Aerei militari senza pilota, se l'intelligenza artificiale prende il volo

La realtà, a volte, supera la fantasia. Prendete Top Gun: Maverick, il sequel del blockbuster anni Ottanta (ancora) interpretato da Tom Cruise. Al tenente Pete Mitchell, fra le altre cose, viene preconizzato un futuro in poltrona. E questo perché, presto, i piloti come lui verranno sostituiti dalle macchine. Più efficienti e, soprattutto, meno costose. Alla fine, senza voler spoilerare troppo il film, Maverick dimostrerà proprio il contrario. Ovvero, che c'è ancora bisogno di talento (e un pizzico di follia) lassù, nei cieli.
Fin qui la finzione. La realtà, ora: gli Stati Uniti – stando al New York Times – hanno deciso di investire pesantemente nella produzione di aerei militari senza pilota. Non «banali» droni, attenzione, come quelli impiegati nella guerra in Ucraina. Ma velivoli guidati dall'intelligenza artificiale. E qui, il riferimento cinematografico, si sposta su D.A.R.Y.L. o, in tempi più recenti, Stealth - Arma suprema. Addirittura, l'Air Force americana avrebbe chiesto di stanziare un budget di 5,8 miliardi di dollari per mettere in piedi uno stormo composto da centinaia di aerei del genere. Un prototipo, in questo senso, già c'è. Si tratta dell'XQ-58A Valkyrie, prodotto da Kratos. Secondo Business Insider, è in grado di viaggiare a 885 chilometri orari, raggiungere i 14 mila metri di altitudine e dispone di un'autonomia di 5 mila chilometri.
Siamo vicini a una nuova era, dunque? Non proprio. Detto che non stiamo parlando di normali droni, questi velivoli guidati dall'intelligenza artificiale non diventerebbero neppure veri e propri aerei da combattimento. Capaci di scegliere come e dove muoversi e, se necessario, di aprire il fuoco o bombardare un obiettivo. L'Air Force starebbe pensando più che altro a compagni di volo, in grado di supportare i piloti in carne e ossa e i loro aerei. Volando fianco a fianco. Le decisioni, quelle, verrebbero prese sì in modo autonomo ma a monte verrebbero concordate.
A cambiare, come per certi versi suggerivano in Top Gun: Maverick, è il costo: un modello base di Valkyrie non dovrebbe superare i 3 milioni di dollari, quantomeno nella versione base e «sacrificabile» in combattimento, mentre per un F-35 più o meno siamo intorno ai 70-80 milioni di dollari. L'Air Force, riferisce il New York Times, starebbe pensando di produrre fra mille e 2 mila modelli di aerei senza pilota. Un rifornimento, questo, giudicato essenziale considerando che l'Air Force, al momento, dispone di una flotta piuttosto ristretta e, peggio ancora, antiquata. La mossa, leggiamo, sarebbe pensata anche in ottica Cina o, meglio, sta a significare che, al momento, gli americani non sarebbero pronti a una risposta a Pechino in caso di invasione di Taiwan.
Negli ultimi giorni, il New York Times ha potuto parlare anche con Ross Elder, maggiore dell'Air Force che ha effettuato un volo di prova accompagnato da Valkyrie. «È una sensazione molto strana« ha confidato. »Volavo insieme a qualcosa che prende le proprie decisioni. E non era un essere umano». Considerazioni, queste, che rilanciano inevitabilmente il dibattito sull'uso dell'intelligenza artificiale come arma. In particolare, quanta autonomia bisognerebbe concedere a un aereo di questo tipo, detto che ogni autorizzazione all'uso della forza dovrebbe passare da un comando militare umano?
Il tema, allargando il campo, è davvero complicato. Anche perché richiama il ruolo che dovrebbero esercitare gli esseri umani nei conflitti. Considerando il record, negativo, degli Stati Uniti in termini di vittime collaterali (un eufemismo per definire i civili) negli attacchi con droni, le basi da cui partire non sono esattamente solidissime.