A Taiwan vince Lai Ching-te, il «piantagrane» che non piace alla Cina

«Come una delle prime e delle più attese elezioni del 2024, Taiwan ha centrato una vittoria per la comunità delle democrazie». Sono le prime parole di Lai Ching-te, conosciuto anche come William Lai, il candidato del Partito democratico progressista (DPP) alle elezioni presidenziali di Taiwan. Lai era stato vicepresidente nell’ultimo mandato e il suo partito ha vinto le elezioni per la terza volta consecutiva: è scettico nei confronti della Cina e ha un passato a sostegno dell'indipendenza di Taipei. Il risultato odierno è visto come potenzialmente esplosivo da diversi analisti, perché rischia di infiammare le tensioni tra Pechino e Washington. La Cina, in passato, ha bollato Lai come un «istigatore di guerra» per le sue posizioni indipendentiste.
«Questa sera abbiamo dimostrato al mondo quanto Taiwan abbia a cuore la sua democrazia. Voglio ringraziare il popolo taiwanese per aver scritto un nuovo capitolo nella nostra democrazia, dimostrando al mondo quanto abbiamo a cuore la nostra democrazia. Questo è il nostro impegno incrollabile», ha dichiarato ancora Lai, aggiungendo: «Il popolo taiwanese ha resistito con successo alle pressioni di forze esterne per influenzare le elezioni. Ma noi crediamo che solo il popolo di Taiwan abbia il diritto di scegliere il proprio presidente. Taiwan continuerà a camminare fianco a fianco con le democrazie di tutto il mondo», ha poi aggiunto il vincitore delle elezioni, evidenziando che il Paese continuerà a mantenere stretti legami con Washington.
Lai si è anche impegnato a garantire la pace nello Stretto di Taiwan. E non sono mancate frecciate a Pechino, il politico del DPP si è detto «determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni da parte della Cina», aggiungendo che la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan «sono una responsabilità importante. Useremo il dialogo per sostituire il confronto negli scambi con la Cina».
A spoglio praticamente ultimato, Lai ha ottenuto il 40,1%, davanti Hou Yu-ih, il principale esponente del Kuomintang (KMT), partito nazionalista tradizionalmente vicino alle posizioni di Pechino, che si è fermato intorno al 33,4%. Il candidato del KMT e Ko Wen-je, candidato del Partito Popolare di Taiwan (TPP), hanno entrambi ammesso la sconfitta riconoscendo la vittoria di Lai.
Hou, che durante la campagna elettorale aveva promesso di riavviare i colloqui con il governo del presidente Xi Jinping in caso di elezione, al fine di allentare le tensioni, si è «scusato per aver deluso gli elettori».
Come detto, la vittoria di Lai, secondo gli analisti occidentali, potrebbe far arrabbiare Xi Jinping, che lo ha definito un «separatista» e un «piantagrane» nel periodo precedente alle elezioni. Taiwan è considerata la «fabbrica del mondo» dei microchip più avanzati e la Cina, che la considera una provincia separatista, ha promesso che un giorno riconquisterà l’isola. Pechino ha commentato il risultato del Partito democratico progressista affermando che «non può rappresentare l'opinione pubblica tradizionale dell'isola» e che «non impedirà l'inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina». Il presidente USA Joe Biden si è impegnato a difendere Taiwan da qualsiasi invasione.