Al-Sisi riuscirà a costruire la nuova ambiziosa capitale egiziana?
In Egitto, le idee sono ambiziose. O forse è meglio dire che lo sono quelle del presidente Abdel Fattah al-Sisi. Ormai da anni, sul tavolo dei "mega progetti" del Paese c'è quello di costruire, a pochi passi dal Cairo, la cosiddetta "futura capitale dell'Egitto", o semplicemente "nuova capitale amministrativa". Una città che per ora non ha ancora un nome, ma nella mente del presidente ha già una forma ben precisa. Sorgerà su un'enorme area desertica, sarà grande quattro volte Washington D.C., avrà stili e dimensioni imperiali e sarà gestita prevalentemente grazie all'uso di nuove tecnologie e intelligenza artificiale. Sarà una città per ricchi, per dirla in maniera più semplice. C'è solo un problema. Nel realizzare il progetto, al-Sisi sembrerebbe non tenere conto delle condizioni economiche in cui si ritrova il suo Paese, le cui finanze sono costantemente in pericolo a causa di una terribile recessione economica. Come riuscirà il presidente a realizzare il suo sogno?
Se ne parla da anni
Partiamo dal principio. L'idea di costruire una nuova capitale alle porte del Cairo non è solo opera di al-Sisi. Come ricorda il New York Times, il primo ad aver concepito l'idea fu Hosni Mubarak, il quarto presidente dell'Egitto, che governò il Paese per quasi trent'anni. Successivamente, nel 2015, il ministro egiziano degli investimenti, Ashraf Salman, aveva a sua volta avanzato la possibilità di costruire una nuova capitale che fosse sviluppata e realizzata da un'azienda del settore privato, senza quindi intaccare il fisco egiziano. I lavori di costruzione presero però definitivamente il via solo quattro anni dopo, nel 2019, quando proprio al-Sisi inaugurò la cattedrale copta dedicata alla Natività di Cristo, insieme a una gigantesca moschea, nell'area designata per la nuova città. Quello che ha fatto l'attuale presidente, dunque, è stato "semplicemente" elevare lo stato del progetto dei predecessori, portandolo a un livello di lusso successivo. E ne sono la prova evidente gli edifici già in costruzione, ormai da anni, nell'area. Tra questi, uno dei più importanti è senza dubbio l'Iconic Tower, un grattacielo costruito dalla Cina che con i suoi 393 metri, quando sarà ultimato nel 2023, diventerà l'edificio più alto di tutta l'Africa, spodestando il Leonardo di Johannensburg. Ma a fare compagnia alla gigantesca torre, attualmente, ci sono anche una decina di migliaia di appartamenti, alcuni dei quali sono addirittura già stati anche arredati o dipinti, un'autostrada a otto corsie - che costeggia le piramidi di Giza -, ponti giganteschi sopra il Nilo, una piramide di cristallo, un imponente palazzo a forma di disco e lo stadio. Per costruirla, oltre all'impiego di importanti risorse economiche di cui il Paese non dispone, si sta anche danneggiando l'ambiente, andando a rubare acqua preziosa dal Nilo, principale fonte idrica del Paese, già in esaurimento. Per la realizzazione delle autostrade, sono invece state rase al suolo vaste distese di alberi dell'antico ed elegante quartiere di Heliopos.
Non solo un capriccio
La città del futuro, ancora senza nome, va detto, è però ancora un cantiere a cielo aperto, nonostante la realizzazione dei primi imponenti edifici. Quando sarà completata, maestosi viali verdeggianti abbelliranno le sue strade, ogni punto sarà collegato da diverse linee di tram e, non da meno, verrà garantita la massima sicurezza grazie alle 6 mila telecamere posizionate in ogni angolo della città. Le autorità ricorreranno all'intelligenza artificiale per ottimizzare l'uso dell'acqua, ma anche per la gestione dei rifiuti. E i cittadini potranno presentare reclami facilmente, semplicemente utilizzando un'apposita applicazione mobile. Un progetto davvero ambizioso, come dicevamo. Che però non è solo un capriccio. Costruire una nuova capitale egiziana servirebbe, innanzitutto, a portare un po' di sollievo al Cairo, ormai sovraffollata. Nella città, che conta più di 20 milioni di abitanti, il caos è infatti diventato insostenibile. Ma, come dice un vecchio proverbio, non tutto quello che luccica è oro. E questa città del futuro sembra esserne la prova.
Se non bastano 20 miliardi
La strada per ultimare i lavori di costruzione della capitale amministrativa egiziana è ancora lunga. Come anticipato, al-Sisi sembrerebbe infatti non aver fatto i conti con le reali disponibilità finanziarie del suo Paese. L'Egitto, nel concreto, non potrebbe infatti permettersi nessuna delle ricchezze che il presidente mira a costruire. Secondo quanto riportato dal New York Times, negli ultimi sei anni il Fondo Monetario Internazionale ha concesso tre prestiti al Paese, per un totale di 20 miliardi di dollari. Eppure, non è ancora abbastanza. Secondo le dichiarazioni dell'analista politico egiziano, Maged Mandour, al-Sisi starebbe prendendo in prestito il denaro dall'estero per costruire l'enorme città per i ricchi. «Al contempo, però, i poveri e gli appartenenti alla classe media egiziana stanno pagando il prezzo dei mega progetti attraverso le tasse, la riduzione degli investimenti nei servizi social e i tagli ai sussidi, anche se la logica degli sviluppi è discutibile», ha aggiunto. E non finisce qui. i finanziamenti di questi nuovi progetti, in alcuni casi derivano da capitali cinesi e da obbligazioni ad alto tasso di interesse. Il che significa che, tra qualche anno, l'Egitto dovrà ripagare tutto ciò che sta costruendo a un prezzo decisamente più alto.
A rischio di insolvenza del debito
Come se non fosse abbastanza, la guerra in Ucraina, anche questa volta, ha dato il colpo di grazia a una situazione già di per sé instabile. Durante la scorsa estate, in particolare, l'impennata dei tassi di interesse e del prezzo degli alimenti hanno messo a dura prova le finanze pubbliche. Secondo gli economisti, proprio a causa di quanto vissuto negli scorsi mesi, il Paese si trova ora nella classifica di quelli più a rischio di insolvenza del debito. Ragion per cui, è facile credere che tutti - sostenitori di al-Sisi compresi - siano estremamente preoccupati per quello che accadrà a livello economico sul suolo egiziano su cui il presidente pretende di continuare a costruire. Ma non è tutto. Un'altra questione che preoccupa cittadini, politici ed economisti riguarda infatti la capacità dell'Egitto di riuscire a saldare i propri debiti. Al momento, infatti, il Paese produce troppo poco. Gli stessi investitori stranieri hanno preso le distanze dal Paese, scoraggiati dalla stretta presa dei militari sull'economia. Una situazione tragica, insomma. A detta della banca d'investimento Goldman Sachs, il Paese, attualmente, necessiterebbe di un salvataggio di 15 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale, per riuscire a colmare i suoi debiti. Scenario, neanche a dirlo, incontemplabile. Sebbene il ministro delle finanze egiziane abbia infatti confermato la richiesta di debito al FMI, la somma che il Paese riceverà ammonterà a soli 3 miliardi di dollari. Ben 12 in meno di quelli di cui avrebbe realmente bisogno.
Il progetto che non piace quasi a nessuno
Il fatto che l'Egitto possa essere in parte salvato da eventuali crisi economiche dai suoi alleati (tra cui menzioniamo Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, che hanno investito almeno 22 miliardi di dollari nel Paese in un solo anno), o dai costanti aiuti militari dagli Stati Uniti, non è sufficiente per far vedere di buon occhio ai cittadini tutti gli ambiziosi progetti del presidente. Dopotutto, gli egiziani hanno già pagato in passato per i progetti fuori portata del loro leader, come accadde nel 2015, dopo che venne approvata molto rapidamente - con la promessa di veder rinascere l'Egitto - l'estensione del Canale di Suez. Progetto che, come si può immaginare, non andò a buon fine. Ma a criticare le folli idee del presidente non sono solo i cittadini. In più occasioni, il sovrano ha ricevuto feroci critiche anche dai suoi più fedeli sostenitori. Il tutto, però, si è rivelato invano. Perché al-Sisi non si ferma, e continua a costruire.