Amnesty International accusa Israele di genocidio: «Ha scatenato l'inferno nella più totale impunità»
Nuove pesanti accuse nei confronti di Israele per le sue operazioni militari nella Striscia di Gaza. Dopo il rapporto di una commissione speciale dell'ONU che ha parlato di «azioni compatibili con il genocidio», le ipotesi di «pulizia etnica» avanzate dalla ONG Human Rights Watch e il mandato di arresto internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale (CPI) nei confronti del premier Benjamin Netanyahu per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, quest’oggi pure Amnesty International ha pubblicato un report in cui afferma di aver «trovato elementi sufficienti per concludere che Israele ha commesso e continua a commettere un genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza occupata».
Il rapporto, di 300 pagine e dal titolo «Ti senti come se fossi un subumano»: il genocidio di Israele contro i palestinesi di Gaza, documenta come, durante l'offensiva militare lanciata in seguito agli attacchi terroristici guidati da Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023, lo Stato ebraico abbia «scatenato l'inferno» sui palestinesi di Gaza in modo «sfacciato, continuo e nella più totale impunità».
Agnès Callamard, segretaria generale della nota ONG, ha dichiarato che «il rapporto di Amnesty International dimostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l'intento specifico di distruggere i palestinesi di Gaza. Questi atti includono uccisioni, gravi danni fisici o mentali e l’aver inflitto deliberatamente ai palestinesi di Gaza condizioni di vita tali da causare la loro distruzione fisica. Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo subumano indegno dei diritti umani e della dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente».
Amnesty International accusa Israele di genocidio, parlando di «prove schiaccianti» che «devono servire da campanello d'allarme per la comunità internazionale». E non mancano critiche agli alleati del Paese guidato da Netanyahu: «Gli Stati che continuano a trasferire armi a Israele in questo momento devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e rischiano di diventare complici. Tutti gli Stati con influenza su Israele, in particolare i principali fornitori di armi come gli Stati Uniti e la Germania, ma anche altri stati membri dell'UE, il Regno Unito e altri, devono agire ora per porre fine immediatamente alle atrocità di Israele contro i palestinesi a Gaza», ha sottolineato Callamard.
Stando al rapporto della ONG, per mesi, «Israele ha insistito nel commettere atti di genocidio, pienamente consapevole del danno irreparabile che stava infliggendo ai palestinesi. Ha continuato a farlo sfidando innumerevoli avvertimenti sulla catastrofica situazione umanitaria e le decisioni giuridicamente vincolanti della Corte internazionale di giustizia (CIG) che ordinavano a Israele di adottare misure immediate per consentire la fornitura di assistenza umanitaria ai civili di Gaza».
Amnesty International ha esaminato attentamente gli «atti genocidi di uccisione e gravi danni fisici e mentali ai palestinesi di Gaza» indagando su 15 attacchi aerei avvenuti tra il 7 ottobre 2023 e il 20 aprile 2024, nei quali almeno 334 civili, tra cui 141 bambini, hanno perso la vita, non trovando mai prove che uno qualsiasi di questi attacchi fosse diretto a un obiettivo militare. La ONG ha inoltre analizzato le dichiarazioni pubbliche dei funzionari dello Stato ebraico, giungendo alla conclusione che «l'intento di Israele è la distruzione fisica dei palestinesi a Gaza», non solo come «mezzo per raggiungere l’obiettivo militare di annientare Hamas».
Secondo Callamard, inoltre, «i crimini atroci commessi il 7 ottobre 2023 da Hamas e altri gruppi armati contro israeliani e vittime di altre nazionalità, tra cui uccisioni di massa deliberate e prese di ostaggi, non possono in nessun modo giustificare il genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza».
Il rapporto di Amnesty International prende in esame dettagliatamente le violazioni commesse da Israele a Gaza nell'arco di nove mesi, tra il 7 ottobre 2023 e l'inizio di luglio 2024. La ONG ha intervistato 212 persone, tra cui vittime e testimoni palestinesi, autorità locali di Gaza, operatori sanitari, ha condotto ricerche sul campo e analizzato un'ampia gamma di prove visive e digitali, tra cui immagini satellitari. Ha inoltre analizzato dichiarazioni di alti funzionari governativi e militari israeliani e di organismi ufficiali israeliani.
L’enclave mediorientale, si legge, è «sull’orlo del collasso». La «brutale offensiva militare» ha portato alla morte oltre 42 mila palestinesi, tra cui circa 13.300 bambini, e al ferimento di 97 mila persone (i dati sono aggiornati al 7 ottobre 2024). E non solo, ha pure provocato una «distruzione senza precedenti, che secondo gli esperti si è verificata a un livello e a una velocità mai visti in nessun altro conflitto del 21° secolo, radendo al suolo intere città e distruggendo infrastrutture critiche, terreni agricoli e siti culturali e religiosi», rendendo inabitabili vaste aree di Gaza.
Israele ha imposto condizioni di vita che hanno portato a «una miscela mortale di malnutrizione, fame e malattie, ed esposto i palestinesi a una morte lenta», sottoponendo pure «centinaia di palestinesi a detenzione in isolamento, tortura e altri maltrattamenti».
Secondo Amnesty, inoltre, le affermazioni di Israele di aver compiuto attacchi per colpire Hamas, «non sono credibili», in quanto la presenza di combattenti del movimento islamista vicino o all'interno di un'area densamente popolata «non esonera Israele dai suoi obblighi di prendere tutte le precauzioni possibili per risparmiare i civili ed evitare attacchi indiscriminati o sproporzionati».
Il rapporto poi evidenzia come, dopo il 7 ottobre 2023, Israele abbia imposto un assedio totale a Gaza, tagliando elettricità, acqua e carburante. Mantenendo per almeno 9 mesi un «soffocante e illegale blocco», con stretti controlli all’accesso di fonti energetiche e senza aver facilitato un rifornimento significativo di aiuti umanitari all'interno di Gaza. Anzi, lo Stato ebraico, si legge ancora, «ha ostacolato l'importazione e la consegna di beni salvavita e aiuti umanitari», esacerbando così una «crisi umanitaria già esistente». Tutto questo, «combinato agli ingenti danni alle case, agli ospedali, alle strutture idriche e igienico-sanitarie e ai terreni agricoli di Gaza» e con «gli sfollamenti forzati di massa», secondo la ONG, «ha causato livelli catastrofici di fame e ha portato alla diffusione di malattie a ritmi allarmanti. L'impatto è stato particolarmente duro per i bambini piccoli e le donne incinte o che allattano, con conseguenze previste a lungo termine per la loro salute».
La denuncia prosegue, affermando che attraverso i suoi ripetuti ordini di «evacuazione», Israele ha sfollato circa 1,9 milioni di palestinesi, il 90% della popolazione di Gaza, all’interno di territori sempre più piccoli e pericolosi, in condizioni disumane: «Queste molteplici ondate di sfollamento forzato hanno lasciato molti senza lavoro e profondamente traumatizzati, soprattutto perché circa il 70% dei residenti di Gaza sono rifugiati o discendenti di rifugiati le cui città e villaggi sono stati etnicamente ripuliti da Israele durante la Nakba del 1948».
Agnès Callamard ha infine ammonito che «il vergognoso fallimento della comunità internazionale, durato oltre un anno, nel fare pressione su Israele affinché ponga fine alle atrocità a Gaza, prima ritardando le richieste di cessate il fuoco e poi continuando ai trasferimenti di armi, è e rimarrà una macchia sulla nostra coscienza collettiva».
Israele respinge le accuse
Dopo la pubblicazione del report, Israele ha respinto le accuse mosse da Amnesty International, parlando di un rapporto «fabbricato» e «completamente falso». Il Ministero israeliano degli esteri ha commentato: «L'organizzazione deplorevole e fanatica Amnesty International ha prodotto ancora una volta un rapporto inventato, completamente falso e basato su bugie». Inoltre la sede in Israele della ONG ha respinto il documento diffuso dalla casa madre internazionale. La branca israeliana di Amnesty ha sottolineato di non esser stata coinvolta nella ricerca, nel finanziamento o nella stesura del rapporto, dicendosi in disaccordo con l'affermazione secondo cui sarebbe stato dimostrato un genocidio nella Striscia di Gaza. Il presidente della filiale israeliana della ONG e due esponenti palestinesi del direttivo dell'associazione si sono dimessi.