Il punto

A quanto ammontava il patrimonio di Matteo Messina Denaro?

L'unica stima a disposizione riguarda i soldi che lo Stato, negli anni, gli ha sottratto: fra beni mobili e immobili parliamo di 4-5 miliardi di euro
© EPA/CARABINIERI
Red. Online
16.01.2023 13:30

Aveva costruito un impero. Miliardario. Lo Stato, pezzo dopo pezzo, gli ha portato via (quasi) tutto. Fino alla cattura, in una clinica di Palermo. Chi era Matteo Messina Denaro, beh, lo sappiamo fin troppo bene. Ma quali erano le sue attività economiche? E di quanti prestanome ha avuto bisogno, negli anni, per coprire le sue mosse negli affari?

Dal settore edile alla grande distribuzione, passando per il turismo e la ristorazione, senza dimenticare la sanità, l’agricoltura e tanto, tantissimo altro ancora. I suoi uomini, negli anni, hanno occupato tutto. Per tacere dei fondi fatti transitare all’estero, spesso con destinazione paradisi fiscali.

Messina Denaro, recita la relazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ha adottato una strategia particolare. Quella dell’inabissamento. Nessuna operazione clamorosa, in tipico stile mafioso, per abbracciare una sorta di pace. Dalle stragi, insomma, alla penetrazione di Cosa Nostra nel tessuto sociale ed economico. Per arrivare, va da sé, al controllo di interi settori dell’economia reale o, meglio, legale.

Operazione al contrario

Difficile, come ha sottolineato il Sole 24 ore, calcolare il patrimonio dell’oramai ex latitante. Più semplice, e logico, fare l’operazione inversa. Capire, cioè, quanti soldi gli abbia sottratto lo Stato. La stima, in questo senso, è chiara: negli ultimi 25 anni, tra confische, sequestri e via discorrendo, Messina Denaro ha perso in beni mobili e immobili qualcosa come 4-5 miliardi di euro.

Lo Stato, per fargli mancare ossigeno, ha messo in campo tutta la sua potenza. Citiamo, a tal proposito, Direzione investigativa antimafia, ROS dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato. Non sempre, è vero, c’è stata coordinazione fra le parti. Ma l’obiettivo è sempre stato quello di portare via, ogni giorno di più, un pezzetto del tesoro del boss.

Il gioco online

Nell’ultimo periodo, spiega la Direzione investigativa antimafia nella relazione di recente pubblicazione, gli uomini di Messina Denaro avevano messo le mani sul settore del gioco. Settore che, leggiamo, «ben si presta come strumento di riciclaggio dei capitali illeciti oltre che come fonte primaria di guadagno al pari del traffico di stupefacenti, delle estorsioni, dell’usura». E ancora: «Lo sfruttamento di tale specifico settore viene realizzato attraverso la tradizionale attività estorsiva ai danni delle società concessionarie oppure infiltrando e controllando direttamente società, punti scommessa e sale da gioco mediante l’intestazione fittizia a prestanome».

Anche la Direzione nazionale antimafia è giunta alla medesima conclusione nel suo rapporto: «Le novità di maggiore rilievo hanno riguardato l’aspetto più qualificante della Cosa Nostra trapanese ovvero il profilo economico-imprenditoriale, evidenziando la diversificazione degli interessi dell’organizzazione mafiosa, che ha saputo individuare ambiti più innovativi e fortemente remunerativi dell’economia legale (quali il settore del trattamento dei rifiuti speciali, il turismo, i trasporti, la grande distribuzione alimentare, la produzione di energie alternative a cui è strettamente connesso l’acquisto di terreni per richiedere finanziamenti comunitari, ma anche la penetrazione nelle aste pubbliche per recuperare i beni sequestrati e, infine, i giochi e le scommesse online) nei quali investire risorse e verso i quali rivolgere attenzioni criminali».

In questo articolo: