Russia-Ucraina

Addio neutralità: finisce un'era per la Finlandia

Negli anni più tesi della Guerra fredda il nome del Paese aveva dato vita ad un neologismo, la «finlandizzazione»: oggi Helsinki annuncia l'adesione alla NATO
©Keystone
Ats
12.05.2022 20:00

Negli anni più tesi della Guerra fredda il nome del Paese aveva dato vita ad un neologismo, la «finlandizzazione». Vale a dire la condizione di un Paese che, pur retto da un sistema politico ed economico di tipo occidentale, sceglieva di mantenere una posizione neutrale nella sfida strategica tra il mondo a guida americana e il blocco sovietico per non irritare l'URSS, che premeva ai confini con le sue divisioni. Tale politica, venuta gradualmente meno negli ultimi decenni, si appresta ad essere archiviata ufficialmente nei prossimi giorni, quando il Parlamento di Helsinki sarà chiamato ad approvare l'adesione della Finlandia alla NATO, preannunciata oggi dal governo.

Nell'era moderna la vita del Paese nordico è stata sempre caratterizzata dai difficili rapporti con il potente vicino, dai tempi dell'impero zarista, attraverso i decenni dell'Unione sovietica, fino ad oggi che al potere a Mosca c'è un presidente come Vladimir Putin, deciso a rinverdire i fasti della Russia come grande potenza.

Provincia russa fin dall'inizio del XIX secolo, la Finlandia riesce ad ottenere l'indipendenza quasi un secolo dopo, approfittando del caos scoppiato nell'impero con la rivoluzione del 1917. La Finlandia non è risparmiata tuttavia dai giganteschi sommovimenti provocati dal rovesciamento del sistema zarista ed è investita, come la Russia, da una guerra civile tra i Rossi, decisi a seguire la via rivoluzionaria dell'ex madrepatria, e i Bianchi che, appoggiati dalla Germania, riescono ad avere la meglio nel 1918.

Nel 1939, in seguito al patto di spartizione della Polonia e altri Paesi della regione, le truppe di Stalin invadono la Finlandia, assegnata appunto all'Urss. Le forze di Helsinki, in netta inferiorità, resistono per quattro mesi prima di arrendersi nel marzo del 1940. L'occasione per la rivalsa sembra presentarsi l'anno dopo, quando i nazisti attaccano l'Unione sovietica e i finlandesi si alleano con Hitler. Dopo la sconfitta dell'Asse, la Finlandia ottiene di rimanere Paese indipendente, in cambio dell'instaurazione di buoni rapporti con Mosca: la cosiddetta 'linea Paasikivi', dal nome dell'allora presidente della Repubblica. Nel 1948 tale politica viene ufficialmente sancita dalla firma di un Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca con l'URSS, che rimarrà in vigore fino al crollo dell'Unione sovietica, nel 1991.

Nel 1995 la Finlandia entra a far parte dell'Unione europea, mantenendo tuttavia fino ad oggi ufficialmente lo status di Paese militarmente neutrale. Una condizione che le permise tra l'altro di ospitare nel 1975 la storica Conferenza di Helsinki con la partecipazione di Usa, Urss e altri 33 Paesi. Gli accordi sottoscritti alla fine dei lavori fecero da base per la successiva creazione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Ma l'invasione russa dell'Ucraina ha cambiato tutto.

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