Al via la confisca per abusivismo del «Castello delle Cerimonie»
Sì, il cosiddetto «Castello delle Cerimonie» chiude definitivamente i battenti. Era già tutto scritto nella sentenza di febbraio. Ora, però, è cominciato il percorso delineato dai magistrati. La struttura, famosa in tutta Italia grazie all'omonima trasmissione in onda su Real Time, è stata avviata la procedura di acquisizione dal Comune di Sant'Antonio Abate. Diventando patrimonio pubblico. Addio, dunque, ai «matrimoni napoletani» ospitati per decenni e ai pranzi di venti portate nei saloni stile (finto) Versailles. Addio, anche, ai cantanti neomelodici che hanno intrattenuto gli ospiti.
Come stabilito dalla Corte di Cassazione lo scorso febbraio, è stata avviata la citata procedura di acquisizione. Ne ha dato notizia, come riferisce Repubblica, la sindaca di Sant'Antonio Abate Ilaria Abagnale. Che afferma: «Abbiamo atteso per otto mesi la pubblicazione delle motivazioni della sentenza che ordina la confisca dell'immobile noto come Grand Hotel La Sonrisa e l'acquisizione a titolo gratuito dell'intera area di oltre 40 mila metri quadrati a patrimonio del Comune di Sant'Antonio Abate». E ancora: «Adesso, con gli uffici comunali sono stati stilati tutti gli atti d'indirizzo per avviare l'acquisizione del bene, in vista del successivo cronoprogramma per liberare immobili e terreni. Mentre le cerimonie della famiglia Polese fanno ancora audience grazie alle repliche programma di Real Time, è in agenda una riunione in Prefettura a Napoli per stabilire i tempi e le modalità dello sgombero del complesso. Complesso che dà ancora lavoro a 300 dipendenti.
«Nei prossimi giorni – spiega sempre Abagnale – è stata programmata una riunione gestionale che delineerà in maniera oculata il cronoprogramma delle attività, che saranno valutate di concerto con gli uffici comunali. Il cronoprogramma sarà successivamente sottoposto al vaglio della Prefettura e della Procura Generale di Napoli. Nel frattempo, attraverso una nota indirizzata al Prefetto, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata e alla Procura Generale di Napoli, sono state già trasmesse le copie delle delibere adottate».
A oggi, le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione lo scorso 15 febbraio, con la quale si conferma quella emessa dalla Corte d'Appello nel 2022, non risultano ancora pubblicate, né tantomeno la sentenza è stata notificata al Comune di Sant'Antonio Abate. In attesa delle motivazioni, che dovrebbero altresì indicare se la struttura, risultato di una lottizzazione abusiva, va demolita del tutto o solo in parte, la sindaca non intende più aspettare. «Un ritardo che ha rallentato le fasi successive relative all'acquisizione. Di concerto con i consulenti nominati, il Comune ha deciso di avviare ugualmente l'iter, tenuto conto che si tratta di una sentenza comunque divenuta irrevocabile. Nell'attesa, la macchina amministrativa non è stata inerme: ha avviato tutte le pratiche necessarie e ha anche richiesto una valutazione del bene all’Agenzia del Territorio di Napoli che, però, con una nota ha precisato che potrà effettuare un sopralluogo solo a partire da dicembre 2024. Nel frattempo, i precedenti titolari del bene, attuali occupanti sine titulo, stanno versando regolarmente un canone di circa 29 mila euro mensili per l'occupazione, calcolato in base alle tabelle delle quotazioni stabilite dall'Osservatorio del Mercato Immobiliare dell'Agenzia delle Entrate».
«Ogni azione – conclude la sindaca di Sant'Antonio Abate – sarà intrapresa in sinergia con la Prefettura e la Procura Generale, con la massima trasparenza e nel rispetto della legalità. Infine, una precisazione: il futuro della struttura sarà condiviso, deciso e comunicato solo nei prossimi mesi».