Guerra

Anche l'Europa interessata alle terre rare ucraine: l'UE sfida la proposta di Trump?

Il commissario europeo per la strategia industriale Stéphane Séjourné parla di una proposta che sarebbe «vantaggiosa per tutti»: ma Kiev può resistere alle truppe di Putin senza gli aiuti americani?
©GLEB GARANICH / POOL
Michele Montanari
25.02.2025 09:00

È sempre vero: non si fa niente per niente. Oltre agli Stati Uniti, ora pure l’Europa sembra interessata alle risorse naturali dell’Ucraina. Ieri l'Unione europea avrebbe proposto a Kiev un proprio accordo sui «materiali critici», proprio mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump faceva sapere al mondo che Washington è più vicina a siglare un'intesa con Volodymyr Zelensky per i diritti sulle sue vaste risorse minerarie del Paese. Anche la vice premier ucraina, Olha Stefanishyna, ha riferito su X che «i team ucraino e statunitense sono nelle fasi finali dei negoziati riguardanti l'accordo sui minerali».

Ieri però, l’Europa sembra aver scoperto le sue carte, quando il commissario europeo per la strategia industriale, il francese Stéphane Séjourné, ha dichiarato di aver presentato una proposta sulle risorse naturali ai funzionari ucraini incontrati a Kiev. Séjourné ha promesso un accordo «win-win», mentre l’offerta di Donald Trump sarebbe più vantaggiosa per gli Stati Uniti e non offrirebbe garanzie di sicurezza.

Le ricchezze di terre rare ucraine, tra cui il manganese, il titanio, la grafite e il litio, sono tutt’ora oggetto di tese negoziazioni tra Kiev e Washington, con il tycoon che insiste sul fatto che gli USA meritino un «rimborso» per aver aiutato a difendere l'Ucraina dall'invasore russo. Stando a una nuova bozza diffusa dal New York Times, Trump vorrebbe siglare un’intesa per 500 miliardi di dollari, con l'Ucraina che rinuncerebbe a metà delle sue entrate dalla futura monetizzazione delle risorse naturali. Il denaro verrebbe indirizzato a un fondo in cui gli Stati Uniti deterrebbero la massima percentuale di interesse finanziario consentita dalla legge USA, ma non necessariamente la totalità. Tale disposizione rappresenta un miglioramento per l'Ucraina rispetto a una proposta precedente, nella quale gli USA avrebbero avuto il 100% di interesse nel fondo e l'Ucraina avrebbe contribuito con i ricavi derivanti da progetti di estrazione di risorse naturali attuali e futuri. La nuova bozza di accordo afferma invece che il fondo reinvestirà i ricavi in ​​Ucraina, anche se non è chiaro con quale percentuale, e sarà progettato per attrarre ulteriori investimenti. Inoltre, gli Stati Uniti manterrebbero un supporto a lungo termine per lo sviluppo economico dell'Ucraina. Pure nella seconda versione, però, gli Stati Uniti non starebbero offrendo le garanzie di sicurezza richieste da Zelensky per scoraggiare ulteriori aggressioni russe.

Il commissario europeo per la strategia industriale, invece, ha affermato di aver suggerito un diverso potenziale accordo ai funzionari ucraini durante la sua visita a Kiev con la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen: «Ventuno dei 30 materiali critici di cui l'Europa ha bisogno, possono essere forniti dall'Ucraina in una partnership vantaggiosa per tutti», ha affermato Séjourné, citato dall’agenzia AFP, aggiungendo: «Il valore aggiunto che offre l'Europa è che non chiederemo mai un accordo che non sia reciprocamente vantaggioso».

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è finora rifiutato di firmare l’accordo proposto dall'amministrazione Trump, affermando che i termini proposti dagli USA sono troppo rigidi: «Non firmerò ciò che 10 generazioni di ucraini dovranno restituire», ha detto domenica il leader di Kiev durante una conferenza stampa. Anche se nelle scorse ore le divergenze sembrano essersi affievolite. Oltre alle terre rare, l’Ucraina possiede vaste riserve di carbone, petrolio, gas e uranio, ma gran parte di queste si trovano nei territori occupati dai russi.

L'Ucraina può resistere senza gli USA?

Anche il presidente russo Vladimir Putin ha fatto riferimento all'interesse di Trump per le risorse naturali, dicendo a un reporter della televisione di Stato che i depositi russi di terre rare utilizzati nella produzione ad alta tecnologia sono molto maggiori di quelli dell'Ucraina, sottolineando che Mosca potrebbe collaborare con le aziende americane per aiutare a sviluppare quei depositi, anche all'interno dell'Ucraina occupata dai russi. Uno scenario inquietante, che potrebbe far accendere qualche campanello d’allarme a Kiev.

Se Trump volesse stringere accordi con Putin, l’Ucraina sarebbe pronta ad abbracciare la proposta europea? Secondo il Washington Post, che cita Celeste Wallander, ex alta funzionaria del Pentagono, senza l'aiuto militare degli Stati Uniti, il Paese devastato dalla guerra avrebbe abbastanza armi per continuare a combattere al ritmo attuale fino all'estate. Dopodiché, Kiev potrebbe ritrovarsi a corto di munizioni e incapace di utilizzare alcuni dei suoi armamenti più sofisticati.

Gli armamenti che l'amministrazione Biden ha inviato nei suoi ultimi mesi alla Casa Bianca dovrebbero consentire agli ucraini di continuare a combattere in maniera efficace almeno fino a metà 2025. Alcuni analisti ucraini, invece, sostengono che il loro Paese possa riuscire a resistere più a lungo.

La fine degli aiuti militari statunitensi è lo scenario peggiore, ha affermato un alto collaboratore di Zelensky citato dal WP, aggiungendo che ciò significherebbe per l'Ucraina dover aumentare la sua produzione militare e ottenere più aiuti dagli europei.

La sfida più grande, secondo gli analisti, sarebbe la mancanza di difese aeree di fabbricazione americana, che lascerebbe all'Ucraina la decisione su quali aree proteggere e quali sacrificare. Ad esempio, solo gli Stati Uniti producono sistemi di difesa aerea Patriot, in grado di abbattere i missili balistici russi.

Anche la perdita dell'Army Tactical Missile System di fabbricazione statunitense, noto come ATACMS, sarebbe un duro colpo. Inoltre, Kiev potrebbe perdere l’accesso al servizio internet Starlink di SpaceX, un vantaggio chiave sul campo di battaglia, che è stato in parte finanziato dal Pentagono.

Mykhailo Samus, direttore del New Geopolitics Research Network, un think tank con sede a Kiev, ha affermato che è possibile che gli Stati Uniti smettano di inviare aiuti ma consentano comunque all'Europa di acquistare armi americane per conto dell'Ucraina. In questo senso, sembra impossibile immaginare che un imprenditore come Trump possa rinunciare agli ingenti finanziamenti alla sua industria militare.

Sia il presidente Zelensky sia gli analisti militari ritengono, forse bluffando, che sebbene la perdita del sostegno USA rappresenti un duro colpo e influisca sulla fornitura di armi essenziali, l'Ucraina, sostenuta dai suoi alleati europei, potrebbe continuare a combattere per molti mesi.

Cosa può offrire l'Europa

I segnali di un distaccamento europeo dall’America già ci sono. Il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato di volere un'Europa pienamente indipendente dagli USA in materia di difesa: «Dopo le dichiarazioni di Donald Trump della scorsa settimana è chiaro che a questo governo non interessa molto il destino dell'Europa. La mia priorità assoluta sarà quella di rafforzare l'Europa il più rapidamente possibile, in modo che, passo dopo passo, possiamo davvero raggiungere l'indipendenza dagli Stati Uniti».

Stando a POLITICO, Kiev oggi possiede l'esercito più grande d'Europa, dopo la Russia, con 980 mila soldati sotto le armi. Nonostante sia numericamente surclassata dal suo avversario, l'Ucraina è stata in grado di resistere e di reagire utilizzando le proprie armi e quelle fornite dai suoi alleati. Mosca, invece, riceve rifornimenti anche da Iran e Corea del Nord, che hanno inviato a Mosca droni, razzi, sistemi di artiglieria, fino a 8 milioni di proiettili di artiglieria e soldati.

Secondo l'ultimo rapporto dell'International Institute for Strategic Studies (IISS), lo scorso anno la spesa militare della Russia avrebbe raggiunto i 145,9 miliardi di dollari, ovvero il 6,7% del prodotto interno lordo del Paese. Mentre l'Ucraina prevede di spendere oltre 50 miliardi dollari, pari a circa il 26% del suo PIL, per la difesa e la sicurezza nel 2025.

I dati diffusi dal Kiel Institute, tra febbraio 2022 e la fine del 2024, mostrano che gli Stati Uniti hanno speso più di 64 miliardi di dollari per il sostegno militare all'Ucraina, mentre l'Europa, compresi Regno Unito e Norvegia, ha contribuito con quasi 62 miliardi di euro. Gli europei hanno fornito numerosi missili da crociera SCALP/Storm Shadow provenienti da Regno Unito, Francia e Italia.

Dall'inizio della guerra, l'Ucraina ha ricevuto carri armati, artiglieria e aerei da combattimento dell'era sovietica dagli ex Paesi del Patto di Varsavia, caccia F-16 di fabbricazione statunitense, carri armati Abrams e sistemi di difesa aerea Patriot, nonché obici mobili polacchi Krab, aerei Mirage francesi, carri armati Leopard tedeschi e sistemi di difesa aerea franco-italiani SAMP/T. L'Europa ha anche fornito all'Ucraina un milione di proiettili di artiglieria lo scorso anno, mentre in questo 2025 dovrebbe inviarne altri 1,5 milioni.

L'Ucraina, dal canto suo, sta diventando leader mondiale nella produzione di droni, da quelli economici con visuale in prima persona, utilizzati in gran numero lungo le linee del fronte per colpire i soldati, i mezzi corazzati e i veicoli russi, ai velivoli a lungo raggio dotati di testate più potenti per prendere di mira raffinerie, posti di comando e infrastrutture strategiche in diverse regioni russe.

Cosa succederebbe, dunque, se gli aiuti dagli Stati Uniti smettessero di arrivare? Secondo Ben Barry, ricercatore senior per la guerra terrestre presso l'IISS, il ritiro degli USA non solo costerebbe all'Ucraina circa la metà delle sue armi, ma priverebbe il Paese anche di molti dei suoi strumenti «più efficaci».

Alcuni sistemi statunitensi come i carri armati Abrams possono essere sostituiti con quelli europei, come i Leopard. Mentre gli F-16, oggi, vengono già consegnati dai Paesi europei. Alcuni sistemi di difesa aerea possono invece essere rimpiazzati dai SAMP/T, gli IRIS-T tedeschi e i NASAMS norvegesi.

Il dilemma di Zelensky

Tuttavia, il ministro degli Esteri lituano Kęstutis Budrys ha riferito a POLITICO che ci sono «certi armamenti statunitensi che l’Europa non può sostituire», come ad esempio i sistemi di difesa aerea Patriot e diversi missili a lungo raggio.

Sebbene l'Europa abbia aumentato la spesa per la difesa negli ultimi anni e si sia impegnata ad aumentare la produzione interna di armamenti, la perdita degli Stati Uniti creerebbe un divario molto importante: l’Europa dovrebbe investire ingenti risorse in pochi mesi per poter supportare l'Ucraina, stimando che la Russia, presumibilmente, aumenterebbe i suoi attacchi.

Zelensky, dal canto suo, ha sottolineato che le sue truppe manterranno la loro posizione indipendentemente da ciò che farà Donald Trump, affermando che l’Ucraina è «molto più forte di quanto non fosse all'inizio dell'invasione». Il leader di Kiev però non sembra disposto a perdere gli armamenti statunitensi, per nessun motivo. Senza l’aiuto di Washington, il suo Paese sarebbe probabilmente crollato sotto l’attacco delle truppe di Putin poco dopo l’inizio dell’invasione. Proprio come previsto dal presidente russo.

In questo articolo: