Aeroflot ma non solo: la lista di incidenti minori fra le compagnie russe si allunga
L'aviazione russa è al collasso, o quasi. Il settore, dopo l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca e le conseguenti sanzioni, ha provato e sta provando a rimanere in piedi (anzi, in volo) grazie a espedienti e mezzucci. Come la ri-registrazione degli aerei di fabbricazione occidentale o, ancora, la spinta (di per sé complicata) verso la produzione di aerei al 100% russi. I pezzi di ricambio, tuttavia, scarseggiano sempre più. Anche perché quelli importati tramite Paesi considerati amici, beh, sono pochi e costano uno sproposito. Le compagnie, nel frattempo, stanno cannibalizzando le rispettive flotte. Al punto che perfino un incidente, come quello occorso a un A320 di Ural Airlines lo scorso settembre, si è trasformato in un'occasione d'oro per ottenere componenti extra.
A soffrire, va da sé, è anche il vettore di bandiera: Aeroflot. L'8 gennaio, è notizia di questi giorni, circa 400 passeggeri hanno dovuto aspettare un giorno e oltre per poter rientrare a Mosca da Phuket, in Thailandia. Il motivo? A causa di un malfunzionamento, il Boeing 777-300 ER della compagnia non è potuto decollare nei tempi stabiliti. I pezzi di ricambio necessari, come ha spiegato fra gli altri il Moscow Times, sono stati inviati dalla Russia. Il solito cerotto d'emergenza, mettiamola così. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: al di là dei ritardi e dei disagi per i clienti, fino a quando sarà possibile mantenere in aria gli Airbus e i Boeing «rubati» dal Cremlino? Non per molto. Almeno un terzo della flotta occidentale dovrà essere messa fuori servizio entro il 2025, secondo il Ministero dei Trasporti.
La lista di guai che Aeroflot ha dovuto affrontare negli ultimi mesi, leggiamo, è lunga. Molto lunga. Il 1. dicembre, ad esempio, un Airbus A321 ha dovuto effettuare un atterraggio fuori programma a causa di un problema all'aria condizionata. Lo stesso giorno, un Boeing 737 ha lamentato un problema di pressurizzazione. All'indomani, invece, un altro A321 è stato costretto a un atterraggio d'emergenza per un guasto a un motore sinistro. Il 6 dicembre, ancora, un Boeing 777 ha segnalato fumo a bordo a causa di un cortocircuito. Ahia. La lista, dicevamo, è lunga: il 12 e il 18 dicembre, ancora, Aeroflot ha registrato altri incidenti. La tendenza, va da sé, non riguarda soltanto Aeroflot ma l'insieme delle compagnie russe. Dall'inizio del 2023 a dicembre, per dire, i guasti segnalati sono aumentati. A dismisura.
A dirlo, dopo aver violato i sistemi di Rosaviatsiya, l'Agenzia federale russa per il trasporto aereo, a novembre sono stati anche i servizi segreti ucraini. I dati? Raccapriccianti: i malfunzionamenti sono triplicati nel giro di un anno. Dai 50 dei primi nove mesi del 2022 ai 150 nello stesso periodo del 2023. L'Agenzia federale russa avrebbe individuato nei motori e nei telai, ma anche nei sistemi idraulici, nei flap e sul fronte informatico nei software di gestione della navigazione, i problemi più critici. Di conseguenza, il numero di malfunzionamenti e incidenti è aumentato. Fino a raggiungere un livello considerato critico.