cantano più. L'aria inquinata non lo permette. Ma non è tutto. In diversi hanno portato l'attenzione sul colore del sole. Come a New York e in diverse altre città statunitensi, anche qui il cielo ha per lo più assunto nuove tonalità. Ma ancor più inquietante, sembra essere il colore assunto dal sole, ormai impossibile da veder sorgere o tramontare. «Durante la giornata è di un tenue colore fucsia», osserva un cittadino dell'Ontario. «C'è stato un temporale nelle scorse ore, ma non ha liberato l'aria: l'unica differenza che ha portato, è che l'aria per un po' ha puzzato di fumo umido, invece che di fumo secco», aggiunge. 

Ora come ora, è difficile capire quando sarà possibile tirare un sospiro di sollievo. Mentre gli incendi nell'ovest stanno più o meno venendo domati, quelli nell'est risultano essere molto più difficili da controllare. E nel frattempo, il fumo si sta spingendo anche nel mid-west statunitense, fino alla Carolina del Nord e del Sud. 

Situazione più tranquilla a Toronto

Sebbene molti cittadini abbiamo espresso preoccupazioni, dipingendo uno scenario per lo più spaventoso, in alcune città la situazione appare decisamente più rilassata. È il caso di Toronto. Come confermato al CdT da Deborah Barcella, dottoranda dell'USI che si trova nella città per un periodo di studio, nella capitale della provincia dell'Ontario i cieli di questi giorni non assomigliano particolarmente a quelli di New York. «Qui la situazione è relativamente buona, soprattutto perché da questa mattina, fortunatamente, ha cominciato a piovere e l'aria si è pulita. Non abbiamo avuto un cielo giallo come quello di New York, ma martedì quando sono uscita dalla biblioteca nell'aria si percepiva distintamente la puzza di cenere. Anche il cielo non era pulito: c'era una specie di patina bianca trasparente, come se fosse nebbia». La speranza, ora, è che la pioggia prevista per le prossime ore riesca ad aiutare a ripulire ulteriormente l'aria della città. 

© CdT
© CdT

Se il fumo arriva fino in Norvegia

Ma se nel vicino di casa del Quebec, l'Ontario, i pericoli appaiono tutto sommato contenuti, secondo quanto dichiarato dall'Istituto di ricerca climatica e ambientale Nilu, il fumo degli incendi canadesi sarebbe stato rilevato addirittura in Norvegia. A migliaia di chilometri di distanza. All'inizio della settimana sono infatti state registrate «concentrazioni molto deboli» di particelle di fumo, soprattutto all'osservatorio di Birkenes, nel sud del Paese. Tuttavia, secondo un ricercatore dell'istituto, non si riscontrano gravi picchi o grandi aumenti. Di conseguenza, si escludono problemi ambientali o rischi gravi per la salute. 

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