La decisione

Austerità addio, la Germania dice sì all'indebitamento illimitato per riarmo e infrastrutture

Il Bundestag, il Parlamento federale tedesco, ha approvato una storica riforma costituzionale sulla spinta della CDU, della SPD e dei Verdi
©FILIP SINGER
Red. Online
18.03.2025 18:30

Una prima storica, per il Bundestag. Il Parlamento federale tedesco, infatti, ha approvato una riforma costituzionale che, in sostanza, consente livelli di indebitamento senza precedenti. L'obiettivo, detto in altri termini, è fare debito investendo centinaia di miliardi di euro in spese militari e infrastrutture, come pure nella protezione del clima. Una prima storica, dicevamo, dal momento che la riforma consente di allentare il freno al debito, che dal 2009 costringe la Germania a mantenere il pareggio di bilancio. Questa riforma, allargando il campo, va letta come una risposta a Donald Trump e agli Stati Uniti, un alleato politico e militare ritenuto poco affidabile, e si iscrive nel tentativo dell'Europa di riarmarsi.

La sua entrata in vigore, ora, passerà dal Bundesrat, l'espressione dei 16 Länder tedeschi: servirà una maggioranza dei due terzi ma, secondo le stime e le previsioni, la riforma dovrebbe passare senza problemi. A proposito dei due terzi: in quanto riforma costituzionale, al Bundestag servivano 489 voti su un totale di 733. I membri che si sono espressi a favore sono stati decisamente di più, 513, a fronte di 207 voti contrari. Nello specifico, la riforma era ed è sostenuta dalla CDU, partito di centrodestra che ha vinto le elezioni del 23 febbraio, dai socialdemocratici della SPD e dai Verdi. Fra i contrari, invece, due opposti: l'estrema destra (Alternative für Deutschland) e la sinistra (Linke). 

L'importanza della decisione odierna è legata, appunto, al contesto geopolitico attuale. Riformuliamo: le spese militari che superano l'1% del PIL all'anno, circa 45 miliardi di euro, sono esentate dal vincolo del freno al debito. Tradotto: Berlino potrebbe indebitarsi senza limite per finanziare, da un lato, la spesa militare e, dall'altro, gli aiuti all'Ucraina. Al di là della guerra, la riforma intende migliorare anche le infrastrutture tedesche, grazie a un fondo da 500 miliardi di euro, pure escluso dal citato vincolo, per migliorare fra le altre cose le reti ferroviarie, quelle stradali e gli ospedali, oltre a misure per favorire la transizione energetica. 

Il freno al debito, dicevamo, esiste dal 2009. Era stato approvato, a suo tempo, in seguito alla crisi finanziaria del 2008. E inchioda la Germania, per certi versi, alle proprie responsabilità: banalmente, il debito pubblico tedesco non deve salire oltre lo 0,35% del PIL ogni anno, escluse situazioni straordinarie come, ad esempio, la pandemia. Detto che, evidentemente, molto ha fatto il contesto geopolitico attuale affinché le forze politiche si mettessero in moto per questa riforma costituzionale, da anni in realtà si discuteva la possibilità di porre fine a questo vincolo. Al di là del contesto geopolitico, da locomotiva europea qual era la Germania si è ritrovata con un'economia, la sua, in recessione. 

A sostenere la proposta, come detto, la CDU e il suo leader, Friedrich Merz, il futuro cancelliere. Nel commentare la riforma, lo stesso Merz ha ripreso e parfrasato un concetto caro a Mario Draghi. Quello, cioè, di fare qualsiasi cosa pur di rilanciare l'economia tedesca e le capacità di riarmo del Paese. Anche, se non soprattutto, nell'ottica di un possibile disimpegno da parte statunitense nella difesa dell'Ucraina e, più in generale, dell'Europa. Merz, in ogni caso, aveva e ha fretta di chiudere questa partita: il prossimo 25 marzo, infatti, si insedierà il nuovo parlamento, immagine delle ultime elezioni. Un parlamento nel quale Alternative für Deutschland, apertamente contraria al riarmo, avrà un forte peso.

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