Russia

«Ancora negato l'accesso al corpo di Navalny: le autorità mentono per guadagnare tempo»

La portavoce del dissidente, Kira Yarmysh, ha fatto sapere su X che «il comitato investigativo ha ampliato le indagini: guadagnano tempo per se stessi e non lo nascondono nemmeno» – Manifestazioni in Russia e non solo: a Lisbona proiettato il viso di Navalny sull'ambasciata del Cremlino
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Red. Online
19.02.2024 09:16

(Aggiornato alle 11.02) Le indagini sulla morte del dissidente russo Alexei Navalny sono state estese e alla famiglia, per il terzo giorno consecutivo, è stato negato l'accesso alla salma. Lo ha segnalato, su X, Kira Yarmysh, portavoce di Navalny. «La madre di Alexei e i suoi avvocati sono arrivati ​​​​all'obitorio la mattina presto. Non è stato loro permesso di entrare. Uno degli avvocati è stato letteralmente spinto fuori. Quando è stato chiesto al personale se il corpo di Alexei fosse lì, non hanno risposto».

Secondo il giornale indipendente russo Novaya Gazeta, la salma di Navalny si troverebbe all'obitorio dell'ospedale distrettuale di Salekhard, in Siberia. E proprio alla struttura di Salekhard ha fatto più volte riferimento la stessa portavoce, sebbene ancora nessun famigliare o collaboratore abbia potuto visionare il corpo del 47.enne. Nonostante il muro costruito attorno al caso dalle autorità, qualche informazione è passata. Secondo una fonte delle unità paramediche, citata da Novaya Gazeta, il corpo di Navalny presenterebbe dei lividi, per quanto «apparentemente non derivanti da percosse». «Da paramedico esperto, posso dire che le ferite descritte da coloro che le hanno viste sembravano essere dovute a convulsioni. Se una persona ha le convulsioni e gli altri cercano di trattenerla ma le convulsioni sono molto forti, presentano lividi. Hanno anche detto che aveva un livido sul petto, del tipo che deriva dal massaggio cardiaco indiretto», ha affermato la fonte.

Sempre secondo la portavoce, le indagini sulla morte sarebbero state estese: «Il comitato investigativo ha informato la madre e gli avvocati che le indagini sulla morte di Navalny sono state ampliate. Non dicono quanto tempo ci vorrà. La causa della morte è ancora “sconosciuta”. Mentono, guadagnano tempo per se stessi e non lo nascondono nemmeno».

Il prolungamento dell'inchiesta è stato confermato anche dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «L'inchiesta sulla morte di Alexei Navalny è ancora in corso e per il momento non ci sono risultati», ha fatto sapere Peskov, citato dalle agenzie russe. Il Cremlino ritiene inammissibile le dichiarazioni «rozze» da parte dei Paesi occidentali sulla morte di Navalny fino a quando i risultati delle indagini non saranno resi pubblici, ha aggiunto Peskov.

Proteste

L'improvvisa morte del dissidente ha spinto numerosi cittadini russi, in tutto il Paese, a esprimere pubblicamente il proprio cordoglio. Manifestazioni e commemorazioni trattate con il pugno di ferro dalle autorità russe. Più di 200 arresti, ad esempio, sono stati effettuati sino a ieri a San Pietroburgo, la seconda città più grande della Russia, e tra le persone finite in manette risulta esserci anche Grigory Mikhnov-Voitenko, un sacerdote della Chiesa ortodossa apostolica. Il fermo sarebbe avvenuto dopo l’annuncio sui social media di voler tenere una cerimonia commemorativa per Navalny. E ai fermi sono seguite le condanne. Proprio a San Pietroburgo, secondo gli annunci ufficiali, almeno 154 persone sono state condannate in relazione a eventi commemorativi tenuti per Navalny. I dettagli delle sentenze pubblicate sabato e domenica dal tribunale della città mostrano che queste persone sono state incarcerate fino a 14 giorni per aver violato le rigide leggi anti-protesta della Russia. Gruppi per i diritti umani e organi di stampa indipendenti hanno riferito di sentenze simili in altre città del Paese.

Ma la protesta ha toccato anche l'Occidente. Nelle scorse ore, ad esempio si sono susseguite le manifestazioni di protesta di fronte all'ambasciata russa di Lisbona. E nelle scorse ore un gruppo di attivisti ha proiettato sulla facciata dell'edificio una fotografia di Alexei Navalny. Secondo quanto riportato dai media portoghesi si tratterebbe dello stesso gruppo che due anni fa proiettò sulla stessa facciata i colori della bandiera ucraina.

Un messaggio all'opposizione

«Non arrendetevi. Non potete arrendervi. Se decidono di uccidermi, significa che siamo incredibilmente forti. Dobbiamo utilizzare questo potere. La sola cosa necessaria perché trionfi il male, è che le persone buone non facciano niente. Quindi non siate inattivi». Sui social, un estratto dell'intervista rilasciata anni fa da Navalny alla CNN – oggi un testamento del suo pensiero – è diventata virale. Chiaro l'appello a tutti gli oppositori del regime di Putin: «Continuate a lottare».

È proprio agli oppositori che è rivolto il pensiero dell'alto rappresentante UE Josep Borrell, che oggi ha proposto: «Dobbiamo lanciare un messaggio di sostegno all'opposizione russa, proporrò che il regime di sanzioni dell'Unione Europea sui diritti umani prenda il nome di Alexei Navalny, in modo che il suo nome sia ricordato per sempre».

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