Violenze

Assedio all'ambasciata argentina di Caracas: che cosa sta succedendo in Venezuela

Caos nel Paese sudamericano: dopo la fuga di González, sei altri dirigenti dell'opposizione, rifugiati da mesi in una struttura diplomatica argentina sotto il controllo del Brasile, rischiano l'arresto – Le truppe di Maduro sarebbero pronte al raid
© AP Photo/Matias Delacroix
Red. Online
08.09.2024 14:20

Non solo González. Costretto ore fa alla fuga dal Venezuela, l'avversario di Maduro alle recenti presidenziali non è l'unico oppositore a subire la crescente violenza del regime. Al momento, infatti, le forze di sicurezza venezuelane circondano l'ambasciata argentina a Caracas dopo che, nella notte, il governo ha dichiarato che il Brasile non può più rappresentare gli interessi diplomatici di Buenos Aires nel Paese.

Dal 1 agosto passata sotto il controllo del Brasile, la struttura diplomatica era da mesi rifugio da sei dirigenti politici legati alla leader dell'opposizione, María Corina Machado. Lo stesso González, ne abbiamo parlato qui, era considerato la controfigura di Machado, la personalità più in vista dell'opposizione, alla quale era stato impedito di candidarsi. 

Il ministero degli Esteri venezuelano ha dichiarato di aver notificato al Brasile la sua decisione, che avrà effetto immediato, e di essere stato costretto ad agire sulla base di quelle che ha definito prove – non condivise con il pubblico – del fatto che coloro che si sono rifugiati nella missione diplomatica argentina stavano cospirando per compiere atti «terroristici».

Si teme il raid

Il timore, concreto, è che a breve le forze venezuelane mettano in pratica un vero e proprio raid nell'ambasciata, in barba alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, che sancisce l'inviolabilità dei luoghi di missione. Già venerdì sera, i membri dell'opposizione nella residenza argentina avevano riferito sui social media che l'edificio si trovava sotto sorveglianza di uomini incappucciati e non aveva elettricità.

Nel frattempo, la leader del movimento di opposizione, María Corina Machado, si è appellata alle «nazioni democratiche» affinché prendano «i passi necessari» per il rilascio di un salvacondotto per le sei persone che si sono rifugiate nell'ambasciata argentina a Caracas. Esattamente come quello ottenuto poche ore fa dallo stesso González. Allo stesso modo, Machado ha messo in guardia «il mondo» sulle «conseguenze» che le «violazioni» dei trattati internazionali potrebbero avere per il Venezuela e «l'intera regione».

La denuncia

Con il pensiero probabilmente rivolto a quanto già successo in Ecuador ad aprile quando le forze governative fecero irruzione nell'ambasciata messicana a Quito per arrestare l'ex vicepresidente Jorge Glas, in una nota ufficiale il governo argentino ha invitato quello venezuelano al rispetto della Convenzione di Vienna, avvertendolo delle gravi conseguenze in caso di trasgressione.

«Qualsiasi tentativo di intrusione o di arresto dei richiedenti asilo che rimangono nella nostra residenza ufficiale sarà duramente condannato dalla comunità internazionale. Azioni come queste rafforzano la convinzione che i diritti umani fondamentali non vengono rispettati nel Venezuela di Maduro», si legge nel testo.

Il Brasile, da parte sua, si è detto sorpreso della decisione di Caracas, ma ha affermato – tramite il suo ministero degli affari esteri – che «se il Venezuela vuole revocare la sua autorizzazione, dovrà attendere che venga definito un Paese sostitutivo». Nel frattempo, il Brasile «continuerà ad assumersi» la responsabilità sulla sede diplomatica.

Similmente, le autorità di Cile, Costa Rica, Panama, Paraguay e Uruguay hanno condannato la decisione del governo del Venezuela di revocare al Brasile la custodia e gestione dell'ambasciata dell'Argentina a Caracas, assediata dalle forze di sicurezza. «Rappresenta una grave violazione di quanto stipulato nella Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e nella Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963», ha affermato il governo del presidente progressista cileno, Gabriel Boric.

Più dura la posizione di Panama, governata da José Raúl Mulino (destra), secondo cui Caracas ha commesso una «evidente violazione» e «disprezzato gli standard internazionali». L'Uruguay del conservatore Luis Alberto Lacalle Pou ha invece esortato il governo Maduro a fornire una «soluzione della situazione attuale» in linea con «la tradizione di coesistenza pacifica tra le nazioni dell'America Latina», mentre il Costa Rica del socialdemocratico Rodrigo Chaves Robles ha definito «spericolata» la misura «unilaterale» del «regime» venezuelano. Il Paraguay del conservatore Santiago Peña, infine, ha ribadito di riconoscere il Brasile come «garante» della difesa degli interessi argentini.