Albania la nuova Italia, ma solo per le vacanze
Turisti italiani in Albania nel 2023 come i migranti albanesi in Italia del 1991? Lo spericolato paragone fatto dal premier albanese Edi Rama ha scatenato mille polemiche, perché nel collage postato su Instagram c’era ironia ma anche altro. Un messaggio del genere «Dall’Albania non si va via, come accadeva negli anni Novanta, anzi viene anche gente da quell’Italia che una volta per gli albanesi rappresentava un sogno». Ma è davvero così?
Il mercantile Vlora
Non è casuale che Rama abbia postato la foto del mercantile Vlora lo scorso 8 agosto, perché l’8 agosto 1991 è una data a suo modo memorabile. Quel giorno 20.000 albanesi in fuga dalla loro patria proprio a bordo della Vlora sbarcarono a Bari sorprendendo tutti, a partire dalle autorità italiane, che li sistemarono nello Stadio della Vittoria, il vecchio stadio di Bari reso inutile dal San Nicola costruito per il Mondiale del 1990. Il contesto politico era quello della caduta del comunismo nell’Europa dell’Est ma anche in paesi sostanzialmente fuori da tutto come l’Albania, paese al collasso economico ed in una situazione quasi di anarchia, con i comunisti ancora al potere ma con disordini di piazza fuori controllo ed una classe media che non vedeva l’ora di scappare. Molti dei 20.000 della Vlora, che avevano con la forza costretto il comandante a fare rotta sull’Italia, furono rimpatriati: circa l’80%. Ma quella storia mise le basi per un’emigrazione albanese regolare verso l’Italia e il resto d’Europa, con la Svizzera in prima fila, emigrazione che con buona pace di Rama prosegue ancora oggi visto che non esiste soltanto il turismo. Di sicuro quelle immagini dallo Stadio della Vittoria sono un po’ l’anello di congiunzione del vecchio mondo (in Italia era al governo Andreotti, in Albania c’era ancora il comunismo post Hoxha) con quello di oggi. A dirla tutta, in maniera politicamente scorretta, a turbare tante coscienze fu il fatto che quei migranti fossero gente ‘come noi’ per colore della pelle e ceto sociale, gente ben diversa dall’africano dei decenni successivi. Scontato ma doveroso il riferimento cinematografico a Lamerica, di Gianni Amelio.
I prezzi in Italia
Dalla storia all’attualità, che racconta di un’Italia turistica totalmente fuori controllo, con rincari anche del 50% per ristoranti e bar, rispetto al 2022, e del 30% per alberghi e case vacanza. Con significative differenze fra regioni e fra tipi di città: gli aumenti più consistenti in Liguria, Toscana e Puglia, mentre per quanto riguarda le città sono assolutamente da evitare le cosiddette città d’arte, la Venezia o la Firenze della situazione. Senza prendere come riferimento le sistemazioni VIP, quindi senza metterci a fare facile demagogia postando gli scontrini dalla piazzetta di Portofino, notiamo che gli alberghi italiani di categoria tre stelle nel 2023 costano oltre il 30% più che nel 2022, per quanto riguarda le città, mentre nelle località di mare e di montagna gli aumenti sono stati di poco sotto. Una mazzata è arrivata anche dall’aumento del prezzo dei voli nazionali, più 45% rispetto al 2022, quando già c’era stato un aumento del 128% rispetto all’anno prima. In altre parole un volo che nel 2021 costava 100 euro nel 2023 costa nella media 330 e non tutto può essere giustificato con l’aumento del prezzo dell’energia o con le nuove norme sui carburanti. Arrivati al mare ci sarebbe poi anche la spiaggia, aumentata di quasi il 10%: un mese di ombrellone e due lettini in un posto medio costa tranquillamente 1.200 euro. Fa impressione questo, non Forte dei Marmi con i 600 euro al giorno al Twiga di Flavio Briatore e soci, fra i quali il ministro italiano del turismo Daniela Santanché.
L'atteggiamento di commercianti e residenti
Inutile girarci intorno e farne solo una questione di soldi: se così fosse chi andava in vacanza per un mese ci andrebbe per tre settimane e sarebbe più o meno soddisfatto. Il vero problema del turismo italiano è l’atteggiamento dei locali, commercianti e residenti, nei confronti dei turisti, italiani o stranieri che siano. Anche qui con differenze enormi sul territorio: buonissima l’accoglienza lungo tutto l’Adriatico, dal Friuli all’Abruzzo, fermandosi ad una Puglia diventata spocchiosa con il suo inseguimento del mitico target alto: gente disposta a pagare 26 euro una puccia od esaltarsi, come Olivia Wilde, per normalissimi taralli trovabili nelle panetterie di mezza Italia. Male le altre coste: nella media in Liguria, in Toscana ed in Sardegna sembra che al turista pagante si faccia una grande concessione, mentre non molto migliore è la situazione nel Lazio e in Campania. Depressa, ma almeno con prezzi bassi, è la Calabria, è ancora praticabile la Sicilia pur puntando anche lei sul target alto. Che poi, traducendo, sarebbe lo straniero da spennare, a partire dallo svizzero con l’asterisco che il ticinese viene considerato italiano e quindi ha ‘diritto’ ad essere imbrogliato soltanto come un italiano. In molte parti d’Italia si assiste poi ad una pratica illegale, cioè quella del doppio binario per i prezzi: ne siamo stati testimoni diretti tante volte, in posti dimenticati da Dio ma anche in località celeberrime come la Piazza del Campo di Siena, dove ci è stata proposta per sbagli una pizza al prezzo per stranieri, quasi doppio di quello per italiani.
I prezzi in Albania
E in tutto questo l’Albania come si inserisce? Domanda obbligata, visto che nel 2022 ben 610.000 turisti italiani hanno trascorso le loro vacanze sulle spiagge albanesi, un aumento del 72% rispetto al 2021. E nel 2023 il boom è continuato: mentre stiamo scrivendo queste righe l’Albania è stata visitata da 3,4 milioni di stranieri (310.000 gli italiani), più 33% rispetto al corrispondente periodo del 2022 e più 57% guardando soltanto agli italiani. Un paese che ha quindi più turisti che residenti… Grande successo ha il sud dell’Albania e non bisogna fare l’errore di parlare soltanto del low cost, anche se la massa degli italiani emigrati per le vacanze apprezza che una giornata in spiaggia nella media costi 15 euro invece di 50 ed un albergo la metà dell’equivalente di Gallipoli. Negli ultimi anni hanno aperto alberghi di grandi catene come Hyatt, Melià, Radisson e Marriott, il cui cliente tipo non è cero il turista che si porta il panino sa casa. Le località emergenti sono Ksamil, proprio davanti all’isola di Corfù, Saranda e Lukove, praticamente in Grecia, e a nord senz’altro Orikum, nella baia di Valona. Molto quotate Capo Rodonit per chi ama la natura un po’ selvaggia e Durazzo per chi non riesce a fare a meno della città, sia pure piena di spiagge stupende. Tutti posti in cui, a differenti livelli, la classe media va in vacanza a cifre coerenti con i propri stipendi. Insomma, la battuta di Rama ci sta, ma nel 2023 l’Albania rimane un paese da cui la classe media scappa (gli abitanti, in costante calo, sono il 15% meno che nel 1991), e non per andare in vacanza qualche giorno in più.