Niente pettegolezzi

Antonio Tajani e la miriade di appelli a «evitare un’escalation»

Il vicepresidente del Consiglio italiano, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia ne produce almeno uno al giorno, a più interlocutori per più contesti globali
© KEYSTONE (Bryan R. Smith/Pool Photo via AP)
Carlo Tecce
05.10.2024 11:32

Un premio lo merita Antonio Tajani alla costanza, alla perseveranza, alla taumaturgia. Il triplice incarico di Tajani, vicepresidente del Consiglio italiano, ministro degli Esteri, segretario di Forza Italia, va adornato con un riconoscimento, a dir poco internazionale, per la miriade di appelli a «evitare un’escalation» oppure a «lavorare per una de-escalation» nonostante al momento non siano risolutivi dei conflitti mondiali. In quest’ultimo periodo Tajani ne produce almeno uno al giorno, non di rado più di una volta al giorno e soprattutto a più interlocutori per più contesti globali. 

Eccone una piccola raccolta, minima davvero.

Il 2 ottobre al governo israeliano: «L'invito che continuiamo a inviare a tutti, Israele compreso, è quello di lavorare per una de-escalation ed evitare un conflitto che provochi ancora vittime soprattutto tra la popolazione civile». Il 1. Ottobre agli alleati atlantici: «Noi continuiamo a dire che serve un cessate il fuoco. Domani ci sarà la riunione con Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Francia. Noi siamo per una de-escalation e un cessate il fuoco, sia in Libano che a Gaza». Il 30 settembre al G7: «La de-escalation la stiamo chiedendo con tutta la forza che abbiamo. Noi siamo per il cessate il fuoco sia a Gaza sia nel Libano, e per la salvaguardia della popolazione civile. Stiamo facendo la nostra parte fino in fondo. E il G7 è unitissimo su questo». Il 24 settembre al ministro egiziano: «Ho chiesto il sostegno dell’Egitto agli sforzi per il cessate il fuoco a Gaza e per aumentare l'assistenza umanitaria. Continuiamo a lavorare insieme per evitare l’escalation del conflitto verso Libano e Siria». Il 24 settembre al ministro iraniano: «Ho voluto sottolineare il nostro forte impegno per prevenire una nuova escalation in Libano, in particolare lungo la Linea Blu dove opera la missione Unifil di cui fanno parte circa 1.000 militari italiani». Il 22 settembre agli amici ucraini: «Bisogna stare attenti noi a non provocare un'escalation. Noi sosteniamo la candidatura dell'Ucraina come parte dell’Unione Europea, come parte della Nato, e siamo per una conferenza di pace alla quale dovrebbe partecipare anche la Russia». Il 20 settembre a Iran, Israele e Libano: «Secondo me c'è ancora uno spiraglio aperto per impedire un'escalation nella Regione, bisogna convincere Israele, Libano ma anche Iran a far abbassare la tensione». Il 19 settembre al governo israeliano (bis): «Stiamo spingendo in Iran per evitare una escalation e ovviamente anche a Israele mandiamo messaggi di prudenza». Il 30 agosto al commissario europeo Borrell: «Siamo con Kiev, ma non in guerra con Mosca. Il vicepremier Borrell parla a suo nome. No all’escalation». Il 28 agosto ai ministri colleghi europei: «Sarà l’occasione per ribadire il pieno e costante sostegno italiano all’Ucraina, dal punto di vista politico, militare, finanziario e umanitario. Ora più che mai è fondamentale evitare un’ulteriore escalation». Il 28 agosto al segretario di Stato americano Blinken: «Abbiamo condiviso valutazioni sulle crisi a Gaza e nel Mar Rosso. Roma e Washington sono unite nel chiedere moderazione a tutti attori regionali. Evitare a ogni costo un’ulteriore escalation per portare pace in Medio Oriente». 

Tajani è ministro in Italia dal 22 ottobre 2022. Da allora, quasi due anni, il cognome Tajani e la parola escalation in varie forme sono presenti assieme 300 volte negli archivi delle agenzie di stampa che, però, hanno un difetto: non considerano tutte le interviste, e Tajani ne rilascia a buon ritmo, ai media di ogni tipo. Anche se la politica estera è sorvegliata dalla presidenza del Consiglio e dunque da Giorgia Meloni e la cooperazione col Piano Mattei è affidata al viceministro con delega e cioè a Edmondo Cirielli, Tajani non demorde con gli appelli e in questa specialità è ormai un imbattibile primatista. Tajani, come sta? «Evitare un’escalation». Prende un caffè’? «Lavoriamo per la de-escalation». Cerca un taxi? «Evitare un’escalation o lavorare per la de-escalation». Speriamo basti. Forza Tajani. 

In questo articolo: