Il caso

Amadea, il super-yacht russo che finirà all'asta negli USA

Dopo tre anni di accesa battaglia legale, un giudice federale ha respinto le rivendicazioni di Eduard Khudaynatov e stabilito che l'imbarcazione, di fatto, appartiene a Suleiman Kerimov – Gli avvocati difensori: «Faremo ricorso»
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Marcello Pelizzari
20.03.2025 15:30

Per tre anni, quasi, questa super-barca da 106 metri e i dubbi legati all'effettivo proprietario sono stati al centro di un'aspra battaglia legale. Svoltasi, come riferisce fra gli altri Radio Free Europe/Radio Liberty, in un tribunale federale degli Stati Uniti. Il governo americano, come avevamo scritto a suo tempo, ha sempre sostenuto che dietro all'Amadea, uno yacht da 325 milioni di dollari che può vantare una piattaforma per elicotteri e una piscina, ci fosse nientepopodimeno che Suleiman Kerimov. Ovvero, un miliardario russo con forti, fortissimi legami politici sanzionato da Washington già nel 2018. Parentesi: Kerimov balzò agli onori della cronaca, una decina d’anni fa, per aver acquistato l’Anzhi Makhachkala, club calcistico del Daghestan, portandolo ai vertici della piramide del Paese grazie ad acquisti altisonanti come Samuel Eto’o. Nel 2013, però, tagliò drasticamente i fondi e in seguito abbandonò il progetto. In precedenza, nel 2006, Kerimov sfasciò una Ferrari Enzo a Nizza, lungo l'iconica Promenade des Anglais, riportando serie ferite. Il valore del bolide? 650 mila dollari.

Gli Stati Uniti avevano sequestrato l'Amadea nel 2022, appunto, in seguito all'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca e, allargando il campo, a causa del sostegno degli oligarchi alla guerra di aggressione di Vladimir Putin. Il sequestro era avvenuto tramite il Dipartimento di Giustizia, capace di ottenere, dapprima, il nullaosta dalle Isole Figi – dove lo yacht era arrivato dopo un lungo viaggio dal Messico – e di trasferire in seguito l'Amadea a San Diego, in California. La barca è rimasta ormeggiata per tutto questo tempo, accumulando spese su spese a livello di manutenzione e stoccaggio. Spese, altra parentesi, a carico dei contribuenti statunitensi.  

Il proprietario legale, secondo i dati disponibili, è la Millemarin Investments Ltd. mentre lo yacht ha sempre battuto bandiera delle Cayman. Dietro a questa società, secondo gli avvocati difensori, ci sarebbe Eduard Khudaynatov, ex presidente e amministratore delegato di Rosneft. Gli Stati Uniti, però, sin da subito hanno insistito con forza: Amadea è di Kerimov. Di qui, come detto, la battaglia legale. Con la controparte russa che, evidentemente, ha più volte ribadito che il caso messo in piedi dal governo statunitense è inconsistente e del tutto privo di prove. Alcuni giorni fa, il 18 marzo, un tribunale federale statunitense, quello di Manhattan, ha infine dato il via libera finale al citato Dipartimento di Giustizia per mettere all'asta l'Amadea. Lo ha fatto, particolare importante, dopo aver respinto una volta di più le rivendicazioni di Khudaynatov e dei suoi avvocati circa la proprietà dell'imbarcazione. Altra parentesi, la terza: Khudaynatov sarebbe legato a un altro yacht di lusso che, in realtà, apparterrebbe direttamente al presidente Vladimir Putin

Khudaynatov o Kerimov?

Contestualizziamo un filo: gli oligarchi russi e gli imprenditori vicini al Cremlino sono stati oggetto di sanzioni a cominciare dal 2014. O, meglio, da quando la Russia ha annesso illegalmente la penisola ucraina della Crimea. Una seconda ondata di sanzioni era stata annunciata e varata in seguito alla scoperta che la Russia aveva interferito con le presidenziali americane del 2016. Kerimov, dal canto suo, è stato colpito sia nel 2014 sia nel 2016. E questo perché è attivo nel petrolio e vanta partecipazioni nel gigante statale Gazprom. La guerra di aggressione che Mosca ha scatenato nel 2022, per contro, ha spinto le élite russe a trasferire beni e proprietà al di fuori della portata delle autorità occidentali. Proprio perché, in risposta all'invasione su larga scala, a livello internazionale sono state inasprite, e di molto, le sanzioni nei confronti della Russia. 

L'Amadea, dicevamo, è stata sequestrata alle Figi su mandato statunitense. L'ordine di sequestro è stato pesantemente contestato da parte russa, con gli avvocati che hanno avanzato la tesi «il vero proprietario è Khudaynatov». Il governo statunitense, al riguardo, non ha mai contestato i legami di Khudaynatov con lo yacht. Anzi, il punto per certi versi è proprio questo secondo gli inquirenti: un affidavit dell'FBI, in questo senso, chiarisce che Khudaynatov è stato usato come schermo per nascondere il vero proprietario. Kerimov, già. L'aspetto, questo aspetto, è centrale: Khudaynatov, infatti, è stato sanzionato dall'Unione Europea (per via delle sue «relazioni decennali con Putin») ma non dagli Stati Uniti. Ergo, se fosse riuscito a farsi valere in tribunale avrebbe potuto ottenere il dissequestro della barca. 

L'Amadea non è l'unico yacht di lusso a cui è legato Khudaynatov. Anche Scheherazade, sequestrato nel porto di Marina di Carrara, dove si trovava in riparazione, nel maggio del 2022, era formalmente riconducibile a lui. Secondo il team anti-corruzione di Alexei Navalny, però, quello era uno degli yacht di Vladimir Putin.

Ricorso in vista

La battaglia legale, scrive Radio Free Europe/Radio Liberty, è stata aspra. Khudaynatov è stato invitato a parlare sotto giuramento dai pubblici ministeri ma, in più di un'occasione, ha dribblato la richiesta. L'ultima chance concessagli, il 17 gennaio a New York, è stata quella di troppo. Il no show dell'oligarca ha infatti spinto il giudice a ritenere "non credibili" le scuse accampate per non presentarsi davanti alla legge e, ancora, a respingere le rivendicazioni circa la proprietà dell'Amadea. Dale Ho, giudice del Tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, ha quindi ordinato la confisca della barca e la sua vendita all'asta. Adam Ford, patrocinatore di Khudaynatov, ha dichiarato che verrà inoltrato un ricorso contro la decisione. «Questa sentenza è priva di fondamento giuridico e fattuale» si legge in un comunicato. «E crea un pericoloso precedente secondo il quale una proprietà può essere sequestrata ed eliminata senza garantire al legittimo proprietario il giusto processo. Siamo pienamente fiduciosi che questa decisione sarà impugnata».