Al via la COP29: sul tavolo i fondi per il clima
La COP29, la conferenza annuale dell'ONU sul clima, ha aperto i battenti a Baku, capitale dell'Azerbaigian. L'obiettivo quest'anno è aggiornare il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno di aiuti ai Paesi vulnerabili, previsto dall'Accordo di Parigi e in scadenza nel 2025. La conferenza dovrà decidere la nuova somma che dovranno versare i Paesi donatori, le modalità di erogazione e i controlli sull'utilizzo.
Ma alla vigilia dell'apertura della conferenza dagli USA è arrivata una doccia fredda: secondo il Wall Street Journal il presidente eletto Donald Trump farà uscire gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi il giorno stesso del suo insediamento alla Casa Bianca, il prossimo 20 gennaio. La decisione era stata già annunciata in campagna elettorale. E per molti analisti, il ritiro degli USA potrebbe far arenare le politiche mondiali sul clima e, di fatto, far fallire la COP.
Ma non tutti sono pessimisti. Per l'economista della Columbia University Jeffrey Sachs, infatti, Trump sarà frenato dagli interessi di Musk e della Silicon Valley nella green economy, dalla necessità di fronteggiare la concorrenza cinese nel settore e dagli investimenti delle imprese USA sulle rinnovabili.
Intanto nel giorno dell'inaugurazione della COP29, l'Organizzazione meteorologica mondiale, la WMO, ha annunciato che il 2024 si avvia a diventare l'anno più caldo mai registrato, e il primo in cui si sforerà il limite di 1,5 gradi di riscaldamento sui livelli pre-industriali. "Le alluvioni da record, il caldo mortale, la siccità sono sfortunatamente la nostra nuova realtà", ha commentato la segretaria della WMO, Celeste Saulo. "Coloro che cercano disperatamente di ritardare l'inevitabile fine dei combustibili fossili perderanno - ha dichiarato in apertura della conferenza il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres - L'economia è contro di loro".
Per il capo della Convenzione ONU sul clima, la UNFCCC che organizza la COP, Simon Stiell, "il finanziamento degli aiuti climatici da parte di Paesi ricchi non è una beneficenza, è nell'interesse di tutti".
Nella prima giornata della conferenza ha parlato anche l'inviato speciale per il clima del presidente americano Joe Biden, John Podesta: "Anche se l'amministrazione Trump metterà le politiche per il clima nel dimenticatoio - ha detto - il lavoro per contenere il cambiamento climatico continuerà negli Stati Uniti, con impegno e passione".
L'agenzia internazionale per le rinnovabili, l'IRENA, in un rapporto pubblicato per la COP29 ha calcolato che gli obiettivi attuali di decarbonizzazione degli Stati del mondo possono generare solo metà della crescita delle fonti rinnovabili al 2030 necessaria per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Servirebbero dunque investimenti per la cifra astronomica di 31'500 miliardi di dollari fra il 2024 e il 2030.
Alla conferenza saranno di scena anche i capi di stato e di governo. Ma mancheranno molti leader delle principali economie: Joe Biden, Xi Jinping, Ursula von der Leyen, Vladimir Putin, Emanuel Macron e Narendra Modi. Ci saranno anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Keir Starmer e Giorgia Meloni.
Ma alla COP di Baku non ci sono solo i potenti. Nella prima giornata, un gruppo di giovani ha tenuto un presidio per la Palestina, con lo striscione "Basta alimentare il genocidio". A Roma, un gruppo di ONG guidate da A Sud ha presentato la campagna "Clean the COP", contro i tanti lobbysti delle fonti fossili dalle conferenze sul clima.