All'improvviso il Mississippi è pieno di acqua salata
Il fiume, beh, è di quelli leggendari. E iconici. Il Mississippi, o se preferite Ol' Man River. Un vero e proprio pezzo di storia americana, simbolo della maestosità della natura. Ma anche teatro, con il suo flusso infinito, delle lotte e delle fatiche degli afroamericani. Il corso d'acqua, ora, è in serio pericolo. Complici le attività dell'uomo e il conseguente effetto serra. Il presidente statunitense, Joe Biden, ha dichiarato lo stato di emergenza. Mobilitando, di riflesso, aiuti federali per la Louisiana. Stato che, leggiamo, è impegnato in una lotta considerata impari. Quale? Quella contro flussi di acqua salata che, inesorabilmente, stanno risalendo il Mississippi dalla foce, nel Golfo del Messico.
Un problema, di dimensioni importanti anche. Perché, banalmente, mette in pericolo le risorse di acqua potabile della regione. Dopo l'uragano Katrina, che colpì in pieno nel 2005, New Orleans si sta preparando a una nuova, potenzialmente drammatica crisi. Quella dell'acqua dolce. Il sindaco, La Toya Cantrell, ha già lanciato l'allarme. E questo perché il fiume si butta nel citato Golfo del Messico a circa 160 chilometri dalla città. Circa un milione di persone rischiano di accusare una carenza di acqua potabile.
Il fenomeno dell'acqua salata che, appunto, dalla foce risale il fiume non è una novità assoluta. Anzi, è il secondo anno consecutivo che questo fenomeno si ripete lungo il Mississippi. Un fiume lungo, lunghissimo (3.778 chilometri) e capace, nel suo percorso, di attraversare dieci Stati. La situazione più critica, evidentemente, è nella zona del delta. Che si trova sotto il livello del mare, fra l'altro. Di solito, il fiume è «capace» di respingere naturalmente le contaminazioni di acqua salata. Di solito, già. La siccità e il caldo estremo hanno frenato, bruscamente, il corso del Mississippi abbassandone i livelli delle acque. Un problema. Gigantesco.
Ma, attenzione, il Mississippi non è l'unico fiume in America a soffrire del cambiamento climatico e degli scossoni generati. Un altro grande fiume, il Colorado, che rifornisce di acqua sette Stati, California compresa, garantendo acqua potabile a 40 milioni di persone e oro blu per le tante attività agricole. La stessa California, il Nevada e l'Arizona hanno appena stretto un accordo per ridurre del 13% il ricorso al fiume fino al 2026. Occorre risparmiare, proprio così. Ma i fiumi in secca sono solo una faccia della medaglia. L'altra è rappresentata dagli incendi che hanno devastato le foreste canadesi, con la nube di fumo arrivata fino a New York e Washington, ma anche da quelli che hanno raso al suolo Lahaina a Maui, nelle Hawaii. Solo per il 2022 il governo degli Stati Uniti ha stimato in 165 miliardi di dollari i danni provocati da eventi estremi e disastri, a loro volta «spinti» dal cambiamento climatico. Di più, dal 1980 il Paese – a causa di eventi climatici estremi – si è trovato confrontato a danni complessivi per 2.615 miliardi di dollari.
La Louisiana di oggi, in questo senso, è l'esempio plastico di quanto abbiamo detto. «Ringrazio l’amministrazione Biden per la pronta risposta nel concedere aiuti alla popolazione della Louisiana» ha detto il governatore democratico della Louisiana, Bel Edwards. Il quale ha denunciato il crescente rischio per la vita e la salute se non verrà fatto qualcosa per limitare le emissioni di gas serra. Lo Stato, per ora, ha varato alcune misure di adattamento al cambiamento. Misure urgenti, come il rafforzamento di una diga sottomarina per rallentare il cammino dell'acqua salata verso il Mississippi.