Bari, chiude lo storico caffè svizzero Stoppani

I proprietari - originari dell'Engadina - costretti a interrompere l'attività per problemi economici
Red. Online
21.02.2017 20:11

BARI - Bari potrebbe diventare una città senza memoria, ha dimenticato che i suoi antenati hanno percorso le vie di Samarcanda, avuto l'esclusiva del commercio del baccalà in tutto il bacino del Mediterraneo, intessuto rapporti economici con tutto l'Oriente: e ora sta per perdere un altro tassello della sua storia, l'antico caffè Stoppani. I suoi proprietari, di origine svizzera, sono costretti a chiudere per problemi economici.

Eppure la storia di questo caffè, in via Roberto da Bari, con molta probabilità (non è stato ancora accertato) il più antico di tutta la regione, risale a molti anni fa e corre parallela a quella della città.

Alla metà dell'800 arrivano in Italia molti stranieri per impiantare le loro industrie: a Bari, tra gli altri, i Lindemann con le loro acciaierie, Pierre Etienne Toussaint Ravanas di Aix-en-Provence (Francia) che innovò la coltivazione dell'olivo in Puglia, e nel 1858 da Sent (GR), un piccolo paese dell'Engadina, i pasticceri esperti nella lavorazione del cioccolato Giacomo Stoppani, suo genero Fausto Pult e i fratelli Giacomo e Gaspare Lenzi.

La sede principale della loro azienda è nel Corso Ferdinando (Corso Vittorio Emanuele). La sua sala, diventa ben presto famosa e accoglie, tra gli altri, il re Nicola I del Montenegro, i festeggiamenti quando sua figlia Elena nel 1896 abiurò la fede ortodossa per sposare il re d'Italia, quelli per l'inaugurazione della ferrovia Bari-Brindisi, quelli nel 1913 per festeggiare i 100 anni della città nuova, e ancora Guglielmo Marconi, Benedetto Croce con Giovanni Laterza, e tanti altri ancora.

Ma Stoppani è soprattutto ritrovo dei buongustai: gli svizzeri introdussero un nuovo concetto di pasticceria più sofisticata, più leggera, più soffice. Si servono sorbetti, granite di caffè e di limone, cioccolata calda, cassate, spumoni, e le "meravigliose" torta noci, millefoglie e la "mimosa", i sospiri, le ricce con la crema al limone e le friabilissime meringhe con la famosissima panna.

Dopo la Seconda guerra mondiale, Stoppani deve traslocare prima in via Abate Gimma e poi in via Roberto da Bari. Oggi Giacomo e Roberto Grass, la quinta generazione degli Stoppani, sono costretti a chiudere per motivi economici e a mettere in vendita gli storici arredamenti. E forse non si potrà più dire - con le parole della poetessa Chiara Galasso - "c'è nel cuore di Bari un caffè/che ricorda Trieste/ dove il tempo ha posato una magica polvere/rosa, irreale/Là ritrovo un antico profumo/un sapore perduto di casa/un saluto gentile".

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